Ci sono imprese, specie quando affidate ad un sol uomo, che hanno dell'incredibile. Non ci riferiamo, naturalmente, a quelle solitamente registrate nel libro dei Guinness che poco ci coinvolgono e che hanno a che fare con abilità o sforzi che avvicinano l'uomo ai primati, nel senso di animali.Parliamo, di conseguenza, di ricerche che impegnano un uomo per anni, che possono scaturire solo dalla passione di una vita - e che per questo riscuotono la nostra incondizionata ammirazione, ed anche un po' d'invidia – e che molto spesso confluiscono in un progetto editoriale degno di nota, a giovamento di tutti.
Come altro considerare quello che ha per protagonista Andrea Sessa, votato al diritto ma con la bruciante passione per il melodramma, il quale ha appena pubblicato presso l'editore fiorentino Olschki, 'Il melodramma italiano 1901-1925. Dizionario bio-bibliografico del compositori'. Due corposi tomi per complessive 1000 pagine, un'autentica miniera di notizie su un periodo del melodramma, all'indomani della morte del patriarca Verdi, pullulante di opere e di autori. Ma non quelli conosciuti, Puccini in testa e i pochi altri che hanno fatto la storia del melodramma verista in Italia, perchè di quelli si sa ormai quasi tutto, bensì dei tantissimi le cui opere venivano all'epoca rappresentate anche in grandi teatri e ai quali neanche un sol titolo - come è accaduto ad alcuni - ha assicurato gloria postuma, duratura.E se ciò non bastasse, lo stesso Sessa, nove anni fa, ha pubblicato, presso lo stesso editore, un'altra opera, che aveva per oggetto anch'essa il melodramma 'sconosciuto', ma riferita al periodo 1861-1900, dal titolo 'Il melodramma italiano 1861-1900. Dizionario bio-bibliografico dei compositori', di cui quello che presentiamo ora non è che il seguito, ascrivendo perciò a Sessa il merito di aver gettato un fascio di luce critico sulla grande stagione del melodramma da metà Ottocento al primo quarto del Novecento.
Apriamo a caso il primo volume, e leggiamo, ad esempio, Nino Cattozzo (all'anagrafe Luigi Catozzo); ci incuriosisce per l'assonanza del nome con un personaggio della tv commerciale. Nativo di Adria, rappresentò sue opere alla Scala; alcune, a Firenze, le diresse anche Vittorio Gui . E qui già vediamo come l'indagine di Sessa concede anche più di quello che ha promesso, perchè una volta individuato un personaggio se ne traccia il profilo e lo si aggiorna anche per gli anni successivi al venticinquennio preso in esame. Insomma di Cattozzo, attivo soprattutto in quel periodo, alla fine della storia, sappiamo tutto. E, per farci capire che lui non s'è inventato nulla e nulla ha presupposto, Sessa ci fornisce un corredo bibliografico anch'esso incredibile, con un capitolo anche riservato ai libretti che, come si sa rappresentano la fonte più ricca per la riscrittura della storia del melodramma di ogni tempo. Due pagine fitte fitte e puntualissime su ogni cosa che lo riguardi, come quelle dedicate da Sessa a Cattozzo, in repertori più osannati non si hanno neanche per compositori più noti. Ecco dove sta la differenza.
Questi due volumi ed il precedente, non possono che essere frutti esclusivi della passione - che non conosce limiti, non conosce ostacoli, passa sopra la fatica - unita a costanza e padronanza delle tecnica di ricerca non solo musicologica.Poi, però, cerca e ricerca, una imprecisione la troviamo: Pietromarchi conte Antonio, autore della commedia 'Il profilo di Agrippina'. Contrariamente a quanto si legge, la commedia musicale fu presentata per l'inaugurazione del Teatro di Villa Torlonia, il 6 maggio 1905. Sessa, invece, scrive: che fu “presentata in uno spettacolo offerto dal principe Torlonia alla società romana nel teatro ecc...
E così la vendetta dell'invidioso di tanta scienza è consumata.
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