Realizzati i primi robot soffici capaci di esplorare gli abissi oceanici, fino a scendere nella Fossa delle Marianne, la più profonda depressione oceanica del mondo con i suoi 11.000 metri.
Ispirati a forma e movimento di piccoli pesci adattati ai mari più freddi, i Liparidi, i robot soffici diventano il principale strumento per esplorare un ambiente ancora sconosciuto. Le loro caratteristiche sono descritte sulla rivista Nature dal gruppo dell'Università cinese di Zhejiang coordinato da Tiefeng Li.
Lo stesso numero della rivista pubblica anche il commento della 'mamma' dei robot soffici, l'italiana Cecilia Laschi, dell'Università Nazionale di Singapore. I test condotti nel Mar Cinese Meridionale e nella stessa Fossa delle Marianne, con l'aiuto di un tradizionale rover sottomarino, dimostrano che questi robot soffici, autoalimentati e fatti da materiale leggero e flessibile come il silicone, riescono a resistere alle elevate pressioni marine.
I robot sviluppati dal gruppo di Li hanno un corpo centrale ispirato a quello di pesci e due piccole ali laterali, collegate a strutture che agiscono da muscoli, garantendone i movimenti. In questi robot soffici, spiega Laschi su Nature, "i delicati componenti elettronici sono incorporati e distribuiti in morbido silicone, un design che elimina la necessità di custodie di materiale metallico per resistere alle pressioni oceaniche.
La flessibilità di questi robot - prosegue la studiosa italiana - può migliorare la loro destrezza nel manipolare oggetti, la loro capacità d'inserirsi in spazi ristretti o di viaggiare su superfici irregolari. Tuttavia, c'è ancora molta ricerca da fare prima che l'oceano possa popolarsi di robot di questo tipo. Quelli messi a punto da Li e colleghi - conclude Laschi - sono, ad esempio, ancora lenti, e potrebbero essere facilmente spazzati via dalle correnti sottomarine".
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