martedì 23 maggio 2017

Attratti dal palcoscenico sul Palatino, per l'opera rock ' Divo Nerone', ai più è sfuggita la cena nelle vicinanze nella Notte dei Musei

L'indignazione per la mega struttura sul Palatino che ospiterà, fra qualche giorno la prima del centinaio di recite circa dell'opera rock 'Divo Nerone', non accenna a diminuire. L'autorizzazione è stata concessa dal sovrintendente  Prosperetti ( sì proprio lui, che fece coprire le statue in Campidoglio per non offendere la sensibilità del presidente iraniano in visita a Roma) che non  crede di dover fare 'mea culpa', viste le polemiche e critiche che ha suscitato e suscita ancora in chi non si capacita che quel luogo sia stato concesso, praticamente per FINI COMMERCIALI  ad una società  del nord con fondi, prevalentemente, della Regione Lazio. Su questo  tutto regolare?

Solo a qualcuno non è sfuggito che mentre divampava la polemica, nello stesso sito, praticamente all'ombra di quel palco  megagalattico, nella 'Notte dei Musei', quando non era consentito l'accesso ai Fori perchè NON SONO ILLUMINATI - ecco forse da dove deriva l'interesse di Chicco Testa per i Fori: forse  ha pronto un progetto per la sua illuminazione, magari con sponsor accluso - una zona era illuminata per lo svolgimento di un 'evento' da spavento - è il caso di dire - ma con fini benefici, organizzato da 'Castelli e dimore storiche' e rivolto prevalentemente ad un nutrito gruppo di benefattori americani i quali in cambio di soldi per la finalità benefica, avevano ottenuto la chiusura del Foro, avendo anche acquistato tutti i biglietti possibili per l'ingresso e per uno spettacolo in programma.

E come ciò non bastasse - ancora un evento privato in un luogo pubblico, anzi arcipubblico per le ragioni che tante volte abbiamo espresso - c'era anche un ricco buffet- non sappiamo se anche dei tavoli- come fosse  un banale ristorante,  affidato ad un catering che ha una storia di passi falsi lunghissima e di una fortuna altrettanto lunga: la 'Relais Le Jardin', di proprietà della famiglia Ottaviani, gestita da Stefano Ottaviani sposato a Marina Letta, figlia di Gianni, sputata sua madre Maddalena.

Ma ciò che infastidisce ancora di più per questo assurdo  'ristorante' del Foro, è che  il Foro come moltissimi altri siti archeologici e musei italiani sono gestiti da Civita - di cui è presidente Gianni Letta - e segretario generale Ruberti, figlio dell'ex ministro, il quale è presidente  di Zétema, la società del Comune, partecipata anche da Civita. Ogni volta che si becca un potente o qualcuno della sua famiglia con le mani nella marmellata, ci si trova di fronte ad un dedalo di società con tentacoli ovunque.

Possibile che  nessuno - o quasi - si sia scandalizzato per questa cena a cielo aperto sotto la casa di Nerone, servita da un catering che sbaraglia  sempre tutti gli altri concorrenti per la sua aggiudicazione?  Delle fortune della società 'Realis Le Jardin' negli ultimi anni - Gianni Letta naturalmente non c'entra, lui non si vede e non si sente, ma è ovunque e dà una mano alla famiglia! - sono piene le cronache; basta andare in rete e  ogni curiosità sarà soddisfatta . Ma in rete si legge anche, notizia degli ultimi mesi, che   nell'elenco dei 'PANAMA PAPERS' - società nei paradisi fiscali per sfuggire al fisco italiano - compare anche il nome degli Ottaviani.


P.S. 
Sergio Rizzo oggi sulla 'romana' del Corriere è tornato a parlare delle stranezze dell'evento opera rock 'Divo Nerone', finanziato per la quasi totalità dalla Regione Lazio e prodotto da una società che è riuscita a mettere insieme un gruppetto di premi 'oscar', ma che come attività principale cerca giovani artisti - pittori- da lanciare sul mercato. ed ora fa il grande salto. La società ha come dominus un ex capo dei giovani Forza Italia, Cristian Casella ( in coppia con Jacopo capanna), mentre un altro Cristian, ma Carrara di cognome, di professione compositore, che è a capo della Commissione cultura della Regione lazio, e che , da quando ha questa carica politica le esecuzioni e commissioni di sue opere fioccano - per  pura coincidenza - potrebbe aver dato il suo benestare all'operazione che  è partita da una idea di Migliaccio, l'autore di tante canzoni compresa 'nel blu dipinto di blu' ed affidata per la realizzazione a suo figlio. Una bella famiglia imprenditoriale.

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