martedì 21 ottobre 2025

Trump tiene in ostaggio l'Europa anche sui medicinali, trattando direttamente con le case farmaceutiche (da Quotidiano.Net, di Simone Cantarini)

 

“Trump tiene in ostaggio l’Europa sui farmaci”, monito dell’eurodeputata Guzenina

 In qualità di membro della delegazione Ue-Usa, l’eurodeputata finlandese Maria Guzenina (S&D) segue da vicino l’evoluzione dei rapporti tra Bruxelles e Washington. Ex ministra della Salute della Finlandia, oggi al suo secondo mandato al Parlamento europeo, in un’intervista redatta da Thomas Mangin per Euractiv.com, Guzenina mette in guardia contro la nuova tattica negoziale del presidente statunitense Donald Trump, che ha scelto di trattare direttamente con le grandi case farmaceutiche anziché passare dai governi o dall’Unione europea.

Dopo gli iniziali tentativi di ridurre i prezzi dei medicinali con decreti presidenziali, Trump ha avviato negoziati bilaterali con i colossi del settore, tra cui Pfizer, AstraZeneca e Merck. Un approccio che, secondo Guzenina, rischia di “stravolgere il modo tradizionale con cui l’Europa si è sempre rapportata a questo mercato”.

“È quasi come se tenesse in ostaggio l’Europa, chiedendoci di cambiare il nostro modo tradizionale di funzionare, negoziare ed essere uniti” afferma Guzenina. “Se aziende come Pfizer – e più di una dozzina di altre – sono già impegnate in colloqui bilaterali, significa che Trump ha già vinto. È riuscito a far sì che queste aziende ‘saltassero la fila’ e noi siamo già indeboliti dall’idea, all’interno del settore, che i loro interessi prevalgano sul tradizionale modo collettivo di negoziare”.

La deputata socialdemocratica non usa mezzi termini: “A lungo termine, sarà un disastro per noi. Siamo un continente che sta invecchiando e i nostri sistemi sanitari non si sono ancora ripresi completamente dalla pandemia di Covid-19. Quello che Trump sta facendo con i farmaci – mettendo le aziende l’una contro l’altra – avrà un impatto, a partire dalla questione dei ‘prezzi di listino’ dei medicinali, dato che le economie europee e gli Stati membri variano enormemente”.

Guzenina cita il caso della Grecia, dove “i farmaci sono molto economici al momento”. “Cosa succederà”, si chiede, “se Trump cercherà di costringere l’Europa ad aumentare i prezzi dei farmaci? Nei Paesi in cui i farmaci sono attualmente accessibili al pubblico e agli ospedali, cosa succederà all’accesso alle cure?”.

La parlamentare finlandese lega la questione anche al contesto economico e politico più ampio. “Con i tagli ai finanziamenti pubblici da parte dei governi, l’equazione diventa impossibile da risolvere. Si stanno investendo ingenti somme nella difesa. Tutti si stanno concentrando su questo argomento e ora Trump sta aggiungendo un altro mix esplosivo – con i dazi, anche sul settore farmaceutico – che potrebbe trasformarsi in un cocktail Molotov. Ci aspettano guai”.

Secondo Guzenina, la frammentazione politica in Europa rende ancora più difficile reagire. “Il clima politico in Europa è cambiato. Non sappiamo cosa succederà in Germania o in Francia. Per questo motivo è già molto difficile trovare una visione comune per la direzione del continente. Ma dobbiamo davvero affrontare la realtà”, aggiunge.

E la realtà, precisa, è che “tutto questo è una vittoria per Trump, ma anche per il leader russo Vladimir Putin. Perché un’Europa debole è una gioia per lui. Quindi, quando parliamo di dazi, non stiamo parlando solo di dazi, ma di una politica del ‘divide et impera’ in azione”.

Anche dal punto di vista industriale, l’impatto è notevole. “Le aziende vogliono contesti prevedibili” osserva Guzenina. “Infatti, se si guarda agli Stati Uniti, avere la propria azienda lì è talvolta quasi più prevedibile che in Europa, dove, a seconda del Paese, non si sa quali tagli ci saranno in futuro; i governi cambiano colore molto rapidamente e non viene seguita alcuna strategia a lungo termine, né a livello nazionale né a livello europeo. Dobbiamo ritrovare l’unità, con una strategia europea che i governi seguano indipendentemente dalle loro inclinazioni politiche”.

Sull’ipotesi di un accordo con dazi al 15%, Guzenina è pragmatica: “È piuttosto triste dirlo, ma al momento l’Europa non ha molto potere contrattuale. E un accordo mediocre è meglio di nessun accordo, dove non abbiamo idea di cosa succederà a lungo termine. Siamo realistici: con Trump, anche se si raggiunge un accordo, questo può essere infranto. Potremmo accettare la zona del 15% se non ci sono alternative. Ma possiamo anche cercare di negoziare delle esenzioni per alcuni settori e procedere passo dopo passo”.

Sul piano istituzionale, spiega, “l’unica cosa certa è che il Parlamento dovrà votare qualcosa. Su cosa e quando, non lo sappiamo, ma penso che sarà prima piuttosto che dopo. È inoltre in corso l’indagine ai sensi della sezione 232, in particolare per il settore farmaceutico. Nessuno sa cosa succederà”.

Alla domanda sul segreto che circonda i negoziati, risponde: “Quando si negozia, non si possono scoprire le proprie carte in anticipo: se ci fossero fughe di notizie, l’intero quadro negoziale verrebbe stravolto. Quindi capisco che, in questo momento, anche se abbiamo bisogno di informazioni, dobbiamo anche essere pazienti”.

Guardando al futuro, Guzenina ritiene che “l’Europa dovrebbe concentrarsi su se stessa e rafforzare la propria resilienza. Parliamo di autosufficienza nella difesa – siamo già d’accordo sull’aumento della spesa nazionale per la difesa – ma dovremmo anche comprendere che dobbiamo investire nella resilienza delle nostre società”.

Un principio che vale anche per la salute pubblica: “Nel caso dell’industria farmaceutica – conclude – è importante capire che la ricerca svolta in Europa e i medicinali innovativi qui sviluppati sono risorse anche per il futuro dell’Europa, poiché fanno parte della nostra strategia di crescita”.

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