Berio di ONEGLIA
di Pietro Acquafredda
In occasione dei suoi settant’anni, il settimanale ‘Il Venerdì’ di Repubblica, ci commissionò una intervista a Luciano Berio, festeggiato al Festival Romaeuropa. L’intervista ebbe luogo nella primavera del 1995, nella sua casa di Radicondoli, registrata e fedelmente trascritta.
Ma l’intervistato, a pochi giorni dalla pubblicazione, inviò una versione del tutto nuova del testo; alla fine, pro bono pacis, fu pubblicata la sua versione. Ma quella originale, più spontanea ed anche più ricca, che abbiamo conservato, la offriamo ai lettori, a cento anni esatti dalla nascita di Berio, e quando, ancora una volta, Romaeuropa lo ricorda.
Da essa abbiamo eliminato i passaggi in cui parla della sua famiglia, che allora furono, forse non per sua volontà, causa principale delle sue contestazioni.
*****
Sono pieno di problemi e contrattempi
- attacca il musicista..
L'opera incompiuta di Mozart,
‘Zaide’, per la quale Berio ha fatto
un complesso lavoro, è stata cancellata
dal programma del Maggio
Musicale Fiorentino. Le
ragioni le elenca il diretto interessato:
“I produttori sono dei delinquenti
e il regista è un pazzo:
provano a Cracovia, mentre la
prima era programmata a Firenze,
il produttore è a New York,
il regista in Brasile, il direttore
d'orchestra, giovane e
bravissimo, è in Inghilterra
ed io sono
qui...".Un film di
straordinaria
follia, in un
luogo
dove
nulla sembra poter turbare il quieto solitario
lavoro di un musicista confinato
nella campagna senese, a
Radicondoli, in una bella casa
del Settecento, in pietra,
'Il Colombaio' . E, invece,
anche per un
compositore famosissimo,
come Luciano
Berio, giunto
alla soglia
dei settant'anni,
i problemi non finiscono
con la scrittura di una nuova
opera.
Come in un film, il racconto della
sua vita.
da dove si potrebbe
cominciare?
Lo avrei chiesto
a mia madre... io
non saprei da
dove cominciare.
Non so
farlo né per la
mia vita né per
quella di qualunque
altro, come percorso
lineare. Anche
quando si racconta
il lavoro di una persona,
musicista o
scrittore, mettendo
in fila dei
titoli, si sbaglia.
La
cosa è
molto più complessa. Sono veramente
negato a raccontare la mia vita,
anche perché non l'ho mai raccontata.
E poi sono ligure; ed i liguri,
per natura, sono reticenti e
scontrosi.
Della sua infanzia qualcosa ricorderà?
La mia infanzia è stata molto
bella, piena di musica: mio nonno
e mio padre erano musicisti,
quindi sono stato sempre nella
musica, in un modo o nell'altro.
Senza di loro la sua vita sarebbe
stata diversa?
E' un grande dilemma tuttora irrisolto,
quello dei rapporti tra natura
ed ambiente che solleva
addirittura problemi genetici.
Suo padre è stato con Lei come
Leopold Mozart con il piccolo
Amadeus, cioè abbastanza duro,
forse cattivo?
No, non è stato cattivo né duro,
però è stato molto rigoroso.
Anche Leopoldo è stato un
grande maestro per il piccolo
Wolfango.
Mai nessun dubbio l'ha sfiorata
sulla strada da intraprendere?
Mai, forse questa è una mancanza.
Anzi un dubbio l'ho avuto,
ad un certo momento. Avevo undici
o dodici anni e mi venne
l'idea di una carriera navale, perché
ho sempre amato il mare e
l'amo tuttora.
E poi, invece, dalla nativa Oneglia,
è finito a Radicondoli, nella
campagna toscana, lontano dal
mare.
L'incoscienza politica, democristiana
e socialista, ha rovinato le
coste. Non posso andare troppo al sud, o in Sardegna che amo
moltissimo, a causa del mio lavoro,
che svolgo sì a casa ma che
mi costringe a frequenti viaggi.
Devo perciò abitare non lontano
dagli aeroporti, ad esempio. Le
coste italiane, comprese quelle
della Liguria, sono infrequentabili,
rovinate dalla speculazione. Ad
Oneglia resto sempre legato, c'é la
mia casa di famiglia che ho appena
donato alla Società Operaia
di Mutuo Soccorso e che diventerà
presto un luogo di studio
della cultura, della storia e dell'arte
del Ponente Ligure, da Savona
alla Francia. C'è l'architettura
di ascendenza romanica; di letteratura
ce n'è molta: De Amicis era
di Oneglia e la ‘Scapigliatura’ di
inizio secolo spesso bazzicava ad
Oneglia; mio padre era amico di
famiglia di Angelo Silvio Novaro.
Di musica ve n'è stata, invece, abbastanza
poca. E, poi, ad Oneglia
c'è stato anche Mussolini.
Quando?
Non conosco bene la sua biografia
ed a questo punto non mi attrae neanche tanto.
Dopo il suo
espatrio in Svizzera, tornato in Italia,
venne ad Oneglia a fare l'insegnante
elementare. Era molto
povero. Ad Oneglia c'era una macelleria,
la 'Macelleria Natta', dei
genitori di Alessandro Natta, dove
Mussolini andava a chiedere
avanzi di carne che i Natta gli davano,
per aiutarlo. Le voglio raccontare
ciò che mi ha confidato
una volta Alessandro Natta, a proposito
del maestro elementare
Benito Mussolini. Un giorno si era
recato presso la macelleria di suo
padre per domandare il solito
obolo, in natura. In macelleria
c'era quel giorno una bella signora
con un bambino al seno:
Mussolini la guarda con occhi spiritati
e dice: “Ma che bel putto!”.
La sera, a cena, la mamma di Alessandro
Natta racconta al figlio:
“oggi è venuto Benito, e ad una signora
che aveva un bambino in braccio ha detto: che bel putto!
Ma che vuol dire putto?” La signora
Natta si era insospettita.
Ricorda cosa ha fatto con i primi
soldi guadagnati da musicista?
No! Ricordo, invece, cosa ho fatto
con i primi soldi che mi furono regalati,
a dieci anni, da mia nonna.
Una bella somma per l'epoca che
spesi tutta in biglie, palline, duecento
circa. Mia madre se ne accorse
e riuscì a riportare le palline
alla cartoleria ed a farsi ridare indietro
i soldi.
Degli anni di guerra - Lei era un
ragazzo - cosa ricorda?
Brutti ricordi: problemi, conflitti.
Anche perchè mio padre, un brav'uomo,
aveva una certa ammirazione
per Mussolini. Per questo mi
sono staccato molto presto dalla
mia famiglia, avevo diciott' anni
Questo ricordo ancora oggi mi fa
molto male. Dopo la guerra andai
a studiare a Milano.
Assai più tardi ha pensato ad una
sua famiglia; il lavoro di musicista
comportava dei sacrifici?
Sacrifici per la famiglia. La vita che
ho fatto ha avuto effetti spesso
non costruttivi per la vita famigliare.
Direi che adesso ho imparato.
La politica è
stato un suo grande
amore, a giudicare
dalle tante volte
che, specie in passato,
si è apertamente
schierato.
questo amore dura
ancora o si e affievolito?
Oggi le cose sono molto diverse,
perché l'Italia sta attraversando
una crisi culturale che si manifesta
in molte maniere, dal modo di
far politica a quello di risolvere i
problemi fondamentali dell'educazione,
oppure nella mancanza
di senso di responsabilità di molti,
nello svolgere il proprio lavoro.
Guardi come si è ridotta la televisione,
o le stesse pagine dei giornali,
che un tempo avevano una
grande dignità, e che oggi, dovendosi
giustamente occupare
della melma politica, sono anch'essi
un po’ inquinati. E' una crisi
culturale alla radice di questo
stato di cose, non un fatto politico.
Di conseguenza, anche la politica
è ridotta a semplice tattica
senza alcuna strategia di pensiero;
non vi sono ideali, anche se, certamente,
molte persone ancora li
coltivano e difendono. In generale
c'è stato un abbassamento di
clima, di tensione, idealità, spiritualità,
La televisione ha colpe?
Nel momento in cui c'era in Italia
il desiderio di cambiare tutto, la
televisione ha avuto il demerito di
facilitare l'arrivo di Berlusconi.
Questo il suo unico demerito; per
il resto non darei così importanza
alla televisione. L'importanza che
oggi si attribuisce alla televisione
nasce dalla crisi culturale profonda
che attraversiamo. Se i valori
sono collegati più
profondamente e razionalmente
tra loro, la televisione non può pesare
più di tanto. E' lo stato di
emergenza che le attribuisce importanza.
Naturalmente la situazione
televisiva in Italia va
modificata, vi sono
tanti esempi nel
mondo che possono
essere presi a modello.
Ed invece è
tutto un pò degradato.
Avrà allora molto
apprezzato il gesto
del suo amico Umberto
eco che ha
pubblicamente dato
50 milioni al comitato
per il sì sui referendum
televisivi.
E' un gesto molto
bello, coraggioso.
Umberto è molto coraggioso.
E poi ha un
modo d'essere tutto
suo, che è scomodo
per molti. Gli sono
legato da amicizia
ma anche da grande
ammirazione, per
quel che dice, fa e,
naturalmente, pensa.
Nella vita di ogni uomo di successo
c'è un Salieri, vero o presunto.
E il suo ?
Innanzitutto, nel film ‘Amadeus’, è
fasulla l'immagine di Salieri, ottimo
musicista. No, sono molto
grato a certi musicisti per quello
che danno o hanno dato a me, ed
ai miei compagni di strada. Soprattutto
Maderna, Boulez, Messiaen.
L'Italia ha avuto una storia
anche per la musica molto travagliata
nel Novecento, a differenza
di quanto è accaduto in Francia o
nella Germania, e prima, natural-
mente, in Italia con la grande
opera di Rossini e Verdi; ma neppure
essi hanno contribuito alla
formazione del pensiero musicale.
E ciò ha comportato per l'Italia
una grande fatica per mettere
le radici in Europa. Stesso discorso
vale per la letteratura (il nostro
Ottocento è Leopardi; io ho problemi
con Manzoni!); nella pittura
c'è...Fattori. Si guardi, invece, alla
Francia...sembra che la pittura sia
nata lì! Il lavoro di dissodamento
in Italia nella musica, l'ha cominciato
Puccini e poi Dallapiccola,
Petrassi, Maderna e quelli della
mia generazione.
Torniamo al film sulla sua vita: a
quale regista lo affiderebbe?
Presto sarò anch'io un cineasta
come Gregoy Peck: il 29 luglio (1995,ndr) mi
danno, a Venezia, il 'Leone d'oro'
alla carriera. Avrei dei conflitti
nella scelta del regista per un film
sulla mia vita. Uno solo, no! Una
volta avrei detto Antonioni,
perchè lascia vivere le cose, non le violenta,
Ora mi interessano
molto i fratelli Taviani.
E Corbiau, il regista del recente
film sul castrato Farinelli?
Chi è? Non lo conosco. Non vado
mai al cinema. Forman, magari!
l'unico film che ho visto negli ultimi
mesi è ‘Forrest Gump’, un film
di grande abilità, ma di un cinismo
ideologicamente putrido.
I musicisti, i cui cognomi iniziano
con la lettera B, sono tutti dei colossi.
Questo pensiero le ha mai
creato qualche problema ...di responsabilità?
Crea dei problemi sulle pagine del
telefono, dove ci sono troppe 'B'.
Senza contare che ad Oneglia, metà sono Berio.
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