Istituzione Universitaria dei Concerti
I CONCERTI DELL’AULA MAGNA
81a Stagione 2025 | 2026
Sabato 1 novembre . ore 18.30Apokàlypsis di Marcello Panni (Edizioni Musicali Rai Com)CORO VOCI BIANCHEDELL’ ACCADEMIA DI SANTA CECILIAClaudia Morelli maestra del coroCORO GOFFREDO PETRASSIStefano Cucci maestro del coroBANDA NAZIONALE DELL'ESERCITO ITALIANOFilippo Cangiamila direttoreFRANCESCO SICILIANO voce recitanteSYLVIA MILTON voce recitanteMARCELLO PANNI direttore
Prolusione diS.Em. Card. GIANFRANCO RAVASIMarcello PanniApokàlypsis. Oratorio in sette quadri e due parti con un prologo ed un epilogo.Tratto dall'Apocalisse di Giovanni.Libretto e Musica di Marcello Panni (Edizioni Musicali Rai Com)Per 2 voci recitanti, coro misto, coro di voci bianche, strumenti a fiato e percussioni
La musica, affidata a 31 strumenti a fiato e 4 percussionisti, che hanno anche il compito di azionare dei meccanismi teatrali per riprodurre i rumori della tempesta, del tuono, delle fiamme e del terremoto, intende evocare una sacralità primitiva, e nello stesso momento senza tempo, e lo fa con un’armonia dissonante, basata su scale difettive, tipiche della musica aborigena sudamericana. Due le voci recitanti del celebre e visionario testo: un uomo (Giovanni) e una donna (la Sposa Celeste). A loro si affiancano due cori: uno di voci bianche (gli Angeli) e uno, diviso in Ventiquattro Anziani e quattro Esseri Viventi (Leone, Vitello, Uomo e Aquila), che cantano in latino con frammenti in italiano, francese, inglese, tedesco, spagnolo e, nel finale, greco.
Il testo dell’Oratorio Apokàlypsis - racconta Marcello Panni - è un estratto di brani dal libro dell’Apocalisse di Giovanni, l’ultimo e il più misterioso dei libri della Bibbia; la scelta dei versetti è stata fatta secondo le indicazioni di uno dei massimi intenditori delle Sacre Scritture, S.E. il Cardinale Gianfranco Ravasi.Dalle sue indicazioni ho tratto un libretto per una moderna sacra rappresentazione con due voci recitanti, un uomo e una donna, che recitano i versetti in italiano , alternandosi e a volte sovrapponendosi all’orchestra e al coro, che invece intona la versione in latino, ma anche in alcuni punti in francese, inglese, tedesco, spagnolo, e nel finale in greco, lingua in cui probabilmente si è diffusa l’Apocalisse nei primi secoli del cristianesimo.La visione di Giovanni è tutta piena di riferimenti alla musica: suonano, e più volte, le 7 trombe e le arpe, si intonano cori angelici e di Anziani, che adorano l’Agnello, per non tacere dei rumori naturali della tempesta, del tuono, del divampare delle fiamme.Come dare corpo a questa gigantesca visione sonora ? Come incarnare quegli strumenti, che tante volte abbiamo visto negli affreschi di Giotto, Beato Angelico, Signorelli?Varie sono state le mie scelte: simbolicamente ho adottato il numero sette come elemento portante ritmico e strutturale della musica . Non sono forse sette le note e sette i cieli , che ruotando attorno alla Terra producono l’Armonie delle Sfere? Sette sono anche i quadri, come grandi affreschi, che compongono l’oratorio, con un prologo e un epilogo, in tutto 9 ( altro numero magico, 3 alla seconda, cioè la Trinità al quadrato!). Ma la cosa più difficile era scegliere lo stile armonico e melodico di un testo così complesso.Rinunciando a un Apocalisse tecnologica con effetti elettronici e stile cinematografico, (era la soluzione più ovvia ), ho scelto una lettura austera che evochi piuttosto un rito sciamanico, una sacralità primitiva, una cerimonia antica e senza tempo, con elementi di folklore e la cui ispirazione mi viene dalle 37 gigantesche tappezzerie medioevali dell’Apocalisse di Angers, che conosco e amo da molti anni, tessute per le grandi solennità della sua Cattedrale. Ho scelto di prendere come temi principali alcune melodie sciamaniche di origine aborigena del Sud America, innestandole su un evocazione di forme contrappuntistiche medioevali ( motetus, conductus, organum) e della solmizzazione gregoriana. L’armonia sarà aspra e dissonante basata su incontri politonali di scale difettive, tipiche della musica aborigena. Dovendo dare un riferimento comprensibile, penserei alla Création du Monde e a La mort d’un Tyran di Darius Milhaud o a Laborintus II del suo allievo e mio maestro Luciano Berio.
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