Il bel programma brahmsiano era incorniciato all’italiana. Sia per la prima Romanza di Martucci regalata fuori programma, sia per le due prime esecuzioni messe in intestazione delle due parti firmata da autori di oggi. Suggestivo e inquietante l’avvio affidato a L’ospite insonne di Riccardo Panfili, un brano in due sezioni giocato sul contrasto tra lunari sospensioni, quasi oranti, e irrequiete ombreggiature strumentali affidate a un linguaggio costruttivo e strumentale vivace, privo di sudditanze di genere. Funzionava bene il confronto a distanza con le Due canzoni siciliane di Michele Dall’Ongaro che schiudeva la seconda parte. Titolo inequivoco per una sorta di viaggio di andata-e-ritorno tra i segni forti del tratto popolare originale e la rievocazione-trasformazione in chiave moderna; non semplice strumentazione ma ricreazione affettuosa, con i congegni compositivi affilati di oggi.
Angelo Foletto
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