Bruno Cagli, come rivela oggi il Corriere, nell'intervista esclusiva a Valerio Cappelli, è stanco e lascia prima del tempo - dopo vent'anni, non è troppo presto - non senza aver indicato, anzi suggerito e caldeggiato il nome del suo successore: Michele Dall'Ongaro, oggi vicepresidente dell'Accademia, per volontà di Cagli che voleva crescersi, prima di indicarlo, il suo successore, con incarico di sostegno alla direzione artistica (già molto affollata: Bucarelli, Pappano, Nicoletti Altimari e Cupolillo, indirettamente!). La cosa stupisce noi, ma non turba affatto un capitano di lungo corso come Cagli, se si ricorda che meno di un anno fa all'indirizzo degli Accademici - che sono poi quelli che devono eleggere il successore di Cagli - giunsero alcune lettere che criticavano duramente l'operato di Cagli (ne scrissero il Cardinal Bartolucci, il m.Campanella, e due altri Accademici che non ebbero il coraggio di firmare le loro reprimende, per timore di rappresaglie da parte di Cagli). In tutte quelle lettere uno degli appunti ricorrente rivolto a Cagli era lo strapotere che proprio lui aveva concesso a Dall'Ongaro. Ne scrisse ampiamente Elisabetta Ambrosi su 'Il fatto Quotidiano'. Cagli, al momento di insediarlo come vicepresidente, aveva convinto gli accademici ad avallare la sua scelta dicendo che attraverso la RAI, Dall'Ongaro avrebbe portato benefici anche economici all'Accademia, e aggiunto che il suddetto era anche imparentato con Abbado. Noi della 'grandissima voglia di crescere ad ogni costo' di Dall'Ongaro abbiamo scritto apertamente in una pagina di Music@, nel lontano 2007. Quella pagina, nella quale denunciavamo come Dall'Ongaro attraverso il suo incarico di responsabile della musica di Radio 3 (bei tempi, allora, oggi è padrone di mezza RAI!), aveva tratto benefici professionali, svolgendo egli parallelamente il mestiere di compositore che grande impulso aveva avuto dal suo incarico a Radio 3 (una semplice conta dello smoderato aumento delle 'commissioni' e 'prime esecuzioni' di Dall'Ongaro negli stessi anni, è significativa) ci meritò una denuncia per calunnia, con richiesta di danni. Il giudice dell'Aquila ha rigettato totalmente la sua richiesta e l'ha condannato a pagare le spese di giudizio, motivandola con la correttezza del nostro modo di agire nell'esercizio del diritto di critica, messo in atto senza offendere in alcun modo Dall'Ongaro. La sentenza è del novembre 2013, e si può leggere anche in questo Blog.
Oggi, rispetto al 2007, le responsabilità di Dall'Ongaro si sono moltiplicate all'interno della stessa Rai e fuori. E, se venisse eletto all'Accademia come successore di Cagli, ci vorrebbero almeno una decina di persone per ricoprire tutti i suoi incarichi attuali, ottenuti e gestiti non per disinteressato amore verso la musica. Lui stesso, qualche rarissima volta, rendendosi conto che quando è troppo è troppo, ha fatto un passo indietro, lasciando qualche briciola ad altri. Come è accaduto quest'estate quando, ritenendo eccessivo che il suo nome comparisse nel comitato artistico del Festival Pontino, del quale sempre lui, Dall'Ongaro, in virtù del suo incarico di responsabile per la musica di Radio 3, registra e trasmette i concerti, ha fatto cancellare il suo nome dal sito. Ma non ha potuto farlo dal dépliant, stampato in precedenza, e che attesta uno degli infiniti suoi conflitti di interessi. Qualche volta potrebbe essere stato 'vittima' di benefici anche 'indiretti', diciamo così, come nel caso del recente Maggio Fiorentino, quando il direttore stabile dell'Orchestra RAI, invitato a Firenze, ha messo in programma anche un brano di Dall'Ongaro (in realtà, il programma preliminare parlava di una 'prima assoluta', commissionata dal festival fiorentino, che poi non c'è stata, perché troppo occupato era il compositore, o perché gli è stato consigliato di mantenere un profilo più defilato?).
Tanti incarichi, perciò, dovrebbe lasciare, ammesso che venga eletto - ma noi ci auguriamo sinceramente che gli Accademici non assecondino, eleggendolo, la sua sfrenata voglia di espansione nel mondo musicale. Dovrebbe lasciare innanzitutto Radio 3, il suo trampolino di lancio, che vuol dire anche 'I Concerti del Quirinale'; poi la sovrintendenza dell'Orchestra sinfonica nazionale della RAI con sede a Torino; poi anche RAI 5 - canale nel quale egli sembra il vice del direttore D'Alessandro, perché del settore musicale è il signore assoluto, al punto da ritenersi intoccabile, potendosi permettere una scivolata nella volgarità, come quella di alcuni giorni fa, nella 'sua' trasmissione, che ha per titolo il famoso burattino caro a Strawinsky, quando, presentando un'opera poco nota di Schumann ('Concerto per violino') scritta negli ultimi anni di vita, segnati dalla malattia mentale, ha detto testualmente: 'questo concerto lo ha scritto quando nun ce stava più con la capoccia', vestendo i finti panni del divulgatore.
Dovrebbe ancora lasciare il suo posto nel comitato artistico dell'Accademia Filarmonica Romana, dove siedono suoi sodali che nella sua elezione ad Accademico di Santa Cecilia, hanno avuto un certo ruolo.
Ed anche tanti altri incarichi di cui non ci è giunta ancora notizia, anche se quelli di maggior peso sono quelli in RAI, dai quali ha tratto vantaggio per la sua scalata alle istituzioni musicali, accusa implicita anche nelle credenziali che Cagli offriva agli Accademici, quando ha voluto vice presidente Dall'Ongaro.
Chi allora al posto di Dall'Ongaro, dopo Cagli? Pappano è il candidato ideale, ammesso che voglia lasciare anzitempo Londra, per insediarsi stabilmente a Roma. Ed è il candidato ideale anche per una ragione, la principale, e cioè che senza di lui, addio sogni di gloria per l'Accademia, nonostante che in questi anni l'orchestra si sia guadagnata alcune importanti medaglie, ma sempre a fianco di Pappano. Il quale potrebbe decidersi al grande passo, anche perchè, per i prossimi due anni, dopo aver ottenuto dai suoi amici fraterni, i gioiellieri Nicola e Paolo Bulgari, un sostanzioso contributi per l'Accademia, è legato a doppio filo all'Accademia. Dunque lasci Londra. Potrebbe accettare un incarico triennale, affidando la gestione economica a persona competente, e da qui guardare al futuro, programmandolo con calma e ponderazione. E, magari, se proprio ci tiene, si tenga Dall'Ongaro come vice presidente, pregandolo però di lasciare tutti gli altri suoi incompatibili incarichi, specie quelli in RAI, e poi vediamo come procede la sua carriera.
P.S. In caso di impedimento o dimissioni del presidente in carica, il vice presidente svolge le funzioni del presidente e nel giro di 60 giorni convoca l'assemblea degli accademici per procedere all'elezione del nuovo presidente/sovrintendente. Dall'Ongaro dunque, governando per sessanta giorni l'Accademia, dopo aver incassato il via libera da Cagli, avrà tutto il tempo per organizzarsi la campagna elettorale, promettendo favori a destra e sinistra, esattamente come aveva fatto Cagli - secondo le accuse mossegli in primis dal card. Bartolucci - salvo poi a non elargirli, una volta eletto. Mobilitiamoci per scongiurare tale sciagura.
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