C'è stato vero accanimento persecutorio verso la ex ministra della Difesa, Trenta, sposata ad un maggiore dell'esercito.
Lei non ha voluto rivelare, per 'militare' riservatezza - a differenza di Toninelli, incalzato da Sallusti che voleva conoscere la casa da 'pascià' nella quale viveva a Roma, che ha reso pubblica copia del contratto di affitto del tugurio di 30 mq. circa, a ridosso del ministero, nel quale è vissuto per oltre un anno - i particolari dell' appartamento datole in dote quand'era ministra.
E' riuscita, però, a farci capire che l'accanimento persecutorio nei suoi confronti era fuori luogo ed anche ingiusto.
La povera, prima di essere issata dai suoi amici Cinquestelle sulla poltrona di ministra, viveva in una zona di Roma, non certo di pregio abitativo, nei cosiddetti 'quartieri alti', ma neppure tanto bassi, anzi in uno di quei quartieri alla moda, almeno per ora, il Pigneto, dove possiede una casa di proprietà.
L'ha dovuta abbandonare perchè i suoi compiti di ministra le imponevano diversa sistemazione abitativa, adeguata al suo ruolo. Non per 'allargarsi,' ma perchè per le frequenti riunioni nel suo salotto dello Stato Maggiore, aveva evidentemente bisogno di più spazio, e in una zona più tranquilla, non come il Pigneto infestata da spacciatori - sono parole sue - e dunque inadatta alla vita sociale e di relazioni di un ministro, mentre lo è per i cittadini che vi abitano.
Potendosi appena permettere Lei, nonostante i suoi emolumenti da ministro, l'affitto di una casa di quelle dimensioni a proprie spese, il Ministero gliel'ha offerta a 141,00 Euro di affitto mensili.
Terminato il suo mandato ministeriale e azzerati i suoi emolumenti, Lei s'è trovata in gravi difficoltà, come tanti cittadini che non 'ce la fanno ad arrivare a fine mese' al punto che non aveva neppure le risorse, una tantum, necessarie per traslocare nella sua casa al Pigneto. A quel punto le è venuto in aiuto suo marito che, essendo un ufficiale dell'esercito, poteva permettersi - senza scialacquare - di pagare quell'affitto per lei impossibile, se gli venisse lasciato in uso quell'appartamento.
Ecco come sono andate le cose. E il trasloco? La Trenta ha chiesto un prestito, suo marito ha fatto da garante con la 'cessione del quinto', alla cassa assistenza del Ministero della Difesa, e con quello sta ora traslocando.
Comunque la colpa di tutto questo inutile chiasso ed accanimento è dei giornali, e non è l'unico caso. Avevano sollevato analogo inutile ed ingiusto polverone, anche contro la povera Renata Polverini per un un appartamento a San Saba, Aventino, più pregiato di quello della Trenta al Pigneto, senza averne diritto, dopo che era decaduta da 'governatrice del Lazio; o come nel caso di quell'appartamento 'popolare' dove abitava la madre della senatrice Ruocco - zona 'Cinquestelle' - nonostante avesse una casa di proprietà Lei o/e sua figlia.
Il ministro Fioramonti, interpellato sul caso dalla Gruber, ha detto chiaramente che un ministro deve essere messo nelle condizioni di svolgere il proprio ruolo al meglio, anche godendo di privilegi come quelli abitativi. Ma, una volta terminato l'incarico di governo, tutti, nessuno escluso, i privilegi devono decadere. Se questo principio sacrosanto valesse per tutti gli incarichi saremo ' a acavallo', e invece no!
Comunque la casa, in Italia, è un problema per tutti. Come faranno, ad esempio, Salvini o Di Maio, quando terminerà il loro cursus 'poco onorevole' di governo o parlamentare? Chi gli darà dai 15.000 al 20.000 Euro mensili, come godono da tempo, se non hanno mai fatto un lavoro prima e non ne sanno o saprebbero fare uno? Si iscriveranno anche loro alle liste degli aventi diritto ad una casa popolare.
La casa, vista Colosseo, che amici danarosi avevano acquistato e regalato all'ex ministro Scaiola - ad insaputa del ministro - aveva lo scopo preciso di premiare un ministro correttissimo ed ineccepibile sempre, al termine del mandato, quando avrebbe avuto bisogno di una sistemazione abitativa decente, come quella con vista Colosseo, e non avrebbe potuto permettersela.
L'emergenza abitativa, lo tengano sempre presente i giornali, tocca persino una ministra, alla cessazione del suo mandato di governo. L'assegno di reinserimento 'sociale' come anche il 'vitalizio' per parlamentari e rappresentanti di governo, ora aboliti o ridimensionati, dovevano servire a non aumentare l'emergenza abitativa con l'allungamento degli elenchi dei questuanti. Ma questo i giornali non lo considerano.
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