mercoledì 22 ottobre 2025

L'Europa, finalmente, ha un piano, in 12 punti, per far terminare la guerra della Russia contro l' Ucraina ( da Il Mattino, di Ileana Sciarra)

 

Guerra Ucraina, il piano di pace in 12 punti di Europa e Kiev: territori, adesione all'Ue e ricostruzione© Anthology

Tra due fuochi, forse anche più. Da un lato l’esigenza di restare ancorati agli States, impresa non semplice con Donald Trump alla guida della Casa Bianca e la sensazione perenne di vivere su un ottovolante. Dall’altro la necessità di mantenere il fronte compatto a sostegno dell’Ucraina dopo tre anni di guerra in cui l’Europa non ha mai fatto passi indietro, granitica al fianco di Kiev seppur con le immancabili divisioni interne. E così, a 72 ore dall’ultimo incontro tra Trump e Zelensky in cui son volati stracci - o meglio mappe - l’Europa raccoglie l’sos lanciato dal leader di Kiev e mette nero su bianco la sua posizione in un esercizio di alta diplomazia. In sintesi: con Trump per la pace - un sentiero obbligato - ma senza concedere rese a Vladimir Putin.

 

Il piano: ecco cosa prevede

Il che si traduce in un giù le mani del Cremlino da territori che non ha conquistato, guai a far valere la regola del più forte pur di mettere a tacere le armi. Una tentazione che il tycoon, ringalluzzito dalla tregua in Medio Oriente, potrebbe finire per accarezzare. Gettando nel panico non solo Kiev ma anche le cancellerie europee, che rischiano di vedere inceneriti tre anni di sacrifici tra massicci invii di armi e pesanti sanzioni imposte a Mosca. Con Trump che sfoggia sintonia con Putin e non dissimula l’antipatia per Zelensky la partita si fa durissima, serve l’equilibrio di un funambolo. Necessario per portare a casa la pelle. «Sosteniamo fermamente la posizione del presidente Trump» per un cessate il fuoco immediato, scrivono, con la firma dello stesso Zelensky in calce, i vertici della Ue assieme a Italia, Gran Bretagna, Germania, Francia, Polonia, Norvegia e Finlandia, a cui si accoda, in seconda battuta, anche la Spagna di Pedro Sanchez. Addebitando a The Donald anche l’assunto - sostenuto da Trump ma tra una giravolta e l’altra - per cui «l'attuale linea di contatto dovrebbe essere il punto di partenza dei negoziati».

Video correlato: I Leader Europei Sostengono La Posizione Di Trump Sul Cessate Il Fuoco In Ucraina (unbranded - Newsworthy (Italian))
 

Congelare i confini attuali

Tradotto: congelare la linea del fronte e trattare a partire da lì. Per Zelensky, Meloni, Macron, Starmer e gli altri, deve valere il «principio secondo cui i confini internazionali non devono essere modificati con la forza». Dopo aver resistito contro ogni pronostico, Davide non può cedere a Golia. Tanto più, scrivono gli europei, che «le tattiche dilatorie della Russia hanno dimostrato più e più volte che l'Ucraina è l'unica parte che vuole seriamente la pace». Anche per questo, Kiev «deve trovarsi nella posizione più forte possibile, prima, durante e dopo qualsiasi cessate il fuoco»

I beni russi congelati

L’Europa, per non trovarsi col cerino in mano, cerca di recuperare terreno: a sera l’agenzia Bloomberg scrive di un piano in 12 punti a cui starebbero lavorando gli europei con Kiev per porre fine al conflitto lungo le attuali linee di battaglia. Si cerca una via d’uscita mentre l’Ucraina torna prepotentemente al centro della scena. Domani sarà l’indiscussa protagonista di un Consiglio europeo che darà disco verde al 19esimo pacchetto di sanzioni contro Mosca (si lavora in queste ore per convincere Slovacchia e Ungheria). E si discuterà anche dell’uso dei beni russi congelati: una prova di forza che ha già incassato il disco verde dei ministri degli Esteri europei. La strada però è tutta in salita, tanto che è già dato per scontato che a Bruxelles, nel migliore dei casi, i leader si limiteranno a dare mandato a Palazzo Berlaymont affinché studi una proposta ad hoc. L’incedere con passo da lumaca è legato ai troppi i dubbi che frenano i 27, Italia compresa, per i possibili contraccolpi di un blitz senza precedenti. 

Pressing tedesco sugli asset

In pressing sulla linea dura c’è la Germania di Merz, convinta nel percorrere una strada che, per quanto impervia, darebbe fiato all’Ucraina per altri due anni almeno. Di contro però i timori, anche di Roma, che agire sui frozen assets finisca per suonare come un esproprio, un segnale negativo che rischia di allontanare gli investitori (come denunciato a più riprese dalla Bce). Senza contare le possibili ritorsioni di Mosca e il pericolo concreto di una causa legale da parte del Cremlino. Che finirebbe per restare, manco a dirlo, sul groppone dell’Europa in assenza di stringenti vincoli giuridici, per l’Italia un paracadute irrinunciabile. Per questo Meloni, oggi in Parlamento per le comunicazioni in vista del summit, nel suo intervento non si soffermerà sulla questione degli asset nello specifico, ma si limiterà a ribadire il fermo sostegno a Kiev e la necessità di fare pressioni, anche economiche, sul Cremlino. Ricordando con forza chi è l’aggressore e chi è l’aggredito: «il governo ha sempre saputo da che parte stare».

 

Il Medio Oriente

Sul Medio Oriente la premier ribadirà che l’Italia farà la sua parte, dichiarandosi pronta - per la fase 2 del piano Usa - a un passaggio parlamentare su cui confida di incassare l’unanimità: chi ha predicato la pace e sventolato bandiere non può sottrarsi, è pronta a pungere. Spazio poi al dossier migranti e toni durissimi sulle politiche europee sul clima: servono gradualità e flessibilità nei target o rischiamo una Caporetto industriale, il grido d’allarme di Meloni. La presidente del Consiglio raggiungerà Bruxelles in tarda serata, mancando la cena con il presidente egiziano al-Sisi. Mentre venerdì si collegherà da remoto alla riunione dei volenterosi in programma a Londra.

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