In una nota Ravenna Festival comunica le dimissioni di Michele Marco Rossi, recentemente nominato assieme ad Anna Leonardi co-direttore artistico della manifestazione.
"Gli organi di stampa hanno riportato ieri (2 ottobre, n.d.r.) la notizia – di cui il CDA della Fondazione Ravenna Manifestazioni non era al corrente – di un procedimento penale in corso e del rinvio a giudizio di Michele Marco Rossi, recentemente nominato co-direttore artistico di Ravenna Festival. Nella lettera – riportata di seguito – Rossi ha ora comunicato alla Fondazione Ravenna Manifestazioni la volontà di dimettersi per consentire il più sereno proseguimento della programmazione artistica. Un gesto di responsabilità che Il Festival apprezza nella consapevolezza che un rinvio a giudizio non equivale ad una sentenza.
«Con queste poche righe – scrive Michele Marco Rossi – voglio innanzitutto ribadire la mia innocenza. Il rinvio a giudizio non è in alcun modo una condanna, nonostante purtroppo da alcune persone venga strumentalmente utilizzato e veicolato. È in ogni caso l’inizio di un periodo lungo pieno di dolore e difficoltà. Questa consapevolezza, unita al rispetto e all’amore profondo che ho per il Festival, mi induce a dare le mie dimissioni dal ruolo di Co-direttore artistico. Capisco bene che le necessità di un ruolo simile possano apparire non compatibili con la situazione personale che mio malgrado dovrò affrontare, e in questo senso non ritengo opportuno rischiare di arrecare un danno al Festival che mi ha concesso fiducia e stima. Combatterò questa battaglia dolorosa per affermare la mia innocenza, una battaglia che mi è stata imposta attraverso false accuse. E nel frattempo al Festival auguro il meglio nel suo percorso di bellezza e di pace».
«La Fondazione – sottolinea il presidente Alessandro Barattoni – accoglie le dimissioni di Michele Marco Rossi: nelle ultime ore la notizia del suo rinvio a giudizio aveva rivelato accuse a suo carico di cui alcun membro del Cda era a conoscenza. Ribadendo l’assoluta estraneità della Fondazione a questa vicenda, precisiamo che la programmazione di Ravenna Festival, attraverso la lente straordinaria dei linguaggi artistici, ha da sempre abbracciato e condiviso i più alti valori etici e morali, e continuerà a perseguire questo indirizzo con la direzione artistica di Angelo Nicastro e Anna Leonardi»."
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Michele Marco Rossi, rinviato a giudizio.
Accusato di maltrattamenti e violenze dalla ex fidanzata
La «umiliava quotidianamente come donna», inviandole anche «continui messaggi WhatsApp a sfondo sessuale, dal contenuto molto volgare, con i quali le intimava di dover essere la sua schiava sessuale e con i quali in alcune occasioni la minacciava di violentarla e di ucciderla». «Maltrattamenti, minacce, violenze psicologiche ed umiliazioni di tipo sessuale» che Michele Marco Rossi, musicista affermato nella scena internazionale, avrebbe riservato alla ragazza con cui ha condiviso una relazione sentimentale per quattro anni, «riducendo la fidanzata a mero oggetto e destinataria inerme delle proprie pulsioni sessuali». Sono queste le accuse che la procura contesta al violoncellista: maltrattamenti e violenza sessuale.
Reati che hanno convinto il giudice per le indagini preliminari a rinviare a giudizio l’indagato, un artista che ha debuttato anche al Teatro alla Scala di Milano per il Festival Milano Musica e ha sviluppato «progetti trasversali collaborando con Andrea Camilleri, Valerio Magrelli, Nicola Piovani», come si legge sul suo sito.
Negli atti, invece, è raccontata tutta un’altra storia. Inizia nel 2007, quando la vittima, all’epoca tredicenne, conosce Rossi, un talentuoso diciottenne che frequentava il suo stesso corso estivo di musica. Ne nasce un’amicizia che sette anni dopo si trasforma in un rapporto più intimo. Caratterizzato, denuncia lei, da comportamenti violenti. Inizialmente, racconta la ragazza, si trattava di gelosia, di pretese, specialmente in ambito sessuale. Richieste sempre più pressanti: doveva scegliere gli indumenti intimi della vittima, la derideva, le chiedeva con insistenza pratiche di dominazione. Per questo motivo la ragazza, all’epoca ventenne, aveva deciso di lasciarlo.
Dopo poco tempo, però, la relazione era ricominciata. Così come le scenate di gelosia e le violenze, anche sessuali. Si tratta di rapporti iniziati in maniera consenziente ma sfociati in altro, in qualcosa di aggressivo. Inutile chiedere di fermarsi, piangere, pregarlo di smettere. Pretendeva foto della biancheria intima della ragazza e minacciava di diffondere immagini che la vittima gli aveva concesso in un momento di intimità. Agli atti ci sono anche messaggi per lo più irripetibili: «Sappi che sarà una cosa violenta», «Non esiste che sabato ti vesti diversamente da come ti ho detto», «Domani ti violento se ti permetti di fare storie». È questo il tenore degli scritti che l’imputato in aula ha cercato di ricondurre a un gioco di ruolo.
Lei, la vittima, non riusciva a lasciarlo. Per molti mesi non è stata neanche in grado di denunciarlo. Immobile, soggiogata, mentre disturbi alimentari e pensieri nefasti prendevano il sopravvento. Poi, un giorno del 2023, mentre si trovava a Torino, ha trovato la forza di denunciarlo, di rivolgersi all’avvocata Stefania Nubile, dello studio Grande Stevens. Un senso di liberazione, che si è riproposto dopo il rinvio a giudizio. Testimoniato dalle lacrime sul viso della ragazza.
Adesso si andrà a processo: il musicista si difenderà nel merito delle accuse, visto che si professa innocente. Al momento i suoi legali hanno preferito non rilasciare dichiarazioni. (da La repubblica)
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