domenica 17 novembre 2019

Il critico musicale del'Osservatore Romano scrive un libro sul terremoto di Pescara del Tronto. E Papa Francesco gli regala la prefazione.


State per leggere l'autoritratto eccentrico e pittoresco di Marcello Filotei, critico musicale dell'Osservatore Romano.

Marcello Filotei gode di sbalzi d’umore. È giornalista e compositore. Sfruttando i momenti di ottimismo si è diplomato in pianoforte, composizione e musica elettronica al Conservatorio Santa Cecilia di Roma. Nei frequenti stati di malinconia ha messo in musica quello che non riesce a esprimere altrimenti. In attesa che un archeologo musicale del XXIII secolo ne riconosca il fondamentale ruolo giocato nella cultura del suo tempo, il Nostro vede le sue opere eseguite in festival italiani e stranieri, riceve commissioni da istituzioni attive nella musica contemporanea (Biennale Musica di Venezia, Accademia Filarmonica Romana, Teatro La Fenice di Venezia, Cantiere internazionale d’arte di Montepulciano, Orchestra della Radio Di Sofia, Orchestra della Toscana, Orchestra Haydn di Trento e Bolzano, Orchestra di Roma e del Lazio, Musica Verticale, Tiroler Festspiele Erl, festival PlayIt, festival Evenings of actual music in Yekaterinburg, Ensemble del Sud, Ensemble Orchestral Contemporain), si diletta a fondare e dirigere concorsi internazionali di composizione (Strumenti di Pace, Francesco Siciliani presso la Sagra Musicale Umbra) e a organizzare stagioni concertistiche in collaborazione con l’Accademia Musicale Chigiana e la Radio Vaticana. Fa parte del Direttivo di Nuova Consonanza e grazie alla alla Rai pubblica le sue partiture. Non rinuncia però a esercitare il suo inconfessabile sadismo come critico musicale de L’Osservatore Romano, attività che lo mette continuamente a confronto con la produzione artistica più recente. Vecchio dalla nascita è attualmente un uomo di mezza età che garantisce la sua presenza al mondo dal 1966. 

 Bene, Marcello Filotei, l'uomo che ' si diletta a fondare e dirigere concorsi internazionali di composizione', ha scritto di recente un libro per parlare del suo villaggio natio, Pescara del Tronto, a tre anni esatti dal terremoto che l'ha praticamente distrutto. Papa Francesco gli ha regalato  la prefazione , ed ora lui fa il giro 'delle sette chiese' a presentarlo.

A noi è capitato di ascoltarlo - a lungo-  nel corso del Pomeriggio di Radio Tre - durante 'Farehneit', con l'acca al centro, senza sapere della sua fatica. Parlava di terremoto ed abbiamo pensato - eravamo in macchina nel traffico impazzito di Roma - che al terzo anniversario del terremoto che aveva distrutto il suo paesino d'origine fosse stato invitato a parlarne, allo scopo di mantenerne viva la memoria e del terremoto e del paesino che attende ancora la ricostruzione.

 Tornati a casa, con l'aiuto della rete, abbiamo appreso che a Radio Tre era andato a presentare il suo nuovo libro.  Passi.

L'indomani, ancora ascoltando Radio Tre, e ancora in macchina, sentiamo il presentatore con voce impostata di 'Momus, il caffè dell'Opera' dire: 'non posso fare a meno - perchè non può, ce lo spieghi - di presentare il nuovo libro di Marcello Filotei, che noi conosciamo perchè è stato spesso nostro ospite'... e via  con la presentazione del libro del critico musicale sul terremoto e su Pescara del Tronto.

A quel punto non avevamo più bisogno di fare altre indagini per capire che i 'compagnucci della parrocchietta' e forse anche di altre consorterie, con una mano propria lavano quella di un altro e con tutte e due, pulite,  si assicurano il pane quotidiano.

 E allora siamo andati con la memoria indietro nel tempo di una quindicina  d'anni fa, quando a Radio tre c'era già il direttore Marino Sinibaldi, il responsabile della musica era  Michele dall'Ongaro ed a condurre  'Momus' c'era il presentatore con la voce impostata, Sandro Cappelletto.( gli ultimi due, nel frattempo, hanno fatto carriera, mentre Sinibaldi, che pure è occupatissimo anche altrove, è restato a dirigere Radio Tre).

 Ed è proprio di lui che vogliamo parlare.

Giusto una quindicina di anni fa o poco più  lo incontrammo nel suo ufficio di via Asiago. Gli parlammo di un nostro studio appena pubblicato su 'Nuova storia contemporanea', gliene facemmo dono e gli domandammo di poterlo presentare a Radio Tre.
 In quel nostro studio avevamo pubblicato le infinite sorprendenti scoperte relative a Alberto Savinio e alla  sua raccolta dei saggi musicali  intitolata 'Scatola sonora'. In sintesi, in quella raccolta , dimostravamo con il nostro studio,  che il grande Savinio aveva usato ogni mezzo per  nascondere una sua corposa collaborazione ad una rivista degli anni Quaranta, 'Documento' , finanziata dal regime e della quale egli era assiduo collaboratore come 'critico musicale'.  
Molti suoi articoli - ma non tutti - erano finiti nella raccolta 'Scatola sonora' ( Ricordi e popi Einaudi), ma curiosamente, non riportavano, a differenza di tutti gli altri, mai la fonte, il giornale cioè dove erano apparsi.  E fra gli articoli non ripresi nella raccolta, ne scoprimmo alcuni davvero interessanti, forse fra i più interessanti di Savinio senza comprenderne la ragione della loro esclusione, voluta dall'autore che ne era stato il primo 'curatore'.  Materia assai interessante per la radio 'culturale' Rai.

 Sinibaldi ci disse che avrebbe girato la nostra richiesta al suo dirigente responsabile dall'Ongaro. Il quale ne vietò la presentazione. E Sinibaldi ubbidì.

 Passa poco tempo e noi pubblichiamo la prima biografia di Tony Pappano per l'editore Skira ( 2007). Facciamo avere a Guido Barbieri - altro storico conduttore di Radio Tre, noto come il critico dal 'cuor di leone' - copia del volumetto, chiedendogli di presentarlo, come a noi sembrava naturale e giusto. Barbieri ci dà la stessa risposta di Sinibaldi: devo chiedere a dall'Ongaro.
 E anche in questo secondo caso la risposta di dall'Ongaro fu NO!
 E così quel nostro libro non è stato mai presentato a Radio Tre, dove oggi si presentano anche libri sui terremoti.

Dobbiamo aggiungere, per completezza, che i nostri rapporti con dall'Ongaro tornarono ad essere normali solo nel 2004, quando dirigemmo il 'Festival della Nazioni' di Città di Castello. La ragione è così ovvia che non necessita di essere esplicitata. Via da Città di Castello, dall'Ongaro non aveva più ragione per continuare a mantenere con noi rapporti , non potevamo in nessun modo essergli utili.

Ora i nostri lettori capiscono chi è dall'Ongaro, come ha fatto carriera, e perchè noi scriviamo spesso di lui. Male!

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