La Biennale di Venezia la lasciamo fuori da questa breve riflessione su due festival di musica contemporanea in pieno svolgimento, l'uno milanese ( Milano Musica), venticinquenne, l'altro romano ( Nuova Consonanza) che deve aver già superato la cinquantina. Due modalità e logiche molto diverse di oganizzazione artistica.
Nuova Consonanza, festival 'romano' in ogni senso, organizzato come una società di mutuo soccorso fra musicisti di area romana e di diverse generazioni, senza intromissioni ingombranti. Si passano il testimone della presidenza fra loro e a turno, quando scendono da quello scranno si omaggiano, eseguendosi le musiche gli uni degli altri. Naturalmente ci sono anche alcune eccezioni che dovrebbero far assumere respiro più ampio, a quello che si configura come un mercatino cittadino, per non dire rionale, perché anche fra i musicisti romani, che sono tanti e di diverse generazioni, ci sono gruppi e sottogruppi, e se comanda uno non c'è trippa per gli altri.
Si obietterà che Nuova Consonanza prima di essere un festival era un 'gruppo' di improvvisazione interessato a far progredire il linguaggio musicale, e prima ancora anche una associazione, dunque normale che debba tutelare gli associati. Sarebbe anche normale se l'entrata in associazione non fosse dettata dalla tutela di interessi professionali, piuttosto che da effettivo valore e merito acquisiti sul campo. Sì, ma chi esamina valore e merito, se per entrare non v'è nessun esame e vaglio delle opere, ed a decidere sono altri compositori che sono entrati con lo stesso sistema?
La conclusione è quella cui accennavamo: il Festival si risolve, in ogni edizione, come un mercatino dove gli associati, salvo rare eccezioni, mettono in mostra le loro opere, senza che ci sia qualcuno che decida compositori ed opere.
Non denunciamo questo da ora, lo abbiamo fatto in infinite occasioni; alla lettura del programma abbiamo sempre gridato alla sua 'quasi' inutilità.
Specie, come accade in questa edizione, nel cui cartellone leggiamo che una intera serata è dedicata a festeggiare, anzi celebrare, i 60 anni di un grandissimo compositore che da qualche anno ha un grande potere, ai vertici dell'Accademia di Santa Cecilia, mentre prima, ancora un potere altrettanto grande, aveva in Rai. Parliamo di Michele dall'Ongaro il quale, per essere celebrato come compositore non ha proprio i numeri, che invece vedono consistere i componenti della sua corte, da quand'era alla Rai, al periodo in cui fu presidente di Nuova Consonanza, e, in misura ancora maggiore, ora che comanda a Santa Cecilia.
Tutt'altra musica a Milano Musica, associazione per la musica contemporanea animata, fino alla sua morte, da Luciana Pestalozza, alias Ricordi, che dal 1992 organizza un omonimo festival, talvolta come rassegna di compositori, talaltra, come accade nella edizione in corso, in versione monografica, in onore dei 70 anni di Salvatore Sciarrino, del quale proprio ieri è andata in scena alla Scala, con notevole successo, la sua nuova opera, coprodotta dal Teatro milanese e da Berlino.
Milano Musica è il festival di Casa Ricordi. e che la cosa sia chiara a tutit la direzione artistcia del festival è affidata a un dirigente di Ricordi ( Mario Mazzitelli), e i compositori presenti appartengono quasi tutti al catalogo Ricordi. Anche Sciarrino? Sì anche Sciarrino, fino al 2004 circa, e dopo a Rai Trade, che ha successivamente assunto la denominazione societaria di Rai.com.
Che ha fatto Milano Musica? Ha colto l'occasione per ripercorrere la ormai lunga gloriosa carriera di compositore di Sciarrino, attingendo a piene mani al catalogo Ricordi, assai ricco già fino al 2004, cioè fino a quando ha pubblicato anche la sua musica. In detto catalogo sono comprese anche Luci mie traditrici, la sua opera più conosciuta e fortunata e che vanta già sei regie differenti, come anche Morte di Borromini, con Fabrizio Gifuni recitante, ambedue ascoltate in questi giorni alla Scala o anche altrove a Milano.
Naturalmente non potevano mancare opere più recenti del catalogo di Sciarrino nel cartellone del festival, come quelle commissionate per l'occasione e perciò edite da Rai.com, ma ciò era funzionale a coprire la fisionomia tutta 'ricordiana' del festival milanese. E anche questo, per un altro verso, non è certo quel che ci si aspetta da un festival di musica contemporanea, il cui cartellone deve comporsi andandosi a cercare le vere novità, ovunque siano, qualunque ne sia l'editore.
Certo qualche novità c'è, e, forse, una fa il verso ad un altro avvenimento della programmazione della Scala, e cioè l'esecuzione diretta da Chailly, della Messa da requiem per Rossini, voluta da Giuseppe Verdi, e finita nel dimenticatoio, senza neanche vedere la luce, nel 1869, quando era stata programmata e doveva contemplare brani scritti da compositori italiani, come omaggio al grande musicista scomparso l'anno prima.
Nel programma di 'Milano Musica' c'è anche un somigliante, curioso esperimento: quello di un collettivo di musicisti, cinque, riuniti sotto la sigla Nu/ Thing, e di una loro composizione/ sperimentazione improvvisazione di gruppo.
Nessun commento:
Posta un commento