Nella conferenza stampa preliminare a quella che sarà la presentazione del Due Mondi a a marzo, un nome e un cognome hanno fatto da costante riferimento per Monique Veaute: Gian Carlo Menotti.
Il direttore artistico che succede a Giorgio Ferrara, lo aveva detto sin dal giorno della nomina: il suo Festival sarebbe tornato alle origini impresse da Menotti che aveva posto la musica al centro di tutto. Ha poi paragonato il Due Mondi nato nel 1958 alla Biennale di Venezia per l’impronta “culturalmente nuova, sperimentale, assolutamente aderente al contemporaneo che li connota”. Ha citato e invitato a recuperare e leggere in questo senso, la riflessione che Alberto Moravia scrisse proprio nel 1958 per l’esordio del Festival e che si intitola “Le arti a Spoleto”. “Qui ci sono le motivazioni, i perché, le peculiarità per cui Menotti decise di creare proprio a Spoleto il suo Festival. Pur nella evidente tradizione e storia che la caratterizza, la città e chi la abitava ispirava a Menotti quella che Moravia definì “la nostalgia delle corti”. Noi abbiamo raccolto la sollecitazione di Veaute e siamo riusciti a ritrovare il testo a cui fa riferimento e lo riproponiamo ai lettori di Vivo Umbria. In effetti sono molti gli spunti che Moravia offre, per tanti versi illuminanti e attualissimi ancora oggi.
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Alla notizia della nomina di Monique Veaute alla direzione artistica del festival di spoleto, succedendo al lungo regno di Giorgio ferrrara, abbimao ripreso un lungo illuminante articolo scritto da Moravia, per invito di Menotti, sul numero unico della prima edizione del festival.
Dell'esistenza di quel prezioso scritto di MOravia nessuno più si ricordava, quando noi l'abbiamo ritrovato, aiutati dalla cortesia della nota famiglia olearia di Spoleto, MONINI, che ha avviato un archivio 'Festival di Spoleto', a 'Casa Menotti'.
Quell'articolo lo abbiamo inserito in un nostro recente studio intitolato 'Moravia e la Musica' e lo abbiamo ripubblciato di recente su questo stesso blog, invitando anche la Veaute a leggerlo. La qual cosa Lei ha diligentemente fatto, dimenticando colpevolmente di citare la fonte di quello scritto, per dare a tutti l'impressione della sua profonda conoscenza della cultura italiana. Ma chi ci crede? ( P.A.)
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