Cominciamo dal viaggio in macchina, quando, accendendo la radio ( Radio3) ci imbattiamo nel divino parlatore Arturo Stalteri che, solo un miracolo del cielo tiene ancora a quei microfoni, e al quale noi concediamo ora un momento di celebrità, citandolo. Due chicche almeno da segnalargli. A proposito di una raccolta di CD dedicata alle interpretazioni di Karajan, testualmente: "vi sono registrazioni vecchie, ma anche più recenti, fino a prima della morte di Karajan, naturalmente" e proseguendo:"Karajan con quel suo suono sempre ambizioso". Se Stalteri comprendesse il senso di quell'aggettivo, ne saremmo felici, perchè quell'aggettivo a suo modo è fascinoso; invece, non rappresenta che una delle tante idiozie che quotidianamente gli escono dalla bocca, nelle lunghe mattinate a Radio 3.
Poi ci dirigiamo al Valle, passando davanti al Museo Napoleonico- dove c'è un signore che pulisce i vetri, una rarità da archeologia a Roma- e per Piazza Navona, finalmente tranquilla, affollata, con ristsranti e bar che hanno tirato i tavolini sui marciapiedi. Ma la meraviglia maggiore ci viene nel vedere polizia municipale e polizia di stato ed anche carabinieri, che presidiano la piazza per la tranquillità dei turisti. O perchè devono multare i fautori di 'tavolino selvaggio'? Noi osiamo pensare che resteranno lì a protezione dei turisti, anche quando i tavolini non scenderanno dai marciapiedi.
Davanti al Valle c'è un pò di gente, occupanti, che si preparano all'atto ufficiale della consegna del teatro all'Assessore Marinelli - De Andrè le ha dedicato una canzone: 'Questa di Marinelli è la storia vera... il seguito si può leggere in rete. Ci sono tre macchine della polizia in borghese che stazionano davanti al teatro, ma poi vista la loro inutilità perchè l'atmosfera è abbastanza tranquilla - decidono di andare a lavorare altrove, dove forse c'è più bisogno, senza aspettare che giunga l'ora della convocata conferenza stampa degli (ex) occupanti. I quali accompagnano il funzionario del Comune a fare un giro per il teatro ed i locali adiacenti per verificare che viene consegnato - momentaneamente - al Comune, in condizioni buone, senza cioè che ci siano segni visibili dell'occupazione. La visita però deve essere fatta alla luce delle lampade di fotografie televisioni, perchè l'Acea stamattina ha tagliato la corrente. Questo gesto che pacifico non è, mette pensiero agli occupanti i quali temono che verificandosi, anche per l'assenza della luce elettrica, qualche incidente, che danneggi il Teatro, se ne dia la colpa a loro.
L'Assessore Marinelli, quella della canzone di De Andrè, chiama telefono il suo funzionario che la rassicura, dopo la visita al teatro, che tutto è a posto e che sta per iniziare l'annunciata conferenza stampa, nel corso della quale il portavoce del teatro occupato, legge un lungo documento che sintetizza il senso dei tre anni di 'Teatro Valle Bene comune' e ribadisce che il dialogo con il Teatro di Roma è appena iniziato, ed è quindi lungi dall'essere concluso, il che vuol dire che non demorderanno, finchè non avranno assicurazione, e in tempi brevi - della riapertura del teatro per il proseguimento della loro esperienza in accordo con il teatro di Roma, i cui vertici, naturalmente, sono assenti, almeno Sinbaldi non c'è.
Un breve attimo di tensione si ha quando sulla soglia del teatro gli occupanti riconoscono una persona vestita di tutto punto, che è il direttore/gestore del bar del teatro, prima dell'occupazione. Uno degli occupanti lo invita ad allontanarsi, spiegherà poi la ragione principale: ha portato via dal teatro un bancone del '700 che ora sta nel ristorante di sua moglie. Vero o falso che sia, lo riportiamo.
Due scritte ci hanno colpito fra le tante inventate al Valle:'Teatro Valle: sotto marino, sotto sgombero'; ' Teatro Valle: Il problema è a monte, non al Valle'.
P.S. Dalla televisione abbiamo appreso ('visto') che gli ex occupanti, 'ex' del tutto non sono ancora. Fuori del teatro hanno montato una impalcatura metallica ed anche un palco rudimentale, una sorta di tribuna; loro al Valle vogliono continuare a restarci, nel foyer e fuori perchè vogliono da vicino controllare il procedere dei lavori ed i tempi della conclusione; e, da questa posizione, continuare le trattative con il Teatro di Roma, per il timore che una volta fuori tutte le promesse di Marinelli/Sinibaldi, come quelle elettorali, finiscano a puttane.
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