Il termine usato da Battistelli per stigmatizzare l'atteggiamento distruttivo degli stessi operatori musicali in Italia, a danno della produzione contemporanea, ci ha incuriosito e fatto venire in mente come anche lui, Battistelli, potrebbe appartenere alla medesima categoria che accusa ma che conosce bene. Ci spieghiamo.
L'Opera di Roma aveva bandito un concorso di composizione per un'opera nuova, ancora ai tempi in cui era direttore Riccardo Muti, che avrebbe dovuto presiedere la commissione giudicatrice e che avrebbe dovuto svolgersi fra il 2013/14.
Fuortes, arrivato in teatro, per non smentire la sua strenua difesa del 'nuovo' nel teatro d'opera, che poi si capirà essere limitato esclusivamente alle cosiddette 'regie d'avanguardia', le uniche che potevano salvare l'opera dal suo aspetto museale - parole sue! - senza comprendere anche, e principalmente, la commissione e produzione di nuove opere, volle portare a termine quel concorso.
Aggiornò la giuria, nella quale dovette sostituire Muti, ormai fuori dal teatro, e vi fece entrare quelli che oggi, alla prova dei fatti, noi consideriamo andropofagi, di ambo i sessi, perchè dopo aver attribuito la vittoria ad un titolo, ancora non l'hanno rappresentata, l'hanno cioè fagocitata, distrutta, divorata, uccisa.
La giuria, presieduta da Fuortes - ditemi voi cosa c'entrava il sovrintendente il cui unico compito doveva essere quello di portare in scena l'opera vincitrice - era composta da Battistelli, quello che accusa il mondo musicale italiano di andropofagia, dal regista Barberio Corsetti, che forse avrebbe dovuto provvedere successivamente alla messinscena dell'opera, dalla poetessa Patrizia Cavalli, che avrebbe dovuto giudicare il libretto, ed infine da Alessio Vlad, direttore artistico dell'Opera, il più grande 'dai tempi di Marconi'.
Il regolamento del concorso recitava che al vincitore sarebbero andati 20.000 Euro di premio in denaro - l'astronomica cifra Fuortes l'aveva messa insieme chiedendo elemosine all'ENI, a Deutsche Bank, a Paolo e Maite Bulgari: 5000 Euro a capoccia! - e la messinscena nel Festival di opera contemporanea, più noto come FFF, che il Teatro dell'Opera aveva affidato proprio a Battistelli.
Serve ricordare che quel festival durò pochissimo, Fuortes i soldi li spendeva altrimenti, e lo chiuse senza rimorsi, mandando via anche Battistelli, secondo direttore artistico, senza che il celebre compositore manifestasse disappunto o critiche all'operato del sovrintentdente. Non si sa mai, in futuro...
Risultò vincitrice l'opera Un Romano a Marte, musica di Montalti, libretto di Compagno, la quale attende ancora il battesimo del palcoscenico a Roma. Fuortes non ha mai spiegato chiaramente perchè ancora non ha dato seguito alle conclusioni del concorso; e Battistelli che critica tutti, non ha mai puntato il dito contro Fuortes e neppure si è dato da fare per la messinscena dell'opera. Ha lasciato correre, mentre Montalti e Compagno aspettano ancora.
Se aspettano a Roma, Montalti e Compagno non hanno atteso più del tempo necessario a Spoleto, dove per iniziativa del Teatro Sperimentale, diretto da mezzo secolo circa da Michelangelo Zurletti, hanno realizzato e messo in scena un 'opera, dal profumo 'rossiniano', nel breve tempo di una stagione.
P.S. Abbiamo appreso - notizia riservatissima- che Un romano a Marte, opera di Montalti su libretto di Compagno, vincitrice del Concorso bandito nel 2013, dovrebbe andare in scena all'Opera di Roma, nel 2019. Se le cose stanno così, sebbene con imperdonabile ritardo, sarebbe comunque una buona notizia.
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