Che sia in Italia o all’estero, le nomine di Beatrice Venezi continuano
a far discutere. Qualche giorno fa, il 17 ottobre, lo sciopero a La Fenice
di Venezia. Ora un altro caso, dall'altro lato dell'oceano. La Nacion, il
principale giornale argentino, nel raccontare l’agitazione della scorsa
settimana, riporta tra le righe di una lettera, inviata dall’ambasciata italiana
in Argentina, in cui “l’amicizia con Meloni” e il suo “incarico di
consigliera al ministero della Cultura” sarebbero stati indicati
come elementi per caldeggiare la nomina di Venezi a direttrice ospite
dello storico Teatro Colon di Buenos Aires. Un bigliettino da visita,
somma, in cui sarebbero stati enfatizzati i legami politici.
La presenza di Venezi faceva parte di un programma culturale più ampio
— “Divina Italia”, promosso dall’ambasciata italiana e dall’Istituto
italiano di cultura — non cucito interamente su di lei. Ma che oggi, mentre
le acque a La Fenice di Venezia non si sono ancora calmate, torna a far
notizia.
“Se quello che scrive il quotidiano argentino La Nacion su Beatrice
Venezi fosse confermato, saremmo ufficialmente all'esportazione
internazionale dell'amichettismo meloniano”, afferma in una nota il
deputato del Movimento 5 stelle, Gaetano Amato, annunciando la
presentazione di un'interrogazione parlamentare. “Ha scritto nero su
bianco che nel novembre 2024 Beatrice Venezi sarebbe stata nominata
direttore ospite dell'Orchestra del Teatro Colón di Buenos Aires su richiesta
dell'ambasciata italiana e grazie a una lettera di presentazione politica
che citava la sua amicizia con Giorgia Meloni e il suo ruolo di consigliera
del ministro della Cultura. Riecco dunque l'essenza della politica
meloniana, stavolta in salsa internazionale: la politica che si fa
raccomandazione diplomatica, il potere che si traveste da cultura per
piazzare i propri amici nei luoghi internazionali dell’arte”.
"Ci dica il ministro degli Esteri se quanto riportato dal prestigioso quotidiano
argentino corrisponda al vero — continua il deputato pentastellato —.
Il nostro corpo diplomatico, davvero è stato utilizzato per raccomandare
un'amica di Giorgia Meloni? Perché se l'amicizia con la premier e
le consulenze per il suo governo sono diventate un biglietto da visita
per i teatri del mondo, allora l'Italia non esporta più musica: esporta
clientele. Almeno su questo i dazi sarebbero buoni.
Nessun commento:
Posta un commento