Come al solito si è deciso di non decidere, eseguendo per 'Vespro' tutto ciò che si trova nella seconda parte della celebre edizione dell'Amadino del 1610, non riuscendo a distinguere fra le logiche e le esigenze di una edizione a stampa le cui finalità erano ben note, e il Vespro che è celebrazione liturgica, esclusivamente liturgica, perchè non esisteva - come oggi potrebbe sembrare - un vespro 'da chiesa' ed uno 'da concerto'.
La celebre edizione veneziana dell'Amadino, approntata per il viaggio di Monteverdi a Roma in cerca di incarico per sé e dell'accettazione di suo figlio nel seminario romano, contiene tre blocchi chiari e distinti di composizioni, onde mostrare al Pontefice che lui era in grado di maneggiare tutti gli stili allora in uso nella musica sacra - e non solo in quella sacra - ma in questo caso liturgica.
I tre stili presenti sono i seguenti:
- lo stile antico rappresentato dalla messa in contrappunto severo
-lo stile 'concertante' ( quel 'da concerto' del frontespizio va letto nel senso dello stile con voci e strumenti)
- lo stile solistico ( dei mottetti 'concenti') in uso nei palazzi nobiliari.
In più, il blocco da considerarsi come 'vespro' è segnatamente indicato dall'utilizzo del 'canto fermo' gregoriano, così come viene indicato da chi ne dà per primo notizia, nel corso della stampa veneziana.
La Messa certamente non fa aprte del Vespro- e questo è chiaro perfino agli esecutori che decidono di non scegliere, al di là ed anche contro le apparenze, le vare parti che costituisocno il Vespro monteverdiano: e cioè :
-formula introduttiva ( Deus in...)
-cinque salmi
-inno ( Ave maris stella)
- Magnificat ( ve ne sono due, il primo con strumenti, il secondo con il solo accompagnamento organistico del 'continuo'.-
Il problema lo pongono i cosiddetti 'concenti', nient'altro che mottetti ad una o più voci, nel puro stile solistico, posti fra i salmi, in posizione crescente per numero di voci, da eseguirsi eventualmente al posto della ripetizione dell'antifona gregoriana, cantata prima di ogni salmo e che si raccorda perfettamente allo stesso 'modo' musicale utilizzato per il il salmo nel vespro gregoriano. Manca quello al posto dell'antifona del Magnificat.
Già questo dovrebbe far riflettere gli esegeti del Vespro monteverdiano oggi sempre più numerosi, data la frequente esecuzione del medesimo in concerto (oggi solo in concerto, un tempo solo in chiesa per la relativa celebrazione liturgica).
Ma allora quei mottetti, perchè messi nella stampa fra i salmi, tanto da far pensare a sostituti delle antifone, per i quali si è in passato spesso tirata in ballo la 'liturgia' speciale, della Chiesa ducale mantovana di Santa Barbara.
E' più ragionevole pensare che quei mottetti che nella edizione a stampa sono collocati in maniera da trarre in inganno chi è a digiuno della prassi liturgica anche del lontano passato, siano stati scritti da Monteverdi in diverse occasioni solenni e che gli servivano per fra mostra al Pontefice della sua bravura e competenza.
La prassi liturgica voleva che la Messa ed il Vespro - che è la parte più solenne dell''ufficio delle ore', i due Vespri, quello della vigilia di una festa e quello del giorno della festa, più solenne- fossero costituite dalle cosiddette 'parti fisse' (già elencate sopra), alle quale si poteva aggiungere una composizione nuova per particolari solennità, un mottetto appunto, ricorrendo alle parti mobili della Messa ( introito ecc...) come del Vespro ( antifone ai salmi ed al Magnificat) od anche ad altri testi ( nel Vespro ad esempio c'è un testo che mariano non è, piuttosto 'trinitario').
L'errore madornale nel quale cade anche la informatissima Carla Moreni, autrice della presentazione del vespro nel programma di sala scaligero è quel 'da concerto', che Lei legge come intento di Monteverdi di non attenersi alle regole liturgiche, pensando ad una esecuzione anche fuori dalla liturgia.
In conclusione il Vespro (1610) monteverdiano è costituito dalle parti fisse della celebrazione liturgica, l'esecuzione di uno o più 'concenti', neanche nello stesso ordine ( editoriale) in cui sono inseriti nella stampa dell'Amadino, o la non esecuzione non intacca il Vespro costruito sopra canti fermi ed nello stile concertante.
( Chi volesse approfondire lo studio del Vespro può cercare su questo blog un lungo saggio intitolato ' Omaggio a Claudio Monteverdi a 450 anni dalla nascita) da noi dedicato al capolavoro monteverdiano)
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