"Il teatro funziona se ha una programmazione che non si chiude nel repertorio, ma guarda anche a ciò che si produce oggi. Altrimenti diventa un museo delle cere, una cosa ormai finita. Forse è ingenuo da parte mia, ma mi chiedo perché l’Italia, che è la patria dell’opera ed è piena di turisti, non abbia i teatri sempre pieni“.
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Ce lo chiediamo anche noi terrestri, da tempo. Il nostro marziano, Montalti, oltre la domanda, dopo aver interrogato i teatri, si dia una risposta.
Se non riesce a darsela da solo, se la faccia dare, dal sovrintendente che ama 'la modernità' nell'opera, ad ogni costo, Carlo Fuortes, e con quella riempie il suo teatro.
Per la prossima stagione di Caracalla, Fuortes ha appena annunciato che ha programmato due soli titoli d'opera - Aida e Barbiere ( che registrano già il 'tutto esaurito', soi disant - poi musical 'americano' e operetta; ma ben dodici serate con Baglioni, tre con Bolle ed altre con altri divi del rock. Forse, così programmando, pensa di far travasare il pubblico dell'opera 'moderna' o 'modernizzata' - altrimenti 'muore' - che è vastissimo, al di là di ciò che pensa il marziano, in quello sempre più ridotto, della canzone. E Baglioni ringrazia ( P.A.)
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