mercoledì 22 novembre 2017

I giornali tengono molto alla musica. Basta pagarli. E l'Associazione nazionale critici musicali tace

Nel giro di un paio di giorni sono apparse sui due principali quotidiani quattro pagine,  tutte dedicate alla musica, due per testata. Ci raccontavano della nuova stagione del Teatro La Fenice che si inaugura con Ballo in Maschera di Verdi, diretto da Chung che nel Teatro veneziano sta diventando una presenza costante e per il quale non ci meraviglieremmo se  a breve ci venisse comunicato ufficialmente che ha assunto l'incarico di 'direttore musicale' - come lasciavano intendere le dichiarazioni programmatiche del nuovo sovrintendente, Fortunato Ortombina - che di nuovo non ha nulla pecrhè sta alla Fenice da una quindicina d'anni, a fare il direttore artistico; ora  ha semplicemente  ottenuto dal sindaco  la doppia carica di sovrintendente e direttore artistico, che Brugnaro  gli ha concesso, anche perchè ha risparmiato su uno stipendio.

Il racconto in lungo e largo della stagione, le dichiarazioni di intenti del nuovo sovrintendente ( che è il vecchio direttore artistico), La Fenice l'ha ottenuti pagando sia il Corriere che Repubblica. Che hanno accettato volentieri (senza fiatare, anzi ringraziando) per la serie 'Eventi' - se lo dite voi e ci pagate, noi non abbiamo nulla in contrario. Anzi.
 Naturalmente La Fenice non è l'unico teatro italiano che ogni anno paga la sua tassa ai più importanti quotidiani italiani, sperando, supplicando che poi, nel corso della stagione, qualche altra volta i giornali la gratifichino, con un pò di attenzione. Speranza assai spesso delusa, salvo il caso in cui in quei teatri ci siano serate 'glamour' - che cosa vorrà dire non l'abbiamo mia capito - come per la Traviata all'Opera di Roma ( Traviata di Coppola e Valentino,  Verdi non contava). 

Pagate quelle pagine, raramente, nel corso della stagione, si leggerà qualcosa dei teatri pagatori. E comunque, mai a ridosso delle rappresentazioni,  anche quando  si tratta di prime assolute. Ai giornali non frega nulla, e le redazioni  attendono giorni stabiliti per fare uscire un trafiletto (il corrispettivo gratuito, delle paginate a pagamento).

 E la cosa apparirà tanto più strana a chi leggendo quelle pagine, 'avant scène' , sulle varie stagioni, s'era convinto, ogni volta, che il teatro osannato (dietro compenso, sveglia!), aveva la migliore stagione d'opera italiana; e per questo i giornali non potevano non parlarne, titolo dopo titolo.  Anche perchè le migliori firme del giornale, quelle che solitamente si limitavano a sottoscrivere trafiletti misuratissimi, in quelle pagine si erano espresse in tutta la loro bravura ma anche in tutto il loro  servilismo a  comando, dietro compenso.

In questo desolante panorama - che tante volte abbiamo denunciato - l'Associazione nazionale critici musicali tace da sempre. Si comporta come una 'venerabile confraternita', la cui appartenenza è ritenuta onorevole, non importa poi se i confratelli vengono bistrattati dai giornali.
 Certo che non si può chiedere ai singoli affiliati di muovere guerra ai rispettivi giornali; ma se una volta, tutti indistintamente gli iscritti levassero sacrosanta protesta contro il modo becero e insultante con cui la musica viene tratta dai giornali nei quali essi lavorano, ed anche loro stessi, forse tutti insieme, nessuno escluso,  potrebbero ottenere qualcosa.
 Ma fino a quando la venerabile confraternita, con il suo priore e il consiglio direttivo -  gli stessi da secoli - taceranno, conteranno zero o quasi, come si rileva  anche da molti altri elementi.

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