Il caso Dall'Ongaro e lo strapotere che il presidente Cagli gli ha concesso, preparando la sua successione - ne siamo sicuri, come siamo proprio sicuri che Cagli lascerà anzitempo il suo incarico? - sono argomenti ricorrenti nelle lettere dell'estate scorsa scagliate a mò di macigni contro l'Accademia, da illustri membri dello storico consesso, per segnalarne malcostume e irregolarità. In particolare, due delle cinque lettere sottolineano la strabiliante ascesa di Dall'Ongaro senza mezzi termini.
In una lettera, non firmata, per paura di ritorsioni, si legge:
"Trovo inelegante e
inopportuno come il Presidente sta preparando la sua successione nel
segno della continuazione con un imbarazzante appoggio
all’onnipresente Dall’Ongaro che con la sua spropositata
ambizione ci è stato presentato come “persona affidabile e utile,
nipote di Claudio Abbado e dirigente Rai… e quindi porta un po’
di denaro nelle casse dell’Accademia” ( queste sono parole tue,
Presidente).
Ai
miei tempi si diventava Accademici per meriti artistici e non perché
si è nipoti di… o dirigenti Rai. No, caro Bruno, questa volta non
ti seguo. Hai aperto le porte dell’Accademia a politici e
imprenditori per restare ben radicato sulla tua poltrona e rimango
basito quando vedo alcuni Accademici che ti applaudono per quello che
hai fatto. E’ paradossale!"
L'anonimo estensore della lettera-accusa indica i due punti principali dell'ascesa di Dall'Ongaro: RAI e parentela con Abbado. Questa seconda fu la credenziale con cui Guido Zaccagnini, suo fidatissimo amico e nostro collaboratore ai tempi della nostra direzione di Piano Time, usò con noi, chiedendoci che lo ammettessimo fra i collaboratori della rivista. Lo facemmo scrivere, allora, di un progetto che stava curando appunto con un Abbadino, Daniele. Lui allora era un semplice collaboratore di Radio3, come lo eravamo anche noi, dunque non aveva ancora lo strapotere che ha avuto dai tempi di Roberta Carlotto che l'ha incaricato di gestire la musica cosiddetta seria in seno alla radio. E lui l'ha fatto, e come che l'ha fatto. Siamo stati sempre convinti alla luce dei fatti che senza la RAI, Dall'Ongaro sarebbe rimasto un compositore come tanti ve ne sono in Italia, e di cui pochissimi parlano. Ma avendo la responsabilità delle musiche da trasmettere a Radio 3, non è difficile immaginare quante volte quel suo potere sia stato esercitato come moneta di scambio, palese ma anche tacita, sia con singoli musicisti, che con istituzioni musicali, ottenendo - anche senza richiederle esplicitamente - esecuzioni dagli uni e commissioni dalle altre: gli uni invitati poi, come ricompensa, a suonare nei concerti che ha organizzato, sotto l'egida di Radio 3( i calendari , ad esempio dei Concerti del Quirinale, offrono numerosi esempi) e le altre registrando e mandando in onda le rispettive produzioni. I casi che si potrebbero citare sono centinaia, e in parte sono stati anche documentati da noi, nella memoria difensiva presentata contro la sua chiamata in giudizio per calunnia, rigettata in toto dal tribunale dell'Aquila.
Si accenna poi ad un altro fatto della gestione Cagli, contraddicendo ciò che egli va ripetendo ancora oggi, e cioè che è riuscito a tener lontani i politici dall'Accademia. Evidente falsità, visto che nel consiglio di amministrazione ha fatto entrare oltre Gianni Letta - che altro è se non il più influente dei politici? - un gruppo di mammasantissima del grande mondo imprenditoriale, assolutamente estranei al mondo musicale, e che lui, Cagli, di conseguenza, può manovrare come vuole.
Anche il cardinal Bartolucci, nella sua seconda lettera del settembre 2013, cita espressamente il 'caso Dall'Ongaro'.Ma prima riporta anche un giudizio di Cagli su Battistelli, all'epoca suo contendente nell'elezione alla carica di Presidente. Cagli, riferisce Bartolucci, ha detto che "Battistelli non era capace “nemmeno di organizzare un concerto”
per cui con lui l'Accademia sarebbe precipitata in chissà quale
catastrofica situazione.
E poi viene al caso Dall'Ongaro.
"Per
coscienza riformulo espressamente la richiesta ai sensi e per gli
effetti della legge che consente l’ "accesso agli atti",
con la motivazione di voler comprendere i dubbi da molti verbalmente
sollevati circa un possibile conflitto di interesse e/o
incompatibilità esistenti, quale ad esempio quella eventuale del
collega Michele dall' Ongaro che, a prescindere dalla stima che
merita, è stato eletto Consigliere d'Amministrazione e Vice
Presidente pur conservando i numerosi ruoli - a dire di molti
confliggenti - che ricopre in ambito musicale (tra gli altri
Sovrintendente dell'Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI e
Responsabile della Programmazione Musicale di RAI Radio-Tre). Poiché
alcuni colleghi si sono lamentati con me riguardo a ventilate altre
deleghe recentemente attribuite allo stesso Maestro e, pare,
ulteriormente confliggenti, desidero documentarmi su quanto accaduto
nelle ultime assemblee. Il nostro Statuto - sull'osservanza del quale
vigila il Collegio dei Revisori - prevede infatti l'astensione per il
consigliere di amministrazione che ha rapporti di dipendenza con
persone ed enti che possano avere interessi in conflitto con quelli
della Fondazione (art. 7)".
Il tasto è sempre quello: 'sono Radio 3'. Quel tasto lo suona lui presentandosi, e lo suonano i suoi protettori nel caso di credenziali. Lui non può presentarsi: sono Michele Dall'Ongaro; in pochi gli darebbero ascolto. Alla stessa maniera con cui lui non dà affatto ascolto a chi non conta e non potrebbe giovargli.
Non siamo contro la naturale voglia dei singoli di crescere professionalmente e di raggiungere traguardi sempre più alti, a patto che la voglia smodata di crescere sia accompagnata da dimostrazioni di capacità. Dall'Ongaro quali importanti traguardi professionali può vantare, oltre Radio 3, la madre di tutte le sue fortune, per salire al comando dell'Accademia di Santa Cecilia?
A proposito della sua 'spropositata ambizione', citata nella prima lettera, ci mette inquietudine, l'aver appreso che il suo giorno di nascita precede di ventiquattr'ore il nostro (di alcuni anni prima, ovviamente). Ma poi ci consoliamo pensando che l'oroscopo non la racconta giusta, e che da un anno all'altro anche le caratteristiche desunte dagli astri mutano, con il movimento degli stessi. Meno male!
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