Che alcuni annunci, sotto forma di bollino applicati sulle copertine delle novità librarie, siano falsi e perciò ingannevoli, risulta lampante appena si rifletta sui tempi di uscita di un libro e le edizioni e ristampe sbandierate, che il lettore incauto interpreta non copie 'stampate' - comunque sempre 'dopate' quanto a numeri - come scrive in un lungo servizio Il Fatto Quotidiano di alcuni giorni fa, a firma Vins Gallico - ma copie vendute.
Se si scrive di un libro che in un sol giorno - a grande richiesta, ma di chi? - è stata stampato e ristampato per un totale di 20.000+20.000 copie si scrive il falso. Eppure gli editori continuano - tutti, senza eccezione - profittando delle presentazioni che la compagnia degli scrittori riesce ad ottenere sui mezzi di comunicazione, radio e tv comprese, a voler far credere che di questo o quel volume siano state vendute in poche ore decine di migliaia di copie. Assolutamente falso.
Nel lungo articolo del Fatto si riportano le cifre delle vendite di libri di autori sulla cresta dell'onda, contando più sul chiasso che riescono a procurare che sulle vendite effettive.
Ma se vogliono essere onesti quelli del Fatto, dovrebbero in una 'errata corrige', citare fra i libri le cui vendite sono state artatamente gonfiate anche il loro Il cazzaro verde di Andrea Scanzi che in una settimana - cosi recitavano i bollini pubblicitari - ha avuto tre o quattro edizioni.
Vins Gallico, autore dell'articolo, ci fa capire che i libri che in Italia - paese nel quale non si legge e i libri neppure si comprano, come ha denunciato il recente rapporto di Federculture - vendono qualche decina di migliaia di copie sono pochi e sono la maggioranza di quelli per i quali si sbandierano vendite che superano le centomila copie.
Al successo (di vendite) di un libro possono contribuire i Premi letterari, ma fino ad un certo punto. Gallico cita il caso del vincitore del recente Premio Campiello, alla quinta ristampa, stando ai bollini; bene Madrigale senza suono ( Bollati Borimghieri) di Andrea Tarabbia - puntualizza Il Fatto, è ancora al di sotto delle diecimila copie.
Anche lo strombazzato 'bel' libro della Berlinguer - l'unico caso in cui abbiamo letto, in altro contesto, sul giornale di Travaglio questo aggettivo a proposito del libro Storia di Marcella che fu Marcello. Edizione La nave di Teseo, uscito da tre settimane, ed del quale si annunciano ristampe dopo ristampe, è ancora al di sotto delle 1000 copie vendute.
Naturalmente ci sono anche gli autori best seller che superano le 100.000 copie vendute, specie se presenti nei cataloghi con diversi titoli - i loro nomi sono ben noti ed anche ben circoscritti nel numero. Dunque attenti alle truffe, intende suggerirci Il Fatto.
Questo stesso problema riguarda anche i giornali, la gran parte di quelli i cui dati di diffusione e vendite sembrerebbero perfino certificati.
Lo scandalo de Il Sole 24 Ore, ascoltatissimo giornale economico, per il quale sono finiti sotto processo gli amministratori di qualche anno fa per aver essi, evidentemente d'accordo con direttore ed editore, fornito agli inserzionisti pubblicitari dati di diffusione ( edicola e web) e di vendita sui due canali schifosamente gonfiati ci fa capire che la stessa ingannevole strategia di vendita viene messa in atto ovunque.
Il discorso riguarda ancora di più i giornali di settore che nelle edicole affollatissime di prodotti (anche non editoriali) non riescono a guadagnarsi neanche un posticino dal quale fare l'occhiolino all'acquirente che, in Italia, si va ridimensionando nel numero di anno in anno.
Anche in questo caso gli editori sbandierano copie stampate superiori alla realtà per vantare, di conseguenza, un numero decente di copie vendute.
Secondo calcoli che un tempo - quando abbiamo diretto Piano Time o collaborato ad altre riviste di settore ( musicale), ci venivano fatti dai distributori, era che se quelle riviste riuscivano a vendere mediamente un 30% del distribuito, era da considerarsi già un buon risultato.
Esempio pratico: si stampavano 15.000 copie sperando di venderne almeno 5.000, se di più, tanto meglio. Copie rese all'editore dal distributore, ogni numero:10.000, con una spesa per carta, stampa e magazzino che è facile immaginare. Senza pubblicità, un prodotto del genere doveva ( la regola vale anche oggi) chiudere, per fallimento (il destino di molte testate; le poche che resistono ci riescono perchè tagliano i costi, non pagano i collaboratori o li pagano con elemosine ecc...) Non dimentichiamo che oggi la crisi delle vendite non risparmia anche le riviste di settore e che la pubblicità calata ha toccato tutti i mezzi di informazione dai quotidiani ai settimanali e via dicendo.
C'è un solo caso in cui gli editori non solo non gonfiano le vendite, ed è quando devono versare agli autori dei libri che hanno in catalogo i diritti 'd'autore' che si calcolano, con la percentuale stabilita, sulle copie vendute.
Solo in questo caso le copie vendute sono quasi sempre inferiori di numero a quelle effettivamente vendute.
Un solo esempio. Ci riguarda ma noi non abbiamo timore a raccontarlo.
Nel 2016 abbiamo pubblicato presso l'editore fiorentino Clichy, un volumetto (tascabile), di carattere biografico, dedicato a Puccini: Giacomo Puccini, Sonatore del Regno. Prezzo di copertina 6.90 Euro
Ad un anno dalla sua uscita l'editore ci invia il resoconto delle vendite e dei diritti maturati che comunque non ci vengono versati perché nel contratto da noi sottoscritto c'era scritto che per esserci versati avrebbero dovuto raggiungere una certa cifra; e questa era tale che per esserci versata doveva essere venduta l'intera tiratura o quasi, essendo il prezzo del volumetto naturalmente basso.
L'editore alla fine del primo anno ci comunica il numero di copie stampate e quello delle copie vendute, e del magazzino.
Dopo due anni, alla fine del 2018 ci giunge il secondo resoconto dell'editore, dal quale si evince che sono state vendute altre copie, senza che la somma dei due estratti conto sui diritti d'autore raggiungesse la cifra che ci dava diritto a riscuoterli.
Ma il bello viene quando confrontiamo i due estratti conto. Le copie stampate erano 600; tolti gli omaggi, le copie che spettavano all'autore e quelle vendute (202), giacevano in magazzino, a dicembre 2017, 374 copie, dunque ne sarebbero state vendute, a detta dell'editore, 202 copie, perciò il 30%. Non male per un libro che ha vita lunga che non si esaurisce nel breve giro di un anno solare, e che all'editore è costato veramente poco, anzi niente; semplicemente carta e stampa.
A dicembre del 2018 ci giunge il secondo estratto conto che ci dà notizia di altre copie vendute (91), e che alla fine del secondo anno le copie in magazzino erano diventate 391, mentre avrebbero dovuto essere al disotto delle 300- se la matematica non è un'opinione.
Come è possibile? I casi sono due, anzi tre: l'editore è entrato in confusione nel fare i conti (accade sempre quando si devono tirar fuori anche pochi soldi); o le copie stampate erano in numero superiore a quello dichiarato; oppure l'editore ha sperato che noi non sapessimo fare due conti e, meglio ancora, avessimo buttato nel cestino il resoconto dell'anno precedente, e ci fidassimo ciecamente della sua comunicazione MENDACE.
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