Prix Italia 2001
Simposio Internazionale:“ Melodramma tra Cinema e Tv”
“ La Tv racconta l’Opera”
COMUNICAZIONE di Pietro Acquafredda e Antonio Lubrano
L’opera ‘raccontata’ in Tv ha il suo pubblico. L’esperimento estivo di RaiUno, già al terzo anno – mi riferisco al programma All’Opera! : firmato da Antonio Lubrano e Pietro Acquafredda, regia di Toni Verità e presentato da Antonio Lubrano - l’ha dimostrato.
Quando cominciammo nel 1999 - l’idea del programma venne a Sergio De Luca, vice direttore di RaiUno - i dirigenti di Rai si prefissero come obbiettivo il 6% di share; ogni punto in più avrebbe rappresentato un vero successo, dati gli indici di ascolto purtroppo bassi della musica e del melodramma in Tv. Si partì con Rigoletto che fece il 12.40% di share.
La trasmissione si è mantenuta sempre su uno share del 9-10 % nella messa in onda serale, in seconda serata; mentre la replica pomeridiana, il sabato, ha portato lo share più su: 11% di media.
Il terzo ciclo, che in queste settimane sta per concludersi mentre è da poco partita la replica pomeridiana al sabato, sembra confermare i risultati delle precedenti edizioni.
A questo punto, la Rai possiede buona parte delle opere ‘di repertorio’ – trenta titoli fra quelli più rappresentati - ridotte, spiegate e raccontate ai telespettatori.
Cosa è accaduto perché improvvisamente il melodramma scoprisse di avere anche un pubblico televisivo?
Una semplice operazione condotta sulla ‘carne viva’ del melodramma, per ‘adattarlo’ al mezzo televisivo, soprattutto nei tempi : 55 minuti ogni puntata dedicata ad una singola opera.
Accenniamo brevemente alla struttura tipo di ogni puntata di All’Opera! . Antonio Lubrano, volto noto e molto amato della televisione italiana, come un cronista dei nostri giorni attacca raccontando, come introduzione, pochi dati e qualche curiosità dell’opera che si sta per ascoltare e vedere . Uno o due minuti al massimo per preparare i telespettatori. Segue la sigla, e via con l’opera.
Lubrano ricompare in video ed inizia il racconto – i suoi interventi non superano mai la durata di un minuto, mentre i rispettivi brani musicali e video hanno durate ovviamente maggiori. A conti fatti, Lubrano parla complessivamente per una decina di minuti, l’opera occupa oltre quaranta minuti.
Nella scelta dei titoli ci siamo sempre orientati verso quelli più noti – ma non è detto che anche alcuni meno noteinon possano usufruire del traino degli altri titoli di un ciclo, come ci ha dimostrato l’anno scorso il Don Giovanni mozartiano ( 11.54% di share).
Come definire la nostra trasmissione? L’opera raccontata e fatta vedere in tv. Nient’altro che questo.
Se poi vogliamo accennare a qualche dettaglio tecnico, cominciamo col dire che ci siamo prefissi di raccontare la storia nella maniera più semplice e semplificata possibile – deliberatamente non si fa mai uso di termini tecnici musicali che potrebbero ‘arrovellare’ o ‘distrarre’ il pubblico; e laddove questi si rendano indispensabili, si spiegano in modo semplice e comprensibile.
Dovendo eliminare la gran parte dell’opera, si rende necessario la formulazione un percorso drammaturgico da compiere attraverso la musica, e in base ad esso si scelgono i brani dell’opera.
Ciò fatto, si passa alla individuazione dei set dove registrare il racconto di Lubrano: dal teatro nel quale è stata registrata l’opera ai luoghi legati alla vita dei musicisti; oppure a quelli nei quali è ambientata la vicenda.
Per fare un esempio, il racconto di Lubrano per Carmen e Trovatore, è stato registrato rispettivamente a Siviglia e Saragozza ( in quest’ultimo caso proprio nello storico Palazzo dell’Aljaferia, attuale sede del parlamento regionale, dove si svolge, per la gran parte, l’opera di Verdi).
Registrato il racconto e scelti i brani musicali e video, si va al montaggio che non si risolve in una semplice operazione di cucitura. Il regista assume dai brani musicali e ritmici indicazioni preziosissime. Qualche volta , come ha fatto spesso quest’anno, si spinge ad arricchire il racconto di Lubrano con immagini o incisi musicali dell’opera, mettendo in atto una tecnica assai simile a quella che i musicisti e gli studiosi wagneriani conoscono con il nome ‘Leitmotiv’: alcune immagini simbolo o incisi musicali di riferimento punteggiano il racconto, regalando suggerimenti, favorendo accostamenti, e arricchendo di suggestioni la storia narrata. Dopo questo lungo e delicato lavoro, il programma arriva finalmente ai teleschermi.
Questa esperienza, lunga tre anni, ci ha convinti che l’Opera in Tv può avere una presenza più regolare ed un buon riscontro di pubblico. Basta ‘ trattarla’, adattarla’ al mezzo televisivo. E il nostro è stato uno dei modi possibili e, finora, il più riuscito. Così sembra.
L’autorevolezza di questo pulpito e del suo uditorio internazionale ci autorizza – infine - a fare una proposta, sempre valida anche dopo il trionfo americano della Traviata ‘colossal’ curata da Andermann, presente anche a questa edizione del Prix Italia.
Fermo restando che il luogo deputato per l’opera resta sempre il teatro; proponiamo alla Rai che, d’ora in avanti, ogni qualvolta decida di mandare in onda un’opera – tutti noi ci auguriamo che lo faccia con regolarità e frequenza maggiori – non lo faccia proponendo l’opera intera - si sa che non funziona! - bensì, scegliendo di farlo sempre, d’ora in avanti , alla maniera di ‘All’Opera! ‘
Il pubblico è assicurato.
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