mercoledì 13 agosto 2014

Santa Cecilia Bene Comune. Una proposta, non banale provocazione.

                                         
In questi giorni di accese discussione sull'occupazione ed autogestione dal basso così a lungo protratte del Teatro Valle e sul valore del progetto cui in quella sede si è dato corso, e cioè 'Teatro Valle Bene Comune', ci ha colti spesso la tentazione di incitare i più attivi protagonisti del mondo musicale a trasferire una esperienza simile nel loro mondo. Che, 'Santa Cecilia - dopo tutto quello che si è detto in quest'ultimo anno sulla gestione a dir poco padronale di Cagli che siede stabile sul trono da quasi un quarto di secolo e che ora vuole influire anche sulla sua successione, ammesso che le ventilate sue dimissioni prossime non si rivelino uno scherzo atroce, ora che ci avevamo fatto la bocca all'ingresso di aria nuova nelle antiche stanze accademiche –  ripetiamo: che  'Santa Cecilia Bene Comune' sarebbe una bella idea, nessuno ha dubbi. Forse dovrebbero pensarci tanti giovani musicisti ai quali nessuno pensa, snobbati perfino da una istituzione come Santa Cecilia che, a sua difesa, accampa le iniziative dell'Opera Studio e della JuniOrchestra. Sì, per carità, vanno bene, ma Cagli potrebbe dirci perchè non ha ripristinato l'Orchestra giovanile di Santa Cecilia (altra cosa dalla JuniOrchestra) -chiusa da quella bell'anima di Berio, per mancanza di soldi, e però si era  aumentato lo stipendio, eredità passata poi a Cagli che naturalmente è rimasto scontento del regalo - quell 'Orchestra giovanile che, ai tempi di Chung, che non disdegnava di dirigerla, s'era guadagnata parecchie medaglie sul campo? Sarebbe una delle tante iniziative di una 'Santa Cecilia Bene Comune', tanto diversa da quella di oggi.
Leggendo oggi su 'Repubblica' la denuncia di una nostra ballerina bravissima che è dovuta emigrare a Boston per affermarsi, ci siamo ricordati da quanto tempo, forse anni, andiamo dimostrando, carte alla mano, che anche in Accademia i musicisti stranieri sono preferiti a quelli italiani di pari merito e bravura. Lo andiamo dicendo davvero da tempo, ma nessuno si dà da fare per cambiare la situazione, né tanto meno potrebbe farlo Cagli o il suo successore, che lui in quest'ultimo anno ha addestrato alla gestione della bottega. Finché non va via Cagli ed anche il suo delfino, che si sta scaldando in vista della  successione - speriamo! - nulla cambierà. Perché anche Pappano non fa nulla (non può farlo?) nulla per cambiare radicalmente le cose: s'è ritagliato il suo spazio, fa quello che desidera e lascia che gli altri, Cagli e la sua corte, mettano le loro pedine nel resto delle caselle rimaste vuote.
Quante volte abbiamo fatto riferimento allo strapotere delle agenzie artistiche, alcune delle quali comandano davvero più dei 'deboli' direttori artistici?
E le denunce di brogli o qualcosa del genere, nelle candidature ed elezioni di nuovi accademici, dove le cordate contano e pure il voto di scambio di alcuni candidati, mentre l'onestà non può essere scambiata con nulla, anche quando è unita alla più alta professionalità?
E l'alto compenso di Cagli – superiore perfino all'amministratore di Ferrovie Italiane – che si aspetta a decurtarlo, assieme a quelli pure abbastanza alti dei suoi fedelissimi? E il suo strapotere, derivato dal fatto che nelle sue mani sono tenute insieme le cariche di presidente, sovrintendente e direttore artistico?
L'Accademia, da anni, si muove in una routine di lusso, senza mai un progetto innovativo; le commissioni di nuove composizioni  sono rivolte per lo più a giovani compositori - non manca qualche eccezione - in procinto di essere candidati da gruppi amici, al ruolo di accademici;  alcuni musicisti sono invitati tutti gli anni senz'altra giustificazione che quella di tenersi buoni loro e il loro seguito, in previsione di future elezioni interne ecc...
Un giorno, non lontano, poi racconteremo i particolari di una elezione ad accademico che ci fu raccontata per filo e per segno da persona presente nel seggio elettorale, al momento dello spoglio delle schede. Ora possiamo rivelare il nome di chi ci raccontò l'episodio: la compianta Irma Ravinale. Riguardava un accademico chiacchierato assai, eletto per un solo voto sopra il quorum richiesto e quell'unico voto che gli servì per l'elezione, non era stato regolarissimo. Un giorno racconteremo ai lettori di questo blog l'accaduto, come abbiamo fatto a suo tempo, con una mail inviata all'accademico neo eletto, ed al presidente dell'Accademia, il quale naturalmente obiettò, a voce, che le cose non erano andate come gli  avevamo scritto, non sapendo che a riferirci l'accaduto era stata proprio la Ravinale.
Io non conservo più le mail di qualche tempo fa, ma il Presidente e quell'Accademico, invece, sicuramente sì. Ne ho le prove per l'Accademico che, a distanza di anni, rispose ad una mia accusa circostanziata, rispedendomi una mail, a suo parere di tenore 'vendicativo', che io gli avevo inviata anni prima, senza neanche una sillaba in aggiunta. Un 'avvertimento'.


 Per tornare all'Accademia, quella bella idea di 'Santa Cecilia Bene Comune' comincia a piacerci.

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