Dalla
circolare n.4 del 2015 del ministro Madia sul divieto di conferire
consulenze ed incarichi a pensionati nella Pubblica Amministrazione,
si legge, a proposito degli incarichi che non rientrano in tale
divieto che: “ Il
divieto prescritto non si applica agli incarichi di direttore
musicale,direttore del coro e direttore del corpo di ballo, atteso
che essi non rientrano in nessuna delle ipotesi contemplate dalla
legge, anche in considerazione della specifica natura delle relative
prestazioni”.
Che
va letto, o andrebbe letto, nel senso che tali incarichi sono di
natura 'più tecnica' e non dirigenziale.
L'unica
possibilità consentita dalla legge cui tale circolare esplicativa fa
riferimento, è quella di incarichi della durata non superiore ad un
anno e gratuiti. IL caso dei consiglieri Rai, pensionati, fa testo ed
anche scuola.
A
noi interessa qui considerare la distinzione che tale circolare fa
tra alcuni incarichi in ambito musicale, dove la direzione artistica
non è consentita, ma quelle musicale, corale e coreutica invece sì.
Ma mentre appaiono chiare le differenze fra una direzione artistica e la direzione di coro o di un corpo di ballo - queste ultime due cono responsabilità 'tecniche'- non è facile venire a capo della differenza sostanziale che correrebbe, a guardare la circolare Madia, fra la direzione artistica a la direzione musicale. Ma forse tale distinzione s'è fatta per salvare alcune situazioni che altrimenti sarebbero esplose. Chi si meraviglia dimentica quante leggi e circolari sono state fatte in passato per salvare casi singoli. Perché non potrebbe accadere anche oggi, seppure in percentuali ridotte?
Il direttore musicale - è inutile negarlo - non può essere estraneo alla direzione artistica. Perché Muti non accettò l'incarico di direttore musicale dell'Opera di Roma? Perché tale incarico avrebbe comportato oltre che la direzione vera e propria di alcune produzioni, anche la responsabilità dell'orchestra , in accordo con la direzione artistica che lì era rappresentata da Alessio Vlad - messo lì d Muti perché fosse la suo servizio. Perciò è impossibile prefigurarsi che un direttore musicale non abbia voce nella programmazione artistica, mentre è vero il contrario e cioè che il direttore artistico non metta bocca sull'orchestra - anche perché qualche volta potrebbe non capire di cosa si tratta.
E così, stante il divieto per i pensionati, dopo i 65 anni di età, di assumere incarichi direttivi nella Pubblica Amministrazione, o in istituzioni e fondazioni che ad essa fanno capo, l'escamotage della 'direzione musicale' consente a chicchessia di accedervi, giacché è connaturata alla direzione musicale anche la responsabilità artistica. O no? Si vuol dire che Chailly o Pappano o Luisi - che comunque sono sotto i 65 anni e non sono pensionati – sulla direzione artistica delle istituzioni nelle quali sono impegnati non mettono bocca? Anche da pensionati potrebbero con quel medesimo incarico continuare a farlo, basta mettergli al fianco una segreteria organizzativa, in campo artistico.
Alla luce di questo, risulta davvero incomprensibile come abbia fatto la Rai ad assumere come direttore artistico per la sua Orchestra sinfonica nazionale di Torino, un pluripensionato, sugli ottanta, come è Cesare Mazzonis. Forse che lui non era dipendente dirigente, ma lavoratore autonomo? Poteva essere, in tutti gli anni in cui è stato sovrintendente o direttore artistico di fondazioni come quelle liriche o della Rai stessa dove è la terza o quarta volta che vi fa ritorno?
E come è possibile che l'esperto in economia della cultura, qual è Carlo Fuortes, assuma come direttore dell'ufficio stampa del teatro dell'Opera di Roma, Renato Bossa, con un incarico triennale remunerato, un dipendente pubblico in pensione, che ha superato i 65 anni d'età, che ha insegnato fino a qualche anno fa presso l'Accademia nazionale di danza a Roma?
Anche
questi casi rientrano in quelli esenti dal divieto, stando a ciò
che si legge nella circolare esplicativa del ministro Madia'? O forse
no?
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