Il racconto in lungo e largo della stagione, le dichiarazioni di intenti del nuovo sovrintendente ( che è il vecchio direttore artistico), La Fenice l'ha ottenuti pagando sia il Corriere che Repubblica. Che hanno accettato volentieri (senza fiatare, anzi ringraziando) per la serie 'Eventi' - se lo dite voi e ci pagate, noi non abbiamo nulla in contrario. Anzi.
Naturalmente La Fenice non è l'unico teatro italiano che ogni anno paga la sua tassa ai più importanti quotidiani italiani, sperando, supplicando che poi, nel corso della stagione, qualche altra volta i giornali la gratifichino, con un pò di attenzione. Speranza assai spesso delusa, salvo il caso in cui in quei teatri ci siano serate 'glamour' - che cosa vorrà dire non l'abbiamo mia capito - come per la Traviata all'Opera di Roma ( Traviata di Coppola e Valentino, Verdi non contava).
Pagate quelle pagine, raramente, nel corso della stagione, si leggerà qualcosa dei teatri pagatori. E comunque, mai a ridosso delle rappresentazioni, anche quando si tratta di prime assolute. Ai giornali non frega nulla, e le redazioni attendono giorni stabiliti per fare uscire un trafiletto (il corrispettivo gratuito, delle paginate a pagamento).
E la cosa apparirà tanto più strana a chi leggendo quelle pagine, 'avant scène' , sulle varie stagioni, s'era convinto, ogni volta, che il teatro osannato (dietro compenso, sveglia!), aveva la migliore stagione d'opera italiana; e per questo i giornali non potevano non parlarne, titolo dopo titolo. Anche perchè le migliori firme del giornale, quelle che solitamente si limitavano a sottoscrivere trafiletti misuratissimi, in quelle pagine si erano espresse in tutta la loro bravura ma anche in tutto il loro servilismo a comando, dietro compenso.
In questo desolante panorama - che tante volte abbiamo denunciato - l'Associazione nazionale critici musicali tace da sempre. Si comporta come una 'venerabile confraternita', la cui appartenenza è ritenuta onorevole, non importa poi se i confratelli vengono bistrattati dai giornali.
Certo che non si può chiedere ai singoli affiliati di muovere guerra ai rispettivi giornali; ma se una volta, tutti indistintamente gli iscritti levassero sacrosanta protesta contro il modo becero e insultante con cui la musica viene tratta dai giornali nei quali essi lavorano, ed anche loro stessi, forse tutti insieme, nessuno escluso, potrebbero ottenere qualcosa.
Ma fino a quando la venerabile confraternita, con il suo priore e il consiglio direttivo - gli stessi da secoli - taceranno, conteranno zero o quasi, come si rileva anche da molti altri elementi.
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