sabato 3 marzo 2018

Tracciato l'identikit culturale di un'intellettuale italiana che fa la giornalista

Ogni giorno , sul Fatto quotidiano, si può leggere il suo nome, Silvia Truzzi, perchè scrive  moltissimo. L'altro ieri s'è avventurata a recensire un libro, appena uscito, scritto da Alberto Mattioli, giornalista de La Stampa, il cui contenuto era il melodramma - quella cosa che ha fatto  l'Italia ed anche la lingua italiana nel tempo e che nel nostro paese è popolare - anzi è stato popolare - come in Grecia, ad esempio, secondo quanto scrive la Truzzi, Alceo e Saffo. Beati i Greci!

 Il melodramma, ma da un'angolatura speciale affronta Mattioli. Il titolo è Meno grigi più Verdi , è edito da Garzanti, e mostra come Verdi abbia attinto materia per le sue opere, oltre che dalla letteratura, dalla conoscenza approfondita del carattere degli italiani.

Meno male che Mattioli partito dal melodramma, virasse  immediatamente per parare altrove, perchè altrimenti la presentazione della Truzzi non se la sarebbe meritata. Perchè?Lo spiega la giornalista medesima, dandosi dell'analfabeta senza che nessuno le avesse mosso un simile rimprovero.

Perchè, scrive la Truzzi: "Meno grigi che Verdi , l'abbiamo preso in mano non senza un certo timore, da ignoranti quali siamo noi che alla parola lirica magari non mettiamo mano alla fondina, ma al massimo possiamo rispolverare reminiscenza liceali di Alceo e Saffo".

 Insomma la giornalista ci vuol fare sapere che Lei, salvo le reminiscenze liceali che la rimandano con la memoria, sfocata, ad Alceo e Saffo - e già è tanto che ne ricordi i nomi - con il melodramma, patrimonio e vanto della cultura italiana, non solo musicale,  non ha nè vuole avere alcuna  frequentazione. Povera Lei!

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