giovedì 28 novembre 2019

ACCADEMIA DI SANTA CECILIA, Roma. Colpo grosso dei soliti noti

Finanche per Bruno Cagi, il sovrintendente che dopo il Conte di San Martino, è rimasto alla guida di Santa Cecilia per più tempo, ci vollero - al suo ritorno, dopo  la pausa 'beriana'- parecchie votazioni prima di essere rieletto, a quorum abbassato.

 A dall'Ongaro sovrintendente uscente, per la sua riconferma è bastata la prima votazione, nella quale ha raggiunto e superato nei consensi - si dice addirittura senza rivali, come succede nelle peggiori società monocratiche - i 2/3 dei votanti. I quali sulla carta sarebbero poco sopra i 60, ma considerando che ve ne sono di assolutamente disinteressati alle sorti dell'Accademia, anche per sopraggiunti limiti di età, o perchè incardinati altrove e perciò per nulla intenzionati a disturbare il manovratore ceciliano, scendono a 50 o giù di lì.
Bene. Fra essi, abbiamo contato oltre 20 accademici di strettissima osservanza ed obbedienza 'dallongariana', alcuni dello stretto giro della 'società di mutuo soccorso', alla quale, si sa, da tempo appartengono; altri il cui ingresso in Accademia è stato da lui caldeggiato a suo tempo, altri lisciati stagione dopo stagione e, per ultimi i componenti lo 'stato maggiore' del suo combattivo esercito, benchè numericamente esiguo  ecc... ecc...

Se questi 20, in ossequio al loro benefattore, hanno compiuto opera di apostolato elettorale, convincendo almeno un altro accademico a votare dall'Ongaro, ecco superato di gran lunga i 2/3, alla prima tornata.

Ma allora quelle lettere accusatorie, pesanti come macigni, che alcuni accademici inviarono a  Cagli, quando la buonanima  fece entrare  dall'Ongaro in Accademia e gli diede incarichi di responsabilità che preludevano alla successione, erano tutte accuse infamanti. E le precedenti elezioni, quando vi furono contendenti temibili, erano uno scherzo: giocavano a farsi  la guerra.

No, le lettere dicevano il vero, e che ci fossero contendenti alle precedenti elezioni lo dimostrarono i voti resi pubblici - oggi neanche più quello: si dice solo che ha ottenuto al primo scrutinio , anzi superato, il quorum richiesto che è dei 2/3.

Mutatis mutandis, avvenne la stessa cosa in uno dei Conservatori di capoluogo vicino alla Capitale. Il direttore uscente venne riconfermato con la maggioranza assoluta al primo scrutinio, e senza contendenti. Quel direttore, che non era certo musicista di valore,  è facile capire come ottenne quel plebiscito: favori piccoli e grandi, elemosine di varia consistenza, a tutti i suoi insegnanti elettori. Serve aggiungere che dall'Ongaro ha fatto altrettanto, per eliminare dissensi e eventuali contendenti?

Veniamo alla notizia della sua riconferma appresa attraverso l'intervista del Corriere, del solito Cappelli.

Gli chiede Cappelli: quali novità per il suo nuovo mandato? 'Caro pubblico', risponde gongolante dall'Ongaro. Dall'inizio dell'anno prossimo, in tutti i concerti di Pappano, io e lui  ci  presenteremo  davanti al pubblico, per presentare brevemente, in forma colloquiale, il programma del concerto. Azzooooo! Questa sì che è una novità.
 Avremmo aggiunto, Cappelli invece passa oltre: ci saranno interpreti mai visti a Santa Cecilia, magari qualche italiano in più; programmi nuovi? Cappelli la domanda non l'ha fatta e noi sicuramente  non avremmo ricevuto risposta. 

Come va con Pappano, che ormai alla scadenza del suo quarto contratto nel 2023, saranno già 20 di permanenza continua alla direzione musicale dell'Orchestra?  Che farà dopo quella data?
 Dall'Ongaro risponde esattamente il contrario di ciò che avrebbe risposto se Cappelli, ancora, gli avesse chiesto della partenza inspiegabile del direttore del coro, Ciro Visco, andato via senza una convincente spiegazione. 
 Di Pappano dice  che lui con l'Accademia ha quasi un contratto 'a vita', perché questo aiuta e fidelizza  musicisti e pubblico;  per Ciro Visco, maestro del coro per molti anni, invece, che è andato a finire a Palermo, in condizioni meno agiate e  meno prestigiose di Roma, non vale lo stesso discorso. 

Ma ci sarà qualcosa di nuovo, sovrintendente?  Certo - risponde prontamente - abbiamo ormai 15 orchestre e cori giovanili ed amatoriali di ogni genere ed età e faremo anche lezioni di musica vere e proprie.
 Dimentica il furbacchione di spiegare - e l'intervistatore lascia cadere la necessaria giustificazione - che tutta l'attività 'educational' dell'Accademia non è né frutto della munificenza dell'Accademia - perchè questa intensa attività extra concertistica frutta bei soldini all'Accademia, la quale magari li usa per le attività che le danno più lustro;  nè  è finalizzata direttamente a creare nuovo pubblico, giovane soprattutto. 
Ci piace precisare che ogni settimana i concerti sinfonici,  che sono tre, in 'rapida successione' temporale - "perchè i direttori di gran nome non vogliono perdere tempo, restando a Roma,  per un giorno di riposo fra le repliche: edificante davvero in bocca a sedicenti 'apostoli' della muscia!" - portano nel migliore dei casi 8000  spettatori/ascoltatori, e non 9000, come scrive, 'ad abundantiam' Cappelli, ben sapendo che un auditorium di 2700 posti circa, moltiplicato per tre, ammesso che sia sempre 'tutto esaurito' ( il che non  si registra regolarmente ogni settimana, anzi, a detta di assidui frequentatori dell'Auditorium) fa al massimo 8000,  non 9000 posti disponibili.

Poi, per finire, chiede Cappelli,  se è ipotizzabile che Pappano diriga un titolo d'opera nel teatro della Capitale.
'Falzone'- con la zeta rafforzativa' - dall'Ongaro, risponde 'mai dire mai, ma sa il maestro ha un carnet di impegni quasi giornaliero, difficile trovare un buco libero per spostarsi da Santa Cecilia al 
Teatro dell'Opera.

 Ci ha fatto sapere dall'Ongaro, per mano di Cappelli, che il contributo statale all'Accademia ha superato i 14 milioni e che esso rappresenta quasi la metà del suo bilancio complessivo. 
Ma non ci ha detto - piccolo particolare - se i coristi in pensione saranno rimpiazzati (la storia non è stata mai chiarita) e se poi è riuscito a trovare i soldi per  le pulizie ordinarie della sua Bibliomediateca,  che lui ha 'estorto' ai frequentatori, molti studenti, imponendo l'acquisto di una tessera  annuale di ingresso ( a 30 Euro circa!!!), mentre sarebbe stato più semplice ed anche più decoroso tagliarsi un pò lo stipendio che ad oggi, senza metterci dentro anche i benefit che il suo ruolo comporta, ammonta a 240.000 Euro annui, pari a quello del Presidente della repubblica o all'amministratore delegato della Rai ( che ha 15.000 dipendenti circa), e di gran lunga superiore a quello del Premier e, più del doppio di quello, ad esempio, della Sindaca Raggi che certo non è efficiente quanto dall'Ongaro, ma che ha grattacapi enormemente superiori.

 A questo punto, visto che il nostro accorato e ripetuto appello agli Accademici a non riconfermare dall'Ongaro è rimasto inascoltato, stante il risultato elettorale, non ci resta che fare gli auguri al riconfermato sovrintendente, non per lui, ma per l'Accademia e per la musica, nonostante lui.


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