Domani il grande giorno della svolta: si inaugura la prima delle quattro stagioni che saranno avviate con un'opera ('dramma musicale') wagneriana ('giornata': tre 'giornate' ed un prologo), delle quattro che costituiscono la cosiddetta Tetralogia, in programma per quattro anni consecutivi e che si concluderà nel 2028, quando verranno eseguite una dopo l'altra nella medesima stagione. Insomma l'Accademia è diventata wagneriana, senza che si sia riusciti a capire ( noi almeno non lo abbiamo capito) se per volontà del precedente sovrintendente (dall'Ongaro) o del nuovo direttore musicale (Harding) o dei due di comune accordo.
Dubitiamo che la decisone, tanto importante ed impegnativa per l'Accademia sotto il profilo anche economico e, per giunta, carica di incognite, per il semplice fatto che lega l'Accademia per quattro impegnative inaugurazioni di stagione, possa essere stata assunta dal nuovo sovrintendente, Massimo Biscardi, che è si è insediato ufficialmente a febbraio di quest'anno. Come dubitiamo pure, quali che siano ragioni future, possa essere mutata in corso d'opera.
Resta comunque il fatto - anomalo, diciamolo pure - che una istituzione sinfonica si impegni in maniera tanto gravosa per un repertorio che non sarebbe, anzi non è, nel suo dna.
Tale decisione, se guardiamo al passato ceciliano fa il paio con una precedente 'stravaganza' - chiamiamo le cose sempre con il loro nome - messa in atto da Bruno Cagli, studioso rossiniano e sovrintendete fra i più longevi della storia dell'Accademia - oltre un ventennio in due diversi periodi !- come quella dell'Opera Studio. Affidata per la direzione a Renata Scotto ( che prima di allora forse non aveva mai messo piede in Accademia) e ad un gruppo di validissimi insegnanti, da essa l'unica ad essere uscita laureata a pieni voti e che sta avendo una bella carriera è Rosa Feola.
Mentre la iniziativa è durata molti anni, senza ragione. Nonostante che i primi a non credere alla bontà di quella iniziativa siano stati i musicisti dell'Accademia, a cominciare dal direttore musicale Pappano che mai ha assunto, anche per ruoli minori, nel corso dei suoi lunghissimi anni di permanenza a Roma, un allievo, 'promettente' s'intende, di quell'Accademia. Dunque perchè allora? Per il capriccio di un sovrintendente e la mancata assunzione di responsabilità da parte del consesso accademico, in cambio di favori (presenza nelle stagioni).
Logico, invece, è che una accademia o qualcosa del genere sorga presso un teatro d'opera, come la Scala o l'Opera di Roma, dalla quale consentire ai giovani cantanti di fare il salto direttamente in palcoscenico per ruoli minori durante gli anni di studio.
Anche in questo caso, importante per un teatro d'opera, a noi è capitato di vedere un nutrito gruppo di allievi, di valore, dell'Accademia dell'Opera di Roma, mandato allo sbaraglio su un palcoscenico al 'limite estremo' del sito delle Terme di Caracalla, davanti ad una platea di cemento e sedie scomodissime, per spettacoli che potremmo definire 'parrocchiali', senza offesa per le preziose istituzioni cattoliche. Alla Scala, nel caso della sua Accademia, le cose sembrano andare molto meglio; addirittura ogni anno si mette in cartellone un titolo affidato proprio agli allievi migliori dell'Accademia interna.
A Santa Cecilia, poi, che oggi si immola al dio Wagner, vogliamo chiedere perchè è passata sotto silenzio la celebrazione del quinto centenario della nascita di Palestrina,1525, che dell'Accademia, allora ' Congregazione dei musici...' fu fra i promotori, nel 1585.
Non ci sembra che l'abbia festeggiato come Palestrina avrebbe meritato, anche senza ricorrere - e perchè no?- all'opera omonima di Hans Pfitzner. Mentre, invece, da diverse stagioni e senza posa, continua a eseguire e rieseguire le Sinfonie di Mahler. Troppo facile, e di moda, per inseguire un successo che si ritiene sempre e comunque garantito. Ed ora anche l'anomalia Wagner che durerà a lungo: quattro anni consecutivi.
Ci si potrebbe, infine, domandare perchè si è voluto presentare Wagner in forma scenica- come certamente merita, a differenza di quanto ospitato in passato La risposta la diede quel genio di dall'Ongaro al quale fu chiesto nel corso di una conferenza stampa. La sua risposta fu: perchè cinque ore di musica wagneriana senza scena chi le reggerebbe? Forse che glielo aveva consigliato lo psichiatra di mettere in cartellone la Tetralogia?
Caro Acquafredda, fermo restando che per nessuna cosa al mondo mi andrei a chiudere per cinque ore filate in quell'Auditorium dove i posti sono confortevoli quanto un cavalletto di tortura e le toilettes distano anni luce dalla sala, e che delle scene non me ne importa assolutamente nulla giacché solo la forma di concerto mi consentirebbe di seguire la partitura, mi domando perché iniziare il ciclo con la Valchiria anziché con l'Oro del Reno.
RispondiEliminaadesso Caro Servandoni, non si faccia redarguire anche da Wagner per quella sua affermazione sulla modalità migliore per ascoltare (e vedere) la sua musica. A Lei un biglietto per la sua Bayreuth glielo negherebbe.
RispondiEliminaForse mi sono spiegato male. Posso pure ascoltare Wagner in una sala da concerto, ma alla condizione che sia in versione da concerto. Una versione scenica come quella minacciata da Santa Cecilia in una sala fatta solo per la musica è un'eresia, e per di più l'oscurità m'impedirebbe di leggere la partitura. In ogni modo Wagner era veramente incontentabile, non avrebbe tollerato che il Parsifal fosse eseguito al di fuori del Festspielhaus. Detto questo, non resta che augurarci che i senescenti abbonati di Santa Ceclia portino con sé un pappagallo di plastica. E che sia capiente.
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