Facciamo di Torino la capitale d’Italia e sede del Governo, ridiamo Roma al turismo e alla cultura”, è la proposta-provocazione fatta da Renato Zero ai microfoni di Radio Radio.
“Devo fare una sorta di dichiarazione, un chiarimento. C’è sempre il desiderio da parte di questa classe dirigente politica di andare a guadagnarsi la poltrona. Per quella del Comune di Roma non ci corre nessuno ad aggiudicarsela. Alla signora Raggi, riflettendoci un po’, tutte le responsabilità forse non mi sento più di accreditargliele. Perché lei in qualche modo avrebbe potuto certamente sollevarsi dall’incarico e passare la palla a qualcun altro. Ma questo qualcun altro non mi sembra che possa essere in grado di prendersi la responsabilità di operare. Roma dovrebbe essere una città immacolata dove chiunque viene percepisce l’autorità e la bellezza di avere a che fare con la Capitale non solo d’Italia ma del mondo”, ha detto Zero.
Il cantante ha aggiunto: “Voglio la Raggi in fondo sta pagando lo scotto di qualcun altro che non ha il coraggio di andare a prendere il suo posto. Perché sarebbe molto scomodo a questo punto per chiunque andare ad operare in una situazione politica ed economica di una città ormai tracollata”.
“Se ci fosse stata la volontà in qualche modo di mettere veramente in discussione l’operato della Raggi, lei sarebbe stata costretta a lasciare la poltrona molto prima di ora. È successo storicamente in altre occasioni e in altri momenti storici che quando le cose non funzionavano… Ritorniamo sempre al fatto della responsabilità collettiva che non riguarda solo la Raggi ma tutta l’amministrazione”, ha dichiarato Zero.
E alla fine arriva la proposta provocatoria: “Se ne andassero tutti a Torino che è una città meravigliosa, dove si lavora, è operosa, è piena di spunti per poter riflettere e c’è un’aria meravigliosa. Roma venisse riconsegnata al turismo, al patrimonio culturale, ai musei e a tutto il resto. Sai che vuol dire avere i politici nel centro di Roma? Tutto questo via vai di macchinette blu, bianche e mimetizzati? Sai quello che comporta ai romani? Sai che io ho la residenza in centro e per andare in centro devo pagare un quantum all’anno per potere andare a casa mia? Ma ti rendi conto che devo mangiare pane e scarpe di Prada perché non c’è neanche un servizio in cui uno si possa rifocillare?”.
“Se domani parte una petizione per trasferire la Capitale a Torino io firmo subito. Anzi lo firmo subito. Datemi un foglio: ‘Torino capitale d’Italia e sede del Governo. Roma capitale della cristianità. Firmato Renato Fiacchini’. Così siete sicuri che sono io”, ha concluso l’artista romano.
sabato 30 novembre 2019
venerdì 29 novembre 2019
I GIORNALISTI fanno paura. Rappresentano l'ultimo argine alla corruzione
Emergenza Malta: «Giornalisti sequestrati da delinquenti»
Paolo Borrometi e Sandro Ruotolo, sull'isola in rappresentanza della Fnsi, sono stati bloccati insieme con decine di altri colleghi dopo la conferenza stampa del premier Muscat. «L'Europa intervenga subito: ciò che è accaduto non ha precedenti in una Repubblica democratica. I giornalisti di tutto il mondo denuncino quanto sta accadendo», ammoniscono. In serata nuove proteste e migliaia di persone in piazza.
Persone in piazza a Malta (Foto: @sruotolo1)
La manifestazione di venerdì sera a Malta (Foto: timesofmalta.com)
Persone in piazza a Malta (Foto: @sruotolo1)
La manifestazione di venerdì sera a Malta (Foto: timesofmalta.com)
di Paolo Borrometi e Sandro Ruotolo
Siamo veramente preoccupati per quanto sta accadendo a Malta. La scorsa notte, insieme a tutti gli altri colleghi (almeno una quarantina), siamo stati letteralmente sequestrati dopo la conferenza stampa del Premier Joseph Muscat. Un fatto di una gravità assoluta, come testimoniano le immagini. Sono stati dieci minuti incredibili, sequestrati e bloccati senza una motivazione, fra le urla delle colleghe maltesi che avevano riconosciuto chi ci bloccava.
Inizialmente pensavamo a poliziotti in borghese o uomini del secret service, apprendiamo invece che fossero picchiatori e criminali, pluripregiudicati, a quanto pare sostenitori del primo ministro maltese.
A Malta, evidentemente, non esistono regole valide per tutti, tranne quelle volute a uso e consumo dallo stretto gruppo di Muscat.
Nell'Isola rappresentiamo la Federazione nazionale della Stampa italiana, quindi istituzionalmente:
Chiediamo al Premier Muscat di chiarire pubblicamente perché siamo stati sequestrati e di chiedere scusa.
Chiediamo all'Europa di intervenire subito: ciò che è accaduto la scorsa notte non ha precedenti in una Repubblica democratica, in un Paese che è a ottanta chilometri in linea d'aria dall'Italia, in uno Stato che dovrebbe essere parte integrante dell'Europa.
Chiediamo ai giornalisti di tutto il mondo, come annunciato nella nota del segretario Lorusso e del presidente Giulietti, di denunciare quanto sta accadendo. È una vergogna, non esiste lo stato di diritto a Malta.
LE REAZIONI
Al fianco di Borrometi e Ruotolo si sono schierati alcuni europarlamentari e il deputato di Sinistra Italiana-Leu, Erasmo Palazzotto, componente della commissione esteri di Montecitorio, che definisce «grave» e «inquietante» quanto accaduto e si dice «certo che il Ministero degli Esteri nelle prossime ore chiederà gli opportuni chiarimenti alle autorità maltesi affinché non si ripetano più episodi del genere».
In serata, intanto si è tenuta una nuova manifestazione per chiedere le dimissioni del premier Joseph Muscat. È la sesta iniziativa di protesta in dieci giorni. In piazza almeno sei mila persone con cartelli e foto di Daphne.
Siamo veramente preoccupati per quanto sta accadendo a Malta. La scorsa notte, insieme a tutti gli altri colleghi (almeno una quarantina), siamo stati letteralmente sequestrati dopo la conferenza stampa del Premier Joseph Muscat. Un fatto di una gravità assoluta, come testimoniano le immagini. Sono stati dieci minuti incredibili, sequestrati e bloccati senza una motivazione, fra le urla delle colleghe maltesi che avevano riconosciuto chi ci bloccava.
Inizialmente pensavamo a poliziotti in borghese o uomini del secret service, apprendiamo invece che fossero picchiatori e criminali, pluripregiudicati, a quanto pare sostenitori del primo ministro maltese.
A Malta, evidentemente, non esistono regole valide per tutti, tranne quelle volute a uso e consumo dallo stretto gruppo di Muscat.
Nell'Isola rappresentiamo la Federazione nazionale della Stampa italiana, quindi istituzionalmente:
Chiediamo al Premier Muscat di chiarire pubblicamente perché siamo stati sequestrati e di chiedere scusa.
Chiediamo all'Europa di intervenire subito: ciò che è accaduto la scorsa notte non ha precedenti in una Repubblica democratica, in un Paese che è a ottanta chilometri in linea d'aria dall'Italia, in uno Stato che dovrebbe essere parte integrante dell'Europa.
Chiediamo ai giornalisti di tutto il mondo, come annunciato nella nota del segretario Lorusso e del presidente Giulietti, di denunciare quanto sta accadendo. È una vergogna, non esiste lo stato di diritto a Malta.
LE REAZIONI
Al fianco di Borrometi e Ruotolo si sono schierati alcuni europarlamentari e il deputato di Sinistra Italiana-Leu, Erasmo Palazzotto, componente della commissione esteri di Montecitorio, che definisce «grave» e «inquietante» quanto accaduto e si dice «certo che il Ministero degli Esteri nelle prossime ore chiederà gli opportuni chiarimenti alle autorità maltesi affinché non si ripetano più episodi del genere».
In serata, intanto si è tenuta una nuova manifestazione per chiedere le dimissioni del premier Joseph Muscat. È la sesta iniziativa di protesta in dieci giorni. In piazza almeno sei mila persone con cartelli e foto di Daphne.
giovedì 28 novembre 2019
ACCADEMIA DI SANTA CECILIA, Roma. Colpo grosso dei soliti noti
Finanche per Bruno Cagi, il sovrintendente che dopo il Conte di San Martino, è rimasto alla guida di Santa Cecilia per più tempo, ci vollero - al suo ritorno, dopo la pausa 'beriana'- parecchie votazioni prima di essere rieletto, a quorum abbassato.
A dall'Ongaro sovrintendente uscente, per la sua riconferma è bastata la prima votazione, nella quale ha raggiunto e superato nei consensi - si dice addirittura senza rivali, come succede nelle peggiori società monocratiche - i 2/3 dei votanti. I quali sulla carta sarebbero poco sopra i 60, ma considerando che ve ne sono di assolutamente disinteressati alle sorti dell'Accademia, anche per sopraggiunti limiti di età, o perchè incardinati altrove e perciò per nulla intenzionati a disturbare il manovratore ceciliano, scendono a 50 o giù di lì.
Bene. Fra essi, abbiamo contato oltre 20 accademici di strettissima osservanza ed obbedienza 'dallongariana', alcuni dello stretto giro della 'società di mutuo soccorso', alla quale, si sa, da tempo appartengono; altri il cui ingresso in Accademia è stato da lui caldeggiato a suo tempo, altri lisciati stagione dopo stagione e, per ultimi i componenti lo 'stato maggiore' del suo combattivo esercito, benchè numericamente esiguo ecc... ecc...
Se questi 20, in ossequio al loro benefattore, hanno compiuto opera di apostolato elettorale, convincendo almeno un altro accademico a votare dall'Ongaro, ecco superato di gran lunga i 2/3, alla prima tornata.
Ma allora quelle lettere accusatorie, pesanti come macigni, che alcuni accademici inviarono a Cagli, quando la buonanima fece entrare dall'Ongaro in Accademia e gli diede incarichi di responsabilità che preludevano alla successione, erano tutte accuse infamanti. E le precedenti elezioni, quando vi furono contendenti temibili, erano uno scherzo: giocavano a farsi la guerra.
No, le lettere dicevano il vero, e che ci fossero contendenti alle precedenti elezioni lo dimostrarono i voti resi pubblici - oggi neanche più quello: si dice solo che ha ottenuto al primo scrutinio , anzi superato, il quorum richiesto che è dei 2/3.
Mutatis mutandis, avvenne la stessa cosa in uno dei Conservatori di capoluogo vicino alla Capitale. Il direttore uscente venne riconfermato con la maggioranza assoluta al primo scrutinio, e senza contendenti. Quel direttore, che non era certo musicista di valore, è facile capire come ottenne quel plebiscito: favori piccoli e grandi, elemosine di varia consistenza, a tutti i suoi insegnanti elettori. Serve aggiungere che dall'Ongaro ha fatto altrettanto, per eliminare dissensi e eventuali contendenti?
Veniamo alla notizia della sua riconferma appresa attraverso l'intervista del Corriere, del solito Cappelli.
Gli chiede Cappelli: quali novità per il suo nuovo mandato? 'Caro pubblico', risponde gongolante dall'Ongaro. Dall'inizio dell'anno prossimo, in tutti i concerti di Pappano, io e lui ci presenteremo davanti al pubblico, per presentare brevemente, in forma colloquiale, il programma del concerto. Azzooooo! Questa sì che è una novità.
Avremmo aggiunto, Cappelli invece passa oltre: ci saranno interpreti mai visti a Santa Cecilia, magari qualche italiano in più; programmi nuovi? Cappelli la domanda non l'ha fatta e noi sicuramente non avremmo ricevuto risposta.
Come va con Pappano, che ormai alla scadenza del suo quarto contratto nel 2023, saranno già 20 di permanenza continua alla direzione musicale dell'Orchestra? Che farà dopo quella data?
Dall'Ongaro risponde esattamente il contrario di ciò che avrebbe risposto se Cappelli, ancora, gli avesse chiesto della partenza inspiegabile del direttore del coro, Ciro Visco, andato via senza una convincente spiegazione.
Di Pappano dice che lui con l'Accademia ha quasi un contratto 'a vita', perché questo aiuta e fidelizza musicisti e pubblico; per Ciro Visco, maestro del coro per molti anni, invece, che è andato a finire a Palermo, in condizioni meno agiate e meno prestigiose di Roma, non vale lo stesso discorso.
Ma ci sarà qualcosa di nuovo, sovrintendente? Certo - risponde prontamente - abbiamo ormai 15 orchestre e cori giovanili ed amatoriali di ogni genere ed età e faremo anche lezioni di musica vere e proprie.
Dimentica il furbacchione di spiegare - e l'intervistatore lascia cadere la necessaria giustificazione - che tutta l'attività 'educational' dell'Accademia non è né frutto della munificenza dell'Accademia - perchè questa intensa attività extra concertistica frutta bei soldini all'Accademia, la quale magari li usa per le attività che le danno più lustro; nè è finalizzata direttamente a creare nuovo pubblico, giovane soprattutto.
Ci piace precisare che ogni settimana i concerti sinfonici, che sono tre, in 'rapida successione' temporale - "perchè i direttori di gran nome non vogliono perdere tempo, restando a Roma, per un giorno di riposo fra le repliche: edificante davvero in bocca a sedicenti 'apostoli' della muscia!" - portano nel migliore dei casi 8000 spettatori/ascoltatori, e non 9000, come scrive, 'ad abundantiam' Cappelli, ben sapendo che un auditorium di 2700 posti circa, moltiplicato per tre, ammesso che sia sempre 'tutto esaurito' ( il che non si registra regolarmente ogni settimana, anzi, a detta di assidui frequentatori dell'Auditorium) fa al massimo 8000, non 9000 posti disponibili.
Poi, per finire, chiede Cappelli, se è ipotizzabile che Pappano diriga un titolo d'opera nel teatro della Capitale.
'Falzone'- con la zeta rafforzativa' - dall'Ongaro, risponde 'mai dire mai, ma sa il maestro ha un carnet di impegni quasi giornaliero, difficile trovare un buco libero per spostarsi da Santa Cecilia al
Teatro dell'Opera.
Ci ha fatto sapere dall'Ongaro, per mano di Cappelli, che il contributo statale all'Accademia ha superato i 14 milioni e che esso rappresenta quasi la metà del suo bilancio complessivo.
Ma non ci ha detto - piccolo particolare - se i coristi in pensione saranno rimpiazzati (la storia non è stata mai chiarita) e se poi è riuscito a trovare i soldi per le pulizie ordinarie della sua Bibliomediateca, che lui ha 'estorto' ai frequentatori, molti studenti, imponendo l'acquisto di una tessera annuale di ingresso ( a 30 Euro circa!!!), mentre sarebbe stato più semplice ed anche più decoroso tagliarsi un pò lo stipendio che ad oggi, senza metterci dentro anche i benefit che il suo ruolo comporta, ammonta a 240.000 Euro annui, pari a quello del Presidente della repubblica o all'amministratore delegato della Rai ( che ha 15.000 dipendenti circa), e di gran lunga superiore a quello del Premier e, più del doppio di quello, ad esempio, della Sindaca Raggi che certo non è efficiente quanto dall'Ongaro, ma che ha grattacapi enormemente superiori.
A questo punto, visto che il nostro accorato e ripetuto appello agli Accademici a non riconfermare dall'Ongaro è rimasto inascoltato, stante il risultato elettorale, non ci resta che fare gli auguri al riconfermato sovrintendente, non per lui, ma per l'Accademia e per la musica, nonostante lui.
A dall'Ongaro sovrintendente uscente, per la sua riconferma è bastata la prima votazione, nella quale ha raggiunto e superato nei consensi - si dice addirittura senza rivali, come succede nelle peggiori società monocratiche - i 2/3 dei votanti. I quali sulla carta sarebbero poco sopra i 60, ma considerando che ve ne sono di assolutamente disinteressati alle sorti dell'Accademia, anche per sopraggiunti limiti di età, o perchè incardinati altrove e perciò per nulla intenzionati a disturbare il manovratore ceciliano, scendono a 50 o giù di lì.
Bene. Fra essi, abbiamo contato oltre 20 accademici di strettissima osservanza ed obbedienza 'dallongariana', alcuni dello stretto giro della 'società di mutuo soccorso', alla quale, si sa, da tempo appartengono; altri il cui ingresso in Accademia è stato da lui caldeggiato a suo tempo, altri lisciati stagione dopo stagione e, per ultimi i componenti lo 'stato maggiore' del suo combattivo esercito, benchè numericamente esiguo ecc... ecc...
Se questi 20, in ossequio al loro benefattore, hanno compiuto opera di apostolato elettorale, convincendo almeno un altro accademico a votare dall'Ongaro, ecco superato di gran lunga i 2/3, alla prima tornata.
Ma allora quelle lettere accusatorie, pesanti come macigni, che alcuni accademici inviarono a Cagli, quando la buonanima fece entrare dall'Ongaro in Accademia e gli diede incarichi di responsabilità che preludevano alla successione, erano tutte accuse infamanti. E le precedenti elezioni, quando vi furono contendenti temibili, erano uno scherzo: giocavano a farsi la guerra.
No, le lettere dicevano il vero, e che ci fossero contendenti alle precedenti elezioni lo dimostrarono i voti resi pubblici - oggi neanche più quello: si dice solo che ha ottenuto al primo scrutinio , anzi superato, il quorum richiesto che è dei 2/3.
Mutatis mutandis, avvenne la stessa cosa in uno dei Conservatori di capoluogo vicino alla Capitale. Il direttore uscente venne riconfermato con la maggioranza assoluta al primo scrutinio, e senza contendenti. Quel direttore, che non era certo musicista di valore, è facile capire come ottenne quel plebiscito: favori piccoli e grandi, elemosine di varia consistenza, a tutti i suoi insegnanti elettori. Serve aggiungere che dall'Ongaro ha fatto altrettanto, per eliminare dissensi e eventuali contendenti?
Veniamo alla notizia della sua riconferma appresa attraverso l'intervista del Corriere, del solito Cappelli.
Gli chiede Cappelli: quali novità per il suo nuovo mandato? 'Caro pubblico', risponde gongolante dall'Ongaro. Dall'inizio dell'anno prossimo, in tutti i concerti di Pappano, io e lui ci presenteremo davanti al pubblico, per presentare brevemente, in forma colloquiale, il programma del concerto. Azzooooo! Questa sì che è una novità.
Avremmo aggiunto, Cappelli invece passa oltre: ci saranno interpreti mai visti a Santa Cecilia, magari qualche italiano in più; programmi nuovi? Cappelli la domanda non l'ha fatta e noi sicuramente non avremmo ricevuto risposta.
Come va con Pappano, che ormai alla scadenza del suo quarto contratto nel 2023, saranno già 20 di permanenza continua alla direzione musicale dell'Orchestra? Che farà dopo quella data?
Dall'Ongaro risponde esattamente il contrario di ciò che avrebbe risposto se Cappelli, ancora, gli avesse chiesto della partenza inspiegabile del direttore del coro, Ciro Visco, andato via senza una convincente spiegazione.
Di Pappano dice che lui con l'Accademia ha quasi un contratto 'a vita', perché questo aiuta e fidelizza musicisti e pubblico; per Ciro Visco, maestro del coro per molti anni, invece, che è andato a finire a Palermo, in condizioni meno agiate e meno prestigiose di Roma, non vale lo stesso discorso.
Ma ci sarà qualcosa di nuovo, sovrintendente? Certo - risponde prontamente - abbiamo ormai 15 orchestre e cori giovanili ed amatoriali di ogni genere ed età e faremo anche lezioni di musica vere e proprie.
Dimentica il furbacchione di spiegare - e l'intervistatore lascia cadere la necessaria giustificazione - che tutta l'attività 'educational' dell'Accademia non è né frutto della munificenza dell'Accademia - perchè questa intensa attività extra concertistica frutta bei soldini all'Accademia, la quale magari li usa per le attività che le danno più lustro; nè è finalizzata direttamente a creare nuovo pubblico, giovane soprattutto.
Ci piace precisare che ogni settimana i concerti sinfonici, che sono tre, in 'rapida successione' temporale - "perchè i direttori di gran nome non vogliono perdere tempo, restando a Roma, per un giorno di riposo fra le repliche: edificante davvero in bocca a sedicenti 'apostoli' della muscia!" - portano nel migliore dei casi 8000 spettatori/ascoltatori, e non 9000, come scrive, 'ad abundantiam' Cappelli, ben sapendo che un auditorium di 2700 posti circa, moltiplicato per tre, ammesso che sia sempre 'tutto esaurito' ( il che non si registra regolarmente ogni settimana, anzi, a detta di assidui frequentatori dell'Auditorium) fa al massimo 8000, non 9000 posti disponibili.
Poi, per finire, chiede Cappelli, se è ipotizzabile che Pappano diriga un titolo d'opera nel teatro della Capitale.
'Falzone'- con la zeta rafforzativa' - dall'Ongaro, risponde 'mai dire mai, ma sa il maestro ha un carnet di impegni quasi giornaliero, difficile trovare un buco libero per spostarsi da Santa Cecilia al
Teatro dell'Opera.
Ci ha fatto sapere dall'Ongaro, per mano di Cappelli, che il contributo statale all'Accademia ha superato i 14 milioni e che esso rappresenta quasi la metà del suo bilancio complessivo.
Ma non ci ha detto - piccolo particolare - se i coristi in pensione saranno rimpiazzati (la storia non è stata mai chiarita) e se poi è riuscito a trovare i soldi per le pulizie ordinarie della sua Bibliomediateca, che lui ha 'estorto' ai frequentatori, molti studenti, imponendo l'acquisto di una tessera annuale di ingresso ( a 30 Euro circa!!!), mentre sarebbe stato più semplice ed anche più decoroso tagliarsi un pò lo stipendio che ad oggi, senza metterci dentro anche i benefit che il suo ruolo comporta, ammonta a 240.000 Euro annui, pari a quello del Presidente della repubblica o all'amministratore delegato della Rai ( che ha 15.000 dipendenti circa), e di gran lunga superiore a quello del Premier e, più del doppio di quello, ad esempio, della Sindaca Raggi che certo non è efficiente quanto dall'Ongaro, ma che ha grattacapi enormemente superiori.
A questo punto, visto che il nostro accorato e ripetuto appello agli Accademici a non riconfermare dall'Ongaro è rimasto inascoltato, stante il risultato elettorale, non ci resta che fare gli auguri al riconfermato sovrintendente, non per lui, ma per l'Accademia e per la musica, nonostante lui.
Enrico Mentana gongola per i risultati del suo giornale on line gratuito OPEN ( da Prima Comunicazioe on line)
“Siamo arrivati a 11 mesi e nove giorni di vita di Open, ogni mese è andato meglio del precedente e in questo mese di novembre contiamo di arrivare a 5 milioni di utenti unici, risultato che ci mette in una posizione eccellente. Ma più che i numeri, conta il fatto che l’esperienza ha attecchito”. L’ha detto Enrico Mentana, parlando a Palazzo Vecchio, a Firenze, alla presentazione del quotidiano online da lui fondato e diretto da Massimo Corcione, che il 18 dicembre compirà un anno.
Dopo aver ricordato che la redazione di Open, che è gratuito, è formata da venti giovani under 30 ha aggiunto: “Oggi le redazioni sono composte da 50enni e 60enni che rimandano a riferimenti novecenteschi, tenendo così a distanza i lettori più giovani che, peraltro, non si svegliano più con l’idea di scendere da casa per prendere un giornale, e addirittura pagarlo. Bisogna fare i conti con questo dato di fatto”.
All’incontro fiorentino intervenuti anche Uberto Fornara, amministratore delegato di Cairo, e il sindaco di Firenze Dario Nardella. “Open è un successo: in meno di un anno ha triplicato il numero di utenti unici, siamo a oltre 30 milioni di pagine viste, ed è una grande cosa considerando che è stato fatto tutto attraverso una crescita organica, con il passaparola, senza particolari investimenti pubblicitari”, ha detto Fornara. Secondo il manager, molto si deve proprio al direttore: “Certamente Enrico Mentana sui social è un grande personaggio, le sue maratone sono diventate qualcosa di proverbiale ed è molto seguito anche da un pubblico giovane, che poi è il punto di riferimento di questo giornale”.
Giggino Di Maio pone il veto sulla nomina di Mario Orfeo alla direzione del TG3 Rai. Un semi analfabeta che esercita con prosopopea il potere
Prescindiamo dal fatto che Orfeo ci possa essere simpatico o antipatico - sinceramente non sapremmo dirlo, diciamo che ci è indifferente - ma non possiamo non considerare come un gravissimo sopruso di Di Maio, il fatto che non lo voglia direttore del TG3 Rai, dopo aver diretto TG1 e TG2, e prima ancora anche un quotidiano, ed essendo anche stato direttore generale. E questo perchè? Perchè quando era direttore del TG1- a quel che si dice - non avrebbe dato ai Cinquestelle, anche nella persona della Raggi, lo spazio che essi pensavano di meritare. A questo punto la vendetta e lo stallo delle nomine in Rai. Cosa può fare Giggino, ex venditore di popcorn nello stadio di Napoli, una volta assurto al governo del Paese!
Direte : e Salini che della Rai è amministratore delegato e dunque con ampi poteri, che fa sta zitto e abbozza? Risposta: Salini è lì per volere dei Cinquestelle, dunque ubbidisce al capo politico, quand'anche semianalfabeta. Questi, in ogni fase del suo potere di governo, si occupa sempre e prevalentemente di ciò che non fa parte delle mansioni del dicastero occupato, come di tv nel nostro caso, mentre dovrebbe fare il Ministro degli Esteri.
Al posto di Salini, imposto il veto alle nomine approntate dopo lunghe ed estenuanti trattative, ci saremmo dimessi, tanto prima o poi - più prima che poi - anche Salini, manager televisivo scelto anche per le sue competenze, va a casa, indipendentemente dai risultati raggiunti. Tanto vale andarsene un pò prima senza fare la figura del...
Ma non è solo questa la ragione dell'immobilismo titubante di Salini. Ce n'è un'altra. Il giro di nomine che si sarebbe dovuto avviare andava a rompere le uova in casa Salvini; e Salini, che non sa ancora che aria tirerà prossimamente, preferisce non mettersi di traverso alle mire del 'Nero'; che, se per disgrazia dovesse tornare a governare, sicuramente ripristinerebbe ovunque gli equilibri precedenti al governo 'giallorosso'; e, in tv, Salini riceverebbe il benservito.
Già, l'altra anomalia del nostro paese è che i governi nel primo anno di azione lavorano a distruggere ciò che il precedente ha fatto -imitando naturalmente i governi precedenti - e solo dopo, sempre che avanzi tempo in un paese in cui i governi cambiano senza attendere la conclusione della legislatura , si dà il via alla cosiddetta 'pars costruens'.
Tralasciamo i proclami di politici e manager alla vigilia dei loro rispettivi incarichi, - e rileggere anche quelli di Di Maio, quando era all'opposizione, sulla Rai 'depredata dai partiti' servirebbe a poco - dal primo minuto dopo il loro insediamento si capisce chiaramente che erano carta straccia e fumo negli occhi.
Ma aggiungiamo, per concludere, che se ciò avviene è perchè sia gli uni - i politici - che gli altri - i manager - non sono quasi mai i migliori esponenti della società di qualunque paese. Ne siamo convinti.
Direte : e Salini che della Rai è amministratore delegato e dunque con ampi poteri, che fa sta zitto e abbozza? Risposta: Salini è lì per volere dei Cinquestelle, dunque ubbidisce al capo politico, quand'anche semianalfabeta. Questi, in ogni fase del suo potere di governo, si occupa sempre e prevalentemente di ciò che non fa parte delle mansioni del dicastero occupato, come di tv nel nostro caso, mentre dovrebbe fare il Ministro degli Esteri.
Al posto di Salini, imposto il veto alle nomine approntate dopo lunghe ed estenuanti trattative, ci saremmo dimessi, tanto prima o poi - più prima che poi - anche Salini, manager televisivo scelto anche per le sue competenze, va a casa, indipendentemente dai risultati raggiunti. Tanto vale andarsene un pò prima senza fare la figura del...
Ma non è solo questa la ragione dell'immobilismo titubante di Salini. Ce n'è un'altra. Il giro di nomine che si sarebbe dovuto avviare andava a rompere le uova in casa Salvini; e Salini, che non sa ancora che aria tirerà prossimamente, preferisce non mettersi di traverso alle mire del 'Nero'; che, se per disgrazia dovesse tornare a governare, sicuramente ripristinerebbe ovunque gli equilibri precedenti al governo 'giallorosso'; e, in tv, Salini riceverebbe il benservito.
Già, l'altra anomalia del nostro paese è che i governi nel primo anno di azione lavorano a distruggere ciò che il precedente ha fatto -imitando naturalmente i governi precedenti - e solo dopo, sempre che avanzi tempo in un paese in cui i governi cambiano senza attendere la conclusione della legislatura , si dà il via alla cosiddetta 'pars costruens'.
Tralasciamo i proclami di politici e manager alla vigilia dei loro rispettivi incarichi, - e rileggere anche quelli di Di Maio, quando era all'opposizione, sulla Rai 'depredata dai partiti' servirebbe a poco - dal primo minuto dopo il loro insediamento si capisce chiaramente che erano carta straccia e fumo negli occhi.
Ma aggiungiamo, per concludere, che se ciò avviene è perchè sia gli uni - i politici - che gli altri - i manager - non sono quasi mai i migliori esponenti della società di qualunque paese. Ne siamo convinti.
Carlo Freccero lascia la Rai oggi o domani. E poi? Riprenderà a parlare, e forse sarà anche peggio!
Il direttore di Rai2 Carlo Freccero ha confermato che a fine novembre lascerà il suo incarico, come previsto: durante la presentazione del film Bangla a Roma ha detto che «vado via allo scadere del contratto, il 28 o il 29 novembre»; il suo contratto, per le regole della RAI, non può infatti essere rinnovato, visto che Freccero è un pensionato.
Freccero ha detto di non sapere cosa farà dopo: «Chi lo sa? Lo dirò dopo», scrive l’agenzia di stampa AdnKronos. «Il bilancio lo farò alla fine, mi sembra più corretto. È chiaro che conto molto su questo nuovo primetime, sarei deluso se non andasse bene come immagino. Ma parlerò alla fine di novembre, quando andrò via. Il mio successore? Lo deciderà Salini».
Freccero ha 72 anni ed è direttore di Rai2 dal novembre del 2018; nel 2015 era stato eletto membro del cda della Rai su indicazione del Movimento 5 Stelle. Molti dei programmi che ha introdotto durante la sua gestione hanno raccolto un numero di spettatori deludente.
mercoledì 27 novembre 2019
Giggino DI MAIO si sente sottostimato e chiede più spazio anche in Rai
A Giggino, in arte Di Maio, capo politico dei Cinquestelle, va tutto il rispetto, a detta di Gianluigi Paragone. E perchè? Perchè ci mette la faccia. E spiega le ragioni.
Fa il capo politico da solo, non vuole nè direttorii nè comitati di direzione , una sorta di 'sansone' redivivo che però non muore con tutti i grillini!; ci prende sonore sculacciate dal patron del Movimento che poi, per pietà lo riconferma; quando non sa che pesci prendere - come accade molto sovente - si rivolge a san Rousseau, della parrocchia di Casaleggio, invocandone 'un segno' non 'dal cielo' ma 'dalla rete'; vice premier con il 'Nero' ha inanellato sconfitte su sconfitte sia elettorali che politiche; si fa nominare Ministro degli Esteri, ma non dice una sola parola sui giovani che manifestano ad Hong Kong ( perchè lui e Beppe sono in cammino sulla 'via della seta'); non va alle riunioni internazionali - esattamente come faceva Salvini, del quale continua, con ostinazione, ad imitare gesta e comportamenti; quando, nel precedente gabinetto Conte si era attribuito più di un ministero, non ne ha azzeccata una,e pure da storici balconi dichiarava sconfitta la povertà, tagliati i vitalizi e pure i parlamentari, risolte le vertenze industriali, a cominciare dall'ILVA, in venti giorni - risolta definitivamente come si è visto in queste settimane....
Uno così che fa, anche se ci mette la faccia - come attesta e gli dà atto Paragone? Si ritira.
E invece, no, che anzi chiede più spazio. Dove ? In Tv dove lui ed il suo movimento sono SOTTODIMENSIONATI - la pensa così Giggino, il quale ha arruolato ora anche un suo quasi omonimo: Giorgino, innamorato pazzo di Salvini fino all'altro ieri ed ora passato con Giggino; per lui un suo ex allievo alla LUISS, che ora è responsabile tv per i Cinquestelle, vuole addirittura una direzione di rete o tg Rai.
Resta ancora una curiosità. Che faccia ha Giggino? Gianluigi Paragone non ha dato una risposta; nè noi ne abbiamo una.
A proposito di facce, di un'altra, di signora questa volta, costretta a metterci sempre la faccia, ma in tv, come Monica Setta, ci piacerebbe sapere a chi manda ora i suoi 'like mattutini', quegli stessi che fino a quando Salvini era in sella, mandava a lui ogni giorno, appena sveglia, al primo 'cinquettio' del 'Nero'. E ora?
Fa il capo politico da solo, non vuole nè direttorii nè comitati di direzione , una sorta di 'sansone' redivivo che però non muore con tutti i grillini!; ci prende sonore sculacciate dal patron del Movimento che poi, per pietà lo riconferma; quando non sa che pesci prendere - come accade molto sovente - si rivolge a san Rousseau, della parrocchia di Casaleggio, invocandone 'un segno' non 'dal cielo' ma 'dalla rete'; vice premier con il 'Nero' ha inanellato sconfitte su sconfitte sia elettorali che politiche; si fa nominare Ministro degli Esteri, ma non dice una sola parola sui giovani che manifestano ad Hong Kong ( perchè lui e Beppe sono in cammino sulla 'via della seta'); non va alle riunioni internazionali - esattamente come faceva Salvini, del quale continua, con ostinazione, ad imitare gesta e comportamenti; quando, nel precedente gabinetto Conte si era attribuito più di un ministero, non ne ha azzeccata una,e pure da storici balconi dichiarava sconfitta la povertà, tagliati i vitalizi e pure i parlamentari, risolte le vertenze industriali, a cominciare dall'ILVA, in venti giorni - risolta definitivamente come si è visto in queste settimane....
Uno così che fa, anche se ci mette la faccia - come attesta e gli dà atto Paragone? Si ritira.
E invece, no, che anzi chiede più spazio. Dove ? In Tv dove lui ed il suo movimento sono SOTTODIMENSIONATI - la pensa così Giggino, il quale ha arruolato ora anche un suo quasi omonimo: Giorgino, innamorato pazzo di Salvini fino all'altro ieri ed ora passato con Giggino; per lui un suo ex allievo alla LUISS, che ora è responsabile tv per i Cinquestelle, vuole addirittura una direzione di rete o tg Rai.
Resta ancora una curiosità. Che faccia ha Giggino? Gianluigi Paragone non ha dato una risposta; nè noi ne abbiamo una.
A proposito di facce, di un'altra, di signora questa volta, costretta a metterci sempre la faccia, ma in tv, come Monica Setta, ci piacerebbe sapere a chi manda ora i suoi 'like mattutini', quegli stessi che fino a quando Salvini era in sella, mandava a lui ogni giorno, appena sveglia, al primo 'cinquettio' del 'Nero'. E ora?
NOMINE RAI, tutto da rifare. Questo si diceva fino a ieri. Poi questa notte DI Maio ha posto il veto, perchè ritiene il suo partito sottodimensionato in Rai. ( da PRIMA Comunicazione on line)
Rai, ecco i candidati a cui affidare il futuro. Domani giornata di fuoco delle nomine a Viale Mazzini
Giovedì 28 novembre è previsto la seduta di Cda che dovrebbe varare i nomi della Rai giallo rossa. Il condizionale è d’obbligo, perché c’è già stato un rinvio e i consiglieri al momento non hanno ancora ricevuto i curricula dei candidati su cui dovranno esprimere il loro parere. Curricula che in teoria dovrebbero arrivare 48 ore prima della seduta di giovedì, ma c’è ancora tempo fino a stasera e domani mattina.
In principio si parlava di fare le nuove direzioni di Generi, che sono l’architrave della riorganizzazione immaginata dall’ad Fabrizio Salini, e di sostituire Carlo Freccero, che proprio giovedì conclude il suo ultimo giorno da direttore di Rai2. Poi il paniere e gli appetiti si sono gonfiati, coinvolgendo le reti, i telegiornali, Raisport e forse anche la testata radiofonica. E’ stata anche rispolvera la direzione informazione che era nata in epoca Campo dall’Orto, con la nomina di Carlo Verdelli, ed era rimasta un guscio vuoto dopo la sua uscita dalla Rai.
Sta di fatto che da qualche settimana è in corso una grande battaglia, che vede in ballo una girandola di nomi – quasi sempre gli stessi – che ruotano da una collocazione all’altra. Segno del fatto che si sta ragionando più in termini di persone da piazzare che rispetto alle esigenze di una azienda alle prese con un forte trasformazione industriale e culturale.
Sta di fatto che da qualche settimana è in corso una grande battaglia, che vede in ballo una girandola di nomi – quasi sempre gli stessi – che ruotano da una collocazione all’altra. Segno del fatto che si sta ragionando più in termini di persone da piazzare che rispetto alle esigenze di una azienda alle prese con un forte trasformazione industriale e culturale.
D’altra parte il puzzle è difficile da comporre, perché entrano in gioco le aspettative della nuova compagine di governo, con PD e 5Stelle non proprio amici, che vuol consegnare la televisione pubblica in mano a professionisti più sperimentati e affidabili, per correggere le storture della gestione precedente, con le rivendicazioni dei leghisti e di Matteo Salvini che, sull’onda di sondaggi molto favorevoli, reclamano posizioni di peso.
Vogliono prender parte al banchetto anche gli altri partiti di centro destra, prima di tutti i Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni in gran spolvero. E così tutti tirano per la giacca Salini che si barcamena per portare a casa un risultato coerente, tenuto conto che saranno tutte nomine interne Rai, per precisa scelta e convinzione dell’amministratore delegato e di buona parte dei consiglieri, oltre che per diktat della politica. L’altra scommessa di questa tornata di nomine è se queste accelereranno il cambiamento della Rai che vuole fare Salini.
Che cosa si profila all’orizzonte, dunque? Il quadro si sta delineando, ma niente è ancora garantito, anche perché non è ancora risolto il nodo dei nodi: trovare una collocazione adeguata per Mario Orfeo. Renziani e democratici vogliono giustamente riabilitare l’ex direttore generale della Rai che con l’arrivo di Di Maio e Salvini è stato esiliato alla presidenza di Rai Way. Orfeo sarebbe in ballo per la direzione del Tg3, forse poco per un direttore giornalistico dell’esperienza di Orfeo e per la direzione dei talk show per cui è in ballottaggio anche Antonio Di Bella, attuale direttore di Rai News.
Tra le opzioni non si esclude la direzione informativa ex Verdelli, che può avere un forte ruolo se si vuol far decollare la riforma delle testate giornalistiche prevista dal Piano di Salini. Per questo ruolo Orfeo sembrerebbe essere la persona più competente per il suo passato di direttore di successo del Tg1 e del Tg2 e per aver dimostrato come direttore generale di saper governare le turbolenze della Rai.
La nomina su cui ci dovrebbero essere poche incertezze è quella di Stefano Coletta che lascerebbe Rai3 per assumere la direzione di Rai1 e dell’Intrattenimento di prima serata. Si tratta della direzione di genere più importante e sfidante per la Rai.
Il principio guida di questa tornata di nomine è di abbinare a un genere una rete per blindare le tre reti generaliste che a ottobre del prossimo anno secondo il calendario della Piano industriale dovrebbero perdere budget e poteri a vantaggio dei Generi. In questa logica, molto caldeggiata dal direttore del Trasformation Office Piero Gaffuri, il link garantirebbe il buon esito della staffetta.
Coletta porterà all’incasso i buoni risultati conseguiti alla guida di Rai3 e il fatto di essere considerato dal Pd un dirigente molto affidabile e di avere anche il gradimento dei 5 Stelle.
Coletta porterà all’incasso i buoni risultati conseguiti alla guida di Rai3 e il fatto di essere considerato dal Pd un dirigente molto affidabile e di avere anche il gradimento dei 5 Stelle.
A Rai2 invece sembra che il sostituto di Carlo Freccero non sarà Antonio Marano, attuale presidente di Rai Pubblicità, di cui si è parlato nelle ultime settimane, ma Marcello Ciannamea, direttore del Palinsesto editoriale. Il valore aggiunto di questa operazione è di accontentare le voglie di protagonismo di Matteo Salvini a cui Ciannamea è vicino, e che conquisterebbe la rete in aggiunta al Tg2, da cui non si scolla il suo direttore di riferimento Gennaro Sangiuliano nonostante un certo declino del telegiornale e il mezzo flop di ‘Tg Post’ di cui nessuno parla.
Ciannamea scalpita già da un pezzo per lasciare il Palinsesto (è stato in predicato anche per Rai1 e come direttore generale) e a quanto pare insieme alla gestione di Rai2 assumerebbe anche la direzione dell’Intrattenimento di day time. Ruolo per il quale concorre anche Ludovico Di Meo, ex vicedirettore di Rai1 (oggi nello staff editoriale di Salini) con delega a ‘Uno mattina’ e altre rubriche del mattino. Di Meo ha quindi ha un’esperienza sui programmi leggeri di day time realizzati internamente e fa inoltre parte della parrocchia politica di Fratelli d’Italia, fatto non irrilevante.
Se Ciannamea lascerà il Palinsesto dovrebbe sostituirlo, almeno è quanto risulta a Prima, Angelo Teodoli, ex grande direttore di Rai1 che ha tutte le competenze per poter gestire la Distribuzione dell’Offerta nella dimensione multipiattaforma immaginata da Salini. Casella strategica nella nuova riorganizzazione della Rai.
Che ne sarà invece di Rai3? Si naviga ancora nell’incertezza, perchè i pentastellati vogliono Franco di Mare, l’ex volto di ‘Uno Mattina’ ed ex inviato di guerra. Di Mare è fortemente sponsorizzato dal peso massimo Vincenzo Spatafora. Ma il Pd rinuncerà ad una rete che storicamente è la rete della sinistra? Per questo non sono superate le candidature di Silvia Calandrelli, attuale direttore di Rai 5 e Rai storia, che prenderebbe anche la direzione del genere Cultura.
Calandrelli incrocia le lame con Maria Pia Ammirati, direttore delle Teche, che è in predicato per la rete e la direzione del Documentario tutta da creare e molto attesa.
Calandrelli incrocia le lame con Maria Pia Ammirati, direttore delle Teche, che è in predicato per la rete e la direzione del Documentario tutta da creare e molto attesa.
Nella partita sule nomine entra anche RaiSport. Testata e canale potrebbe diventare una direzione di genere e si approfitterebbe dell’escamotage per sostituire Auro Bulbarelli, leghista e criticato dai suo giornalisti perchè ama solo il ciclismo.
Al suo posto potrebbe approdare Andrea Vianello, l’ex direttore di Raitre che va ricollocato e si fa anche il nome dell’ex direttore di Rai1, Andrea Montanari.
Al suo posto potrebbe approdare Andrea Vianello, l’ex direttore di Raitre che va ricollocato e si fa anche il nome dell’ex direttore di Rai1, Andrea Montanari.
Al contrario non si tocca il Tg1 su cui i 5Stelle fanno quadrato su Giuseppe Carboni, nonostante la crisi del telegiornale. Mentre la direttrice del Tg3, Giuseppina Paterniti, potrebbe lasciare il tg che ha gestito con mano sicura per andare a Rai News 24 a rimpiazzare Di Bella, se l’ex direttore di Rai3 e del Tg3
prenderà la responsabilità della casella dell’Approfondimento.
prenderà la responsabilità della casella dell’Approfondimento.
martedì 26 novembre 2019
I seguaci di colui che sventola il crocefisso come una bandiera sarebbero capaci di dire che Cristo è morto di freddo. E il loro capo sottoscriverebbe
"Il 90% delle denunce di violenza di uomini su donne sono false e vengono archiviate intasando procure e tribunali". Il post del consigliere leghista di Casalecchio di Reno, un comune alle porte di Bologna, Umberto La Morgia scatena le ire e lo sdegno delle donne dem. "Parole inaccettabili, ecco il pensiero leghista: qui si nega che la violenza sulle donne sia un'emergenza in questo paese, una follia" reagisce Alice Morotti, consigliera e segretaria del Pd a Casalecchio.
lunedì 25 novembre 2019
Grillo a Giggino: vai avanti c.... a governare ci penso io
A guardare le istantanee dell'incontro romano di Grillo con Di Maio, a molti è sembrato di rivedere il remake del famoso film:'vai avanti cretino'. Il capo gli parla, gliene ha detto di tutti i colori, ma poi davanti alle telecamere conferma la sua investitura a capo politico del Movimento, ormai in disarmo, per colpe anche sue. Beppe non lo dice, ma lo fa capire quando conferma che l'alleanza con il PD va mantenuta, altrimenti son c... - come si dice a Roma ed in qualunque altra parte del pianeta.
Si capisce che non ha affatto approvato la mossa di Giggino di rivolgersi alla famosa, fumosa piattaforma Rousseau, per conoscere il parere degli iscritti sull'alleanza con il PD alle prossime regionali - e magari il quesito poteva anche essere messo meglio. E poi si può dar retta e peso politico a 27.000 votanti, di cui 19.000 hanno votato perchè i Cinquestelle si presentino con proprie liste? Ma allora, perchè non glielo ha/hanno vietato?
Comunque Giggino, che non si aspettava tale risultato, e neppure Beppe, alla fine ha pensato che, nella tragica situazione in cui versa il Movimento, tenersi stretti almeno quei 19.000 circa che hanno votato no all'alleanza, era da considerarsi tutto sommato il male minore, altrimenti dalle prossime regionali in Emilia Romagna in avanti, perdendo anche quei 19.000, non gli restava che tagliarsi le vene - magari sulla piattaforma, al cospetto di Rousseau.
Certo che Di Maio, capo politico del Movimento e Ministro degli Esteri - a tale proposito i giornali hanno scritto che per andare in Sicilia ad assicurarsi una manciata di voti, ha disertato l'incontro internazionale in Giappone ( ne combina di tutti i colori!); e che al Ministero ha chiamato una pletora di consulenti-consiglieri con funzioni di badanti per ogni cosa! - sembrava uno scolaretto impaurito davanti al suo professore severo che non gli dice apertamente quello che pensa di lui, per il timore che l'allievo commetta qualche gesto inconsulto.
Ma vedere un Ministro degli Esteri - uno dei dicasteri più importanti anche agli occhi del mondo - in posizione di chiara sudditanza ha impressionato anzi spaventato molti.
Si capisce che non ha affatto approvato la mossa di Giggino di rivolgersi alla famosa, fumosa piattaforma Rousseau, per conoscere il parere degli iscritti sull'alleanza con il PD alle prossime regionali - e magari il quesito poteva anche essere messo meglio. E poi si può dar retta e peso politico a 27.000 votanti, di cui 19.000 hanno votato perchè i Cinquestelle si presentino con proprie liste? Ma allora, perchè non glielo ha/hanno vietato?
Comunque Giggino, che non si aspettava tale risultato, e neppure Beppe, alla fine ha pensato che, nella tragica situazione in cui versa il Movimento, tenersi stretti almeno quei 19.000 circa che hanno votato no all'alleanza, era da considerarsi tutto sommato il male minore, altrimenti dalle prossime regionali in Emilia Romagna in avanti, perdendo anche quei 19.000, non gli restava che tagliarsi le vene - magari sulla piattaforma, al cospetto di Rousseau.
Certo che Di Maio, capo politico del Movimento e Ministro degli Esteri - a tale proposito i giornali hanno scritto che per andare in Sicilia ad assicurarsi una manciata di voti, ha disertato l'incontro internazionale in Giappone ( ne combina di tutti i colori!); e che al Ministero ha chiamato una pletora di consulenti-consiglieri con funzioni di badanti per ogni cosa! - sembrava uno scolaretto impaurito davanti al suo professore severo che non gli dice apertamente quello che pensa di lui, per il timore che l'allievo commetta qualche gesto inconsulto.
Ma vedere un Ministro degli Esteri - uno dei dicasteri più importanti anche agli occhi del mondo - in posizione di chiara sudditanza ha impressionato anzi spaventato molti.
La Verdi.' Le quattro stagioni americane' di Philip Glass in 'seconda' italiana; McDuffie le ha già eseguite qualche anno fa a Roma,nel suo festival cameristico
Con questo appuntamento parte il tour italiano de laBarocca in collaborazione con il Cidim - Comitato Nazionale Italiano Musica - che, oltre alla data milanese, prevede altre sei tappe, da Lecco a Roma. La proposta è quella di accostare Le Quattro Stagioni, capolavoro di Antonio Vivaldi, a un’opera che ne costituisce il pendant moderno: il Concerto per violino n. 2 “The American Four Seasons”, composto da Philip Glass per il violinista Robert McDuffie, che eseguirà questa composizione, in prima esecuzione italiana, insieme all'ensemble laBarocca, sotto la direzione di Ruben Jais.
Oscurata la pagina Facebook delle Sardine. Chi sarà stato? C'entrano i salvinisti più accaniti?
Intorno alle 21 di domenica 24 novembre, la pagina Facebook “6mila sardine” — quella che coordina le attività dell’arcipelago di pagine locali del movimento antileghista — è stata oscurata. Gli amministratori hanno usato un account “di riserva” (una prassi diffusa per prevenire la perdita totale di contatto con i fan), chiamata “6mila sardine 2”, per diffondere un comunicato con cui informare i sostenitori dell’oscuramento, avvenuto, secondo loro, «senza giusta causa». Qualche ora dopo, però, anche “6mila sardine 2” è diventata inaccessibile. La mattina di lunedì 25 novembre, la pagina principale è tornata online, mentre quella di riserva è ancora inaccessibile. Alle 10 del mattino, su “6mila sardine” è comparso un post che commentava il ripristino: «La pagina è di nuovo online! Ogni attacco o problema sui social riempirà semplicemente di più le piazze. Per chi non l’avesse capito». Al comunicato gli amministratori hanno allegato uno screenshot che mostra il messaggio inviato loro da Facebook, secondo cui «la pagina non presenta violazioni».
Ma cosa è successo? Gli amministratori, nel comunicato di ieri, offrivano una spiegazione: «In mancanza di post offensivi, violenti o lesivi dei diritti della persona, (la pagina, ndr) è stata comunque bersaglio di un gran numero di segnalazioni. Questo ha automaticamente generato l’oscuramento della pagina». Il riferimento è a una prassi che sfrutta il funzionamento del sistema di moderazione di Facebook: quando tante persone segnalano una pagina, attirano su di essa l’occhio dell’algoritmo, cosa che finisce col provocare spesso l’oscuramento — temporaneo — dell’account.
In Rete, dopo l’episodio di ieri, sono stati tanti a ipotizzare un intervento deliberato da parte di oppositori del movimento delle sardine. La pagina “I sentinelli di Roma” — punto di riferimento romano della rete di attivisti antirazzisti, anitifascisti e per i diritti Lgbt “I sentinelli” — ha pubblicato in serata uno screenshot che, secondo loro, dimostra la messa in atto di un’operazione coordinata per ottenere la sospensione della pagina delle sardine.
Nell’immagine si legge: «dovremmo accordarci e segnalare tutti i gruppi di sardine in modo che le pagine vengano oscurate». Secondo “I sentinelli di Roma”, il messaggio sarebbe riconducibile all’area leghista.
Ma cosa è successo? Gli amministratori, nel comunicato di ieri, offrivano una spiegazione: «In mancanza di post offensivi, violenti o lesivi dei diritti della persona, (la pagina, ndr) è stata comunque bersaglio di un gran numero di segnalazioni. Questo ha automaticamente generato l’oscuramento della pagina». Il riferimento è a una prassi che sfrutta il funzionamento del sistema di moderazione di Facebook: quando tante persone segnalano una pagina, attirano su di essa l’occhio dell’algoritmo, cosa che finisce col provocare spesso l’oscuramento — temporaneo — dell’account.
In Rete, dopo l’episodio di ieri, sono stati tanti a ipotizzare un intervento deliberato da parte di oppositori del movimento delle sardine. La pagina “I sentinelli di Roma” — punto di riferimento romano della rete di attivisti antirazzisti, anitifascisti e per i diritti Lgbt “I sentinelli” — ha pubblicato in serata uno screenshot che, secondo loro, dimostra la messa in atto di un’operazione coordinata per ottenere la sospensione della pagina delle sardine.
Nell’immagine si legge: «dovremmo accordarci e segnalare tutti i gruppi di sardine in modo che le pagine vengano oscurate». Secondo “I sentinelli di Roma”, il messaggio sarebbe riconducibile all’area leghista.
domenica 24 novembre 2019
Vittorio Montalti. Un compositore sceso da Marte che non sa spiegarsi perchè i teatri 'a Marte' sono sempre pieni e quelli 'a Terra' vuoti
"Il teatro funziona se ha una programmazione che non si chiude nel repertorio, ma guarda anche a ciò che si produce oggi. Altrimenti diventa un museo delle cere, una cosa ormai finita. Forse è ingenuo da parte mia, ma mi chiedo perché l’Italia, che è la patria dell’opera ed è piena di turisti, non abbia i teatri sempre pieni“.
****
Ce lo chiediamo anche noi terrestri, da tempo. Il nostro marziano, Montalti, oltre la domanda, dopo aver interrogato i teatri, si dia una risposta.
Se non riesce a darsela da solo, se la faccia dare, dal sovrintendente che ama 'la modernità' nell'opera, ad ogni costo, Carlo Fuortes, e con quella riempie il suo teatro.
Per la prossima stagione di Caracalla, Fuortes ha appena annunciato che ha programmato due soli titoli d'opera - Aida e Barbiere ( che registrano già il 'tutto esaurito', soi disant - poi musical 'americano' e operetta; ma ben dodici serate con Baglioni, tre con Bolle ed altre con altri divi del rock. Forse, così programmando, pensa di far travasare il pubblico dell'opera 'moderna' o 'modernizzata' - altrimenti 'muore' - che è vastissimo, al di là di ciò che pensa il marziano, in quello sempre più ridotto, della canzone. E Baglioni ringrazia ( P.A.)
****
Ce lo chiediamo anche noi terrestri, da tempo. Il nostro marziano, Montalti, oltre la domanda, dopo aver interrogato i teatri, si dia una risposta.
Se non riesce a darsela da solo, se la faccia dare, dal sovrintendente che ama 'la modernità' nell'opera, ad ogni costo, Carlo Fuortes, e con quella riempie il suo teatro.
Per la prossima stagione di Caracalla, Fuortes ha appena annunciato che ha programmato due soli titoli d'opera - Aida e Barbiere ( che registrano già il 'tutto esaurito', soi disant - poi musical 'americano' e operetta; ma ben dodici serate con Baglioni, tre con Bolle ed altre con altri divi del rock. Forse, così programmando, pensa di far travasare il pubblico dell'opera 'moderna' o 'modernizzata' - altrimenti 'muore' - che è vastissimo, al di là di ciò che pensa il marziano, in quello sempre più ridotto, della canzone. E Baglioni ringrazia ( P.A.)
A Ferrara, regno della cultura, Sgarbi incoronato sovrano dal sindaco leghista. Insieme stanno allestendo anche una corte ( di Vittorio Sgarbi, da ILGIORNALE.it)
Ferrara torna capitale, restituendo centralità alla cultura. Se ne sono presentati i responsabili e i provvisori programmi nel Teatro comunale, che la precedente amministrazione ha inopinatamente dedicato a Claudio Abbado, invece che al grande compositore Gerolamo Frescobaldi che a Ferrara nacque, per poi trasferirsi a Roma nel 1607, poco dopo la partenza di Caravaggio, per essere organista in Santa Maria in Trastevere, sotto i mosaici di Pietro Cavallini.
Fin dai primi anni di attività, Frescobaldi si distinse per la semplicità e l'istintivo nitore della invenzione melodica. Non ha avuto il meritato apprezzamento dai politici ferraresi del nostro tempo, che hanno preferito l'assai pregevole interprete, culturalmente organico, a uno dei più grandi compositori della storia della musica. Una strana forma di strabismo, essendo Abbado nato a Milano, e non avendo composto fantasie toccate, capricci, fiori musicali, ricercari, Magnificat di fondamentale importanza, come Frescobaldi. Ci consola che gli sia dedicato il Conservatorio fondato, in tempi non sospetti, nel 1870.
Così nel marzo 2014 il Comune di Ferrara ha scelto di intitolare a Claudio Abbado il Teatro Comunale. Qui, all'apice della fama internazionale, Abbado ha ripreso a dirigere dopo anni di assenza dall'Italia; qui ha chiamato la Chamber Orchestra of Europe e la Mahler Chamber Orchestra; qui ha voluto ospiti illustri come Luca Ronconi, Roberto Benigni, Luciano Pavarotti, Martha Argerich. A Ferrara, alla fine degli anni '80, Abbado propose di costituire l'Associazione Ferrara Musica, affiancandone l'attività a quella del Teatro Comunale di Ferrara, con l'obiettivo di creare una residenza stabile italiana per complessi orchestrali costituiti dai migliori giovani strumentisti europei. Nel maggio 2012, quando il terremoto mise a rischio anche il patrimonio artistico di Ferrara, Claudio Abbado volle un Concerto straordinario con l'orchestra del Festival di Lucerna, a fianco di Maurizio Pollini, attivando una gara di solidarietà senza precedenti. E l'attività del Teatro comunale riprese regolarmente.
Meriti sul campo, dunque, giustificano l'attenzione riservata ad Abbado, che si conferma ora con la scelta dell'amministrazione comunale di affidare l'eredità di Ferrara Musica a una grande personalità, membro del consiglio di amministrazione della Scala, che alla musica ha dedicato una parte importante della sua vita: Francesco Micheli, inventore con me, all'epoca assessore alla Cultura del Comune di Milano, del Festival Internazionale MiTo, che univa le tradizioni di cultura, produzione e attività musicali di Milano e di Torino, con esiti sorprendenti. Micheli dedicherà sé stesso e la sua passione a riaccendere la cultura musicale ferrarese. E ha inteso subito avvalersi della competenza del primo musicologo italiano, Enzo Restagno, che animerà iniziative degne di una grande città del Rinascimento. Con lui ha naturalmente immaginato una stagione dedicata a Frescobaldi; una collaborazione con il premio per pianoforte Arturo Benedetti Michelangeli, di cui Micheli è sostenitore; un omaggio al grande direttore d'orchestra Giuseppe Sinopoli, in occasione dei venti anni dalla scomparsa; e una varietà di altre proposte che il presidente di Ferrara Musica presenterà puntualmente il 29 di novembre, con il sindaco Alan Fabbri, l'assessore alla Cultura, ai Musei, ai monumenti storici, alla civiltà ferrarese, Marco Gulinelli, e il presidente della Provincia Barbara Paron, anche nella prospettiva di un Festival Musicale che potrebbe contare su sedi e palazzi, che la provvidenza, dopo il terremoto, vorrà tutti restaurati, con i loro vasti ambienti: Palazzo dei Diamanti, Palazzo Schifanoia, Palazzo Massari, Castello Estense. «Musica a Castello» potrebbe esserne l'emblema.
Per ciò che riguarda la Fondazione Teatro di Ferrara, l'ammministrazione comunale ha indicato il nome di Mario Resca, presidente di Confimprese, che unisce le origini ferraresi e la grande capacità di amministratore, passato anche attraverso l'esperienza di direttore generale per la valorizzazione del patrimonio artistico presso il ministero per i Beni e le attività culturali. È stato commissario straordinario per la grande Brera, ed è ora membro del consiglio d'amministrazione della Mondadori. A lui il compito di presiedere il Consiglio del Teatro Comunale, coordinando le attività musicali e quelle della prosa, nella prospettiva di un Festival delle Arti in cui musica, letteratura, arte, fotografia e cinema illustrino la vocazione di Ferrara, ben oltre Spoleto.
Più complessa la questione di Ferrara Arte, dopo anni di commissariamento politico, con i ruoli di presidente e di consigliere rivestiti dallo stesso sindaco e vicesindaco. Tocca a me ora colmare il tempo di transizione tra la prossima esposizione di Giuseppe De Nittis, programmata dal precedente Consiglio, e la riapertura, per ora a tempo indeterminato, di Palazzo dei Diamanti e di Palazzo Massari. È una situazione difficile, aprendosi una apparente voragine nella continuità di attività espositive garantite per decenni a Ferrara. Ci aiuta la restituzione, nel mese di marzo, di Palazzo Schifanoia che, nel Salone dei Mesi, ospiterà la mostra su Francesco del Cossa e la scultura del suo tempo, in coincidenza con la ricomposizione del Polittico Griffoni a Bologna, città dove si svolse la seconda parte dell'attività del grande pittore. Alle temporanee indisponibilità delle principali sedi espositive di Palazzo dei Diamanti e Palazzo Massari potrà soccorrere una nuova abilitazione degli spazi del Castello Estense, e anche un riallestimento di Palazzo Bonacossi. In accordo con lo Stato potranno essere accolte mostre anche in Casa Romei e in palazzi privati recentemente restaurati.
La situazione è aggravata dal fatto che, dopo il terremoto, sono chiuse molte chiese, come quelle di San Paolo e di San Domenico, e perfino il Duomo. L'amministrazione dovrà accelerare gli interventi, riaprire molti edifici religiosi, o predisporre visite contingentate. Per la programmazione, oltre a consultare gli studiosi legati all'amministrazione, come Giovanni Sassu e Maria Luisa Pacelli, dialogherò con un comitato di studio composto da Marco Tanzi, Eugenio Riccomini, Lucio Scardino, Valentina Lapierre, Pietro Di Natale, Francesca Sacchi Tommasi, anche per potenziare il settore dell'arte antica con mostre sulla pittura del '200 e del '300 (restituendo finalmente alla città gli affreschi di casa Minerbi-Del Sale, in via Giuoco del Pallone); sulla scultura italiana tra '800 e '900; su Antonio da Crevalcore; su Girolamo da Carpi, con il contribuito della studiosa che sta apparecchiandone la monografia, Alessandra Pattanaro; su Guercino a Ferrara; su Canova e Leopoldo Cicognara, il cui famedio è stato profanato, sostituendone il busto di marmo con un gesso vandalizzato, nella Certosa di Ferrara. Inesplorati risultano molti momenti della scultura tra '400 e '500, che meriteranno di essere oggetto di una grande mostra sulla scultura a Ferrara nel Rinascimento.
Nel 2020 ricorre il centenario della morte di Gaetano Previati, da celebrare, con altri artisti ferraresi, nel Castello: penso a Giovanni Battista Crema, Cesare Laurenti, Augusto Tagliaferri, Giuseppe Virgili, Ulderico Fabbri, Ugo Martelli, Adolfo Magrini, Arrigo Minerbi in dialogo con Adolfo Wildt, Beryl Tumiati, Mimì Quilici Buzzacchi. Una stagione dedicata al simbolismo potrebbe includere Noelqui, e il primo tempo di De Chirico, di cui ho previsto una mostra con i dipinti del periodo metafisico, di proprietà del Mart. Una diversa visione metafisica è quella intimamente rappresentata dal pittore danese Vilhelm Hammershøi, di cui si è programmata una mostra in accordo con il museo nazionale di Copenaghen, nella vocazione internazionale di Palazzo dei Diamanti. Tra gli artisti contemporanei, dopo l'indimenticata e fertile stagione di Franco Farina, andranno programmate le mostre di Domenico Gnoli, Gianfranco Ferroni, Piero Guccione, e anche di Antonio López Garcia, Ivan Theimer, Lino Frongia, e dei ferraresi Aurelio Bulzatti, Sergio Zanni, e del fantastico Adelchi Riccardo Mantovani, emigrato, da operaio, a Berlino, e particolarmente dotato. Nella ricorrenza dei 180 anni dalla nascita della Fotografia, è in preparazione, sempre con il Mart di Rovereto, una grande esposizione nello spirito di «Venezia '79. La fotografia». Non meno importante sarà garantire sedi adeguate a Fondazioni, raccolte, manoscritti, archivi di ferraresi illustri, come Corrado Govoni, Michelangelo Antonioni, Giorgio Bassani, Lanfranco Caretti, Mario Roffi, Franco Giovanelli, Bruno Cavallini, Gaetano Tumiati, Paolo Ravenna, Folco Quilici, Florestano Vancini. Ferrara sarà anche teatro degli Stati generali dei Beni Culturali, mettendo a confronto le leggi nazionali con le autonomie del Trentino e della Sicilia.
Inizia una stagione nuova, aperta. Un regime della bellezza, che non è mai democratica, ma assoluta. Come assoluta è la «deserta bellezza di Ferrara».
sabato 23 novembre 2019
Sensazionale scoperta in una necropoli egiziana: mummie di animali
Egitto. Nella necropoli di Saqqara, a 30 km dal Cairo, sono state ritrovate varie mummie di animali e uccelli oltre a statue di diverse dimensioni e forme. A riferirlo è stato Khaled Al-Anani, ministro egiziano delle antichità, intervenuto a una mostra presso la celebre Piramide a gradoni di Djoser.
Oltre ai resti di gatti, animali sacri per gli Egizi, e coccodrilli, gli archeologi hanno portato alla luce la mummia di un grosso animale, forse un leone o una leonessa. Un ritrovamento decisamente raro, il primo dal 2004 a oggi.
L'Egitto ha intensificato la promozione dei suoi tesori archeologici nella speranza di rilanciare un settore turistico lento a riprendersi dalla rivolta del 2011 e dalla caduta di Hosni Mubar
Oltre ai resti di gatti, animali sacri per gli Egizi, e coccodrilli, gli archeologi hanno portato alla luce la mummia di un grosso animale, forse un leone o una leonessa. Un ritrovamento decisamente raro, il primo dal 2004 a oggi.
L'Egitto ha intensificato la promozione dei suoi tesori archeologici nella speranza di rilanciare un settore turistico lento a riprendersi dalla rivolta del 2011 e dalla caduta di Hosni Mubar
Greta Thunberg conduttrice di un programma radiofonico alla BBC
Greta Thunberg condurrà una trasmissione radiofonica della Bbc durante le prossime festività natalizie. La giovane ambientalista sarà la voce del programma Today su Radio 4, un popolare canale radiofonica dell’emittente pubblica britannica che tratta di attualità, scienza e storia.
La 16enne svedese, il cui nome è diventato sinonimo della lotta contro il cambiamento climatico, sarà uno dei cinque personaggi noti che tradizionalmente assumono la direzione e presentazione del programma nel periodo tra Natale e Capodanno. Ognuno curerà la programmazione di una intera giornata radiofonica tra il 26 e il 31 dicembre.
Gli altri “guest editors”, come vengono chiamati, includono la baronessa Hale di Richmond, presidente della Corte Suprema, diventata nota per la recente sentenza unanime degli undici giudici contro la decisione di Boris Johnson di sospendere il parlamento per più di un mese, e Grayson Perry, l’artista che ha vinto il Premio Turner.
In passato altri ospiti dei programmi natalizi di Radio 4 sono stati il principe Harry, l’allora speaker della camera dei Comuni John Bercow, l’attrice Angelina Jolie e l’astrofisico Stephen Hawking. Nominata per il premio Nobel per la pace, nella sua puntata Greta intervisterà i maggiori esperti mondiali sul cambiamento climatico, diffonderà un’intervista al governatore della Banca d’Inghilterra e riceverà corrispondenze dall’Antartico e dallo Zambia.
La 16enne svedese, il cui nome è diventato sinonimo della lotta contro il cambiamento climatico, sarà uno dei cinque personaggi noti che tradizionalmente assumono la direzione e presentazione del programma nel periodo tra Natale e Capodanno. Ognuno curerà la programmazione di una intera giornata radiofonica tra il 26 e il 31 dicembre.
Gli altri “guest editors”, come vengono chiamati, includono la baronessa Hale di Richmond, presidente della Corte Suprema, diventata nota per la recente sentenza unanime degli undici giudici contro la decisione di Boris Johnson di sospendere il parlamento per più di un mese, e Grayson Perry, l’artista che ha vinto il Premio Turner.
In passato altri ospiti dei programmi natalizi di Radio 4 sono stati il principe Harry, l’allora speaker della camera dei Comuni John Bercow, l’attrice Angelina Jolie e l’astrofisico Stephen Hawking. Nominata per il premio Nobel per la pace, nella sua puntata Greta intervisterà i maggiori esperti mondiali sul cambiamento climatico, diffonderà un’intervista al governatore della Banca d’Inghilterra e riceverà corrispondenze dall’Antartico e dallo Zambia.
GIORNALISTI: al via la Commissione per l'equo compenso. IL sottosegretario Martella, con delega all'informazione e all'editoria, ha firmato il relativo decreto
Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’informazione e all’Editoria, Andrea Martella, ha firmato il provvedimento per la ricostituzione della Commissione per l’equo compenso nel settore giornalistico, prevista dalla legge n. 233 del 2012, convocando la prima riunione di insediamento per il prossimo 4 dicembre.La Commissione, in attuazione dell’articolo 36 della Costituzione, ha il compito di promuovere l’equità retributiva per i tanti giornalisti precari, soprattutto giovani, che collaborano con giornali, periodici, agenzie di stampa e televisioni, senza le tutele del rapporto di lavoro subordinato.
“Personalmente – ha affermato Martella – sono convinto che per assicurare i necessari standard di qualità all’informazione professionale e per combattere la precarizzazione nelle redazioni occorra riconoscere un equo compenso per le prestazioni giornalistiche, da individuarsi secondo criteri certi e condivisi. Per questo motivo, come del resto avevo annunciato anche nel corso delle dichiarazioni programmatiche alla Camera, sono convinto che la Commissione possa essere uno strumento strategico per questo obiettivo. Confido, pertanto, che la Commissione possa giungere entro tempi ragionevoli a questo risultato, perché la dignità del lavoro giornalistico e la qualità dell’informazione si difendono in concreto anche riconoscendo a tutti i giornalisti un giusto compenso per il proprio lavoro”. (AGI)
Bach e Shubert ( come lo scrive la dotta Rai 5) sono semplici pretesti per una 'cappelletto story'
Due programmi, uno dopo l'altro di un'ora ciascuno, dalle 19 alle 21, della serie 'Inventare il tempo' che hanno per autore e conduttore Sandro Cappelletto e regista Bozzolino.
Due programmi musicali di taglio 'colto' rivolti ad un pubblico di intenditori o amatori di musica; curiosamente, però, nè l'autore/ conduttore nè il regista sanno come si scrive Schubert, e non sapendolo non si scompongono minimamente quando lo scrivono s SHUBERT.
Il primo dei programmi aveva per argomento le Variazioni cosiddette 'Goldberg'. e come interlocutore dell'inespressivo invariabile conduttore, il pianista iraniano Ramin Bahrami.
Il secondo , invece, Shubert - alla maniera di Rai 5, nel programma in oggetto - precisamente il suo Quartetto op.125, n.1 e come interlocutore il Quartetto 'Sincronie'.
In ambedue i programmi gli interlocutori del dotto conduttore sono anche esecutori dei brani musicali che si intendono illustrare.
Ora, si può, senza peccare di indecenza ed anche immodestia, mandare in onda uno dopo l'altro due programmi con il medesimo un conduttore ascoltando il cui nome a chiunque verrebbe in mente di dire : 'ma chi è Cacini?'
Rai 5 lo fa, fregandosene della decenza e della modestia, e mettendo in vetrina il suo 'Cacini'.
Due programmi musicali di taglio 'colto' rivolti ad un pubblico di intenditori o amatori di musica; curiosamente, però, nè l'autore/ conduttore nè il regista sanno come si scrive Schubert, e non sapendolo non si scompongono minimamente quando lo scrivono s SHUBERT.
Il primo dei programmi aveva per argomento le Variazioni cosiddette 'Goldberg'. e come interlocutore dell'inespressivo invariabile conduttore, il pianista iraniano Ramin Bahrami.
Il secondo , invece, Shubert - alla maniera di Rai 5, nel programma in oggetto - precisamente il suo Quartetto op.125, n.1 e come interlocutore il Quartetto 'Sincronie'.
In ambedue i programmi gli interlocutori del dotto conduttore sono anche esecutori dei brani musicali che si intendono illustrare.
Ora, si può, senza peccare di indecenza ed anche immodestia, mandare in onda uno dopo l'altro due programmi con il medesimo un conduttore ascoltando il cui nome a chiunque verrebbe in mente di dire : 'ma chi è Cacini?'
Rai 5 lo fa, fregandosene della decenza e della modestia, e mettendo in vetrina il suo 'Cacini'.
Concerto di Capodanno 2020 dalla Fenice. Programma bislacco, prezzi altissimi, esagerati
"Il Concerto di Capodanno della Fenice come da tradizione propone un programma musicale in due parti: una prima esclusivamente orchestrale e una seconda parte dedicata al melodramma, con una carrellata di arie, duetti e passi corali interpretati da solisti di assoluto prestigio e dal Coro del Teatro La Fenice. Ogni anno il Concerto si chiude con due pagine celeberrime di Giuseppe Verdi, capisaldi del patrimonio musicale italiano: il Coro «Va’ pensiero sull’ali dorate» da Nabucco e il festoso brindisi «Libiam ne’ lieti calici» dalla Traviata"
Questo si legge sui sito del teatro La Fenice dove, finalmente, quasi a ridosso del concerto, si viene a conoscere il programma del prossimo Concerto di Capodanno, diretto, come l'anno scorso, da Chung. Ortombina ormai non si sforza neanche più di cambiare direttore ogni anno.
Dichiara nel comunicato che i due pezzi con cui il programma si chiude, da quindici anni a questa parte saranno Va pensiero ed il Brindisi da Traviata, e poi, invece - la novità l'ha introdotta già l'anno scorso - ci infila Turandot (O padre augusto), tanto per dimostrare che lui è padrone di cambiare ciò che hanno fatto i suoi collaboratori di un tempo, come fummo noi per oltre dieci anni, che stabilimmo, d'accordo con i vertici del teatro ( forse non convinti della nostra scelta, vincente, come viene da pensare oggi) che ogni anno i due celebri brani verdiani avrebbero uno dopo l'altro concluso il Concerto.
Potremmo esaminare uno per uno i brani del programma per dimostrare, invece, la scarsa fantasia dell'attuale sovrintendete/direttore artistico e l'inopportuna presenza di alcuni di essi, a cominciare dalla suite di Amarcord di Nino Rota - se proprio si voleva omaggiare Rota, meglio sarebbe stato prendere qualche ballabile dal Gattopardo; se invece l'omaggio è rivolto a Fellini, allora forse c'era anche qualcosa di più idoneo. Verdi e e Puccini sono gli autori presenti; perchè non anche Rossini, Bellini, Donizetti - per citare i più grandi italiani. Ma questa tendenza era presente anche nelle ultime edizioni del concerto firmate da Ortombina.
Ortombina che non voleva capirlo un tempo, continua a non capire che il Concerto di Capodanno cade in un giorno di festa, e la festa deve rispecchiarsi in qualche brano del programma. Lui no. E, infatti, anno dopo anno il pubblico televisivo del Concerto è andato sempre scemando, anche vistosamente.
Ciò che invece non solo non è andato mai scemando ma è cresciuto a dismisura è il costo dei biglietti del concerto in teatro, al punto che ci sembra davvero spropositato.
Mentre farà sicuramente contento qualche nostro collega che valuta l'importanza del concerto dal costo dei biglietti; nel nostro caso, Valerio Cappelli del Corriere facendo il paragone fra il concerto 'viennese' e quello 'veneziano', declassava senza pietà il Capodanno tv italiano, schierandosi apertamente con quei quattro poveri snob che spingono ancora oggi per il 'ritorno a Vienna'.
Sul sito del teatro, entrando nella biglietteria elettronica, si apprende che il costo dei biglietti va - udite udite - dai 530,00 addirittura fino agli 870,00 Euro. Negli anni in cui abbiamo collaborato a quel concerto , se non ricordiamo male, i prezzi variavano fra 300,00 e 500,00 Euro; e forse 500,00 Euro li toccavano solo pochissimi posti privilegiati.
Un professore del piacentino, idiota e con simpatie fascistoidi e razziste, minaccia i suoi allievi che eventualmente osassero partecipare alle manifestazioni delle 'sardine'. Fioramonti lo sospenda immediatamente
“Se becco qualcuno di voi, da martedì cambiate aria, nelle mie materie renderò la vostra vita un inferno, vedrete il 6 col binocolo e passerete la prossima estate sui libri. Di idioti in classe non ne voglio", è il post dal tono minatorio che Giancarlo Talamini Bisi, professore di Italiano e Latino in una scuola del Piacentino, ha dedicato apertamente a tutti gli alunni che intendono manifestare con le "sardine" a Fiorenzuola. Parole che hanno scatenato il putiferio in Rete: il prof si è cancellato da Facebook, ma il suo post è ovunque, tanto da far scendere in campo anche il ministro dell'Istruzione, Lorenzo Fioramonti: "Valutiamo la sospensione".
Il professore aveva condiviso l'evento organizzato dalle sardine, con tanto di commento: "Io sarò presente. Cari studenti, se becco qualcuno di voi da martedì cambiate aria, nelle mie materie renderò la vostra vita un inferno, passerete la prossima estate sui libri". L'esimio docente, tra l'altro si dichiara apertamente razzista invitando chiunque si imbatta nei suoi post a visitare il suo sito (oscurato anche quello). Si leggono commenti di questo tipo: "A me la retorica nazionalista di Salvini, Meloni e pure Casa Pound piace"; oppure "sì, sono razzista e me ne vanto", e via di lì fino alle minacce nei confronti dei simpatizzanti delle sardine. Parole che hanno chiamato in campo il ministro dell'Istruzione: " A tutela dei diritti degli studenti - scrive Fioramonti su Facebook - e della stessa scuola ho attivato gli uffici del MIUR per verificare i fatti e procedere con provvedimento immediato alla sospensione".
E ancora: "Educare al rispetto dei principi della Costituzione è uno dei fondamenti dell’istituzione scolastica, tra questi vi sono certamente il diritto a manifestare liberamente il proprio pensiero ed a partecipare alla vita pubblica secondo i modi garantiti dalla Costituzione stessa".
Iscriviti a:
Post (Atom)