domenica 17 agosto 2014

In quale mondo vive e quale mondo sogna Nicola Campogrande?

Bella domanda. Su 'La lettura' di domenica 17 agosto,  il musicista riflette sulla attuale situazione musicale, non solo italiana, relativamente alle nuove composizioni o produzioni, per le quali gli tocca constatare, disgraziatamente, che si sono 'ristretti i connotati'. Di organico. Campogrande guarda con nostalgia a un passato quando i compositori, 'assediati' da istituzioni e mecenati che reclamavano nuove composizioni pagandole profumatamente, dovevano districarsi e dire più no che sì, anche in base al più o meno grande organico proposto. Non sappiamo in quale mondo sia vissuto finora Campogrande; e certamente quello al quale si riferisce non è mai stato il suo, giacché non ha dovuto mai rifiutare commissioni su commissioni di nuovi pezzi, solo perché non convinto delle condizioni. Perchè, da compositore attento e profondo qual egli è, il suo catalogo non pullula di numeri d'opera.
 Diciamo che un mondo nel quale fioccavano le commissioni di nuovi pezzi a musicisti in carriera non è mai esistito. Forse una committenza più ricca si è verificata nel corso della storia nelle arti visive, pensiamo a pittura, scultura, architettura, nella musica no.Mai. Almeno fino a che la nostra memoria riesce ad andare indietro. Salvo naturalmente il caso in cui un musicista era a servizio di un ricco signore, principe o vescovo, re o papa, per i quali doveva lavorare secondo i ritmi imposti dal servizio, in cambio di vitto, alloggio e qualche lusso. Ma con il padrone -  è un padrone che Campogrande vorrebbe per sè, oggi? un padrone che lo faccia lavorare da mattina a sera per sfornare musiche a getto continuo? - il musicista  non  poteva discutere dell'organico - che era quello esistente - nè contraddirlo o addirittura rifiutarsi, se reclamava nuove musiche per lo strumento che si dilettava a suonare. Se lo avesse fatto, si sarebbe meritata la classica pedata nel sedere, che altri, ma non per tali questioni, si meritò.
Veniamo al dunque. Campogrande la tira per le lunghe per dirci che oggi, data la triste realtà economica, le nuove musiche richieste  prevedono sempre organici più ristretti. Togliendo a lui, amante del colore strumentale, la possibilità di rendere manifesta tale sue inclinazione stilistica, essendo gli organici più frequentemente proposti, assai striminziti.
 Il problema del dilagare della musica per strumento solista o per organici ristretti, che pure aveva vissuto una stagione felicissima da Darmstadt in avanti,  era parso evidente già molto tempo prima della crisi, quando si consigliava ai compositori di non sprecare energie per pezzetti e pezzettini, meglio rinunciare e pensare ad opere più elaborate e complesse; perchè il catalogo delle opere  per strumento solista o duo o trio era già interminabile.
 Il fatto è che oggi anche il catalogo generale dei compositori italiani è interminabile e perciò, per far sapere che si è ancora in vita, si è disposti ad accettare commissioni, anche gratuite, pur di farsi ascoltare in pubblico, meglio se alla radio - Campogrande conosce bene la situazione lavorando spesso per Radio3, dove è possibile anche ascoltare opere sue.
Alla fine, Campogrande, musicista informato, dopo aver dato qualche dritta su ciò che si fa a Los Angeles o che si farà a Venezia prossimamente per la Biennale, dove ci sarà un'opera, appositamente commissionata da Ivan Fedele, per 'solo manifesto', zero esecutori e nessun cantante - si consola e ci consola ricordandoci che nella storia tanti capolavori sono nati da commissioni in cui era stabilito, piccolo o grande che fosse, l'organico e che, sempre nella storia, tanti  capolavori sono nati per organici ridotti, come l'Histoire di Strawinsky. Ma allora che vuole?

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