giovedì 8 marzo 2018

Nascono direttrici d'orchestra come funghi. Alcuni velenosi

Non sembri inopportuno mettere proprio oggi, festa della donna, il dito in quella che noi riteniamo una piaga. E cioè  l'interesse, per noi solo apparente,  per una professione che per molte ragioni, soprattutto storiche, è stata fino ad oggi, o fino a ieri se si preferisce, appannaggio esclusivo degli uomini: la direzione d'orchestra. Nel mondo, da un  recente censimento, i direttori d'orchestra  sono quasi 600 , e solo una ventina o poco più le direttrici.
 Partendo da una tale situazione di svantaggio, non si può accettare che per colmare il divario si gridi all'apparizione di una nuova stella del podio, ogni qualvolta si ha notizia o si  legge di una donna direttrice.

 A parte l'interesse forzato, nei giorni immediatamente precedenti la festa della donna,  anche per le direttrici d'orchestra - come nel caso della direttrice Damiana Natali, intervistata dal settimanale OGGI - chi è? - e di Beatrice Venezi, intervistata dal Corriere della Sera, giovane, bella, criticata, attivissima come testimonial pubblicitaria, dalla collega Speranza Scappucci per le sue mise inadatte al podio, sul quale certo non brilla - abbiamo visto qualche suo  video: da dimenticare! - di loro si parla ogni volta che ne spunta una sul podio. E se non  c'è di mezzo l'elemento 'bellezza'  e 'giovinezza',  l'interesse è lo stesso con il quale da sempre si guarda ai bambini prodigio, da Mozart in poi: quello della novità. Ed anche perchè l'ideologia 'di genere' con quello che ne consegue, tende a sottolineare la lenta marcia delle donne musiciste verso l'equiparazione agli uomini.

Forse le quote rosa potrebbero aiutare alla loro ascesa, ma non sono la strada maestra. Non si può cioè osannare una direttrice solo perchè è donna. Nel qual caso, se è giovane  e bella, a soffrirne siamo noi ed anche Lei.

Anche per i direttori, oltre che per le loro colleghe donne occorre tener presente che la carriera direttoriale, molto diversa da quella strumentale e vocale, si può fare anche senza avere i numeri, tanto detta professione  può basarsi talvolta sul nulla. Potremmo fare  qualche esempio di direttori incapaci,  ma in carriera; evitiamo per non beccarci querele.

Tornando alle tante donne direttrici, che stanno spuntando in Italia come funghi, v'è già una caterva di nomi che anche  a noi che seguiamo da decenni la vita musicale risulta del tutto sconosciuta. Ma delle quali, protettori incapaci  ed analfabeti ( Pietro Grasso che pensava di innalzare agli onori del podio Gianna Fratta, direttrice foggiana, compagna di Piero Pelù, che abbiamo ascoltato  in un concerto ospitato al Senato, senza particolare emozione, e sì è pure vantato di candidarla nel suo annientato partito) e compagnie salottiere cantano lodi.

Come nel caso di  Isabella Ambrosini, romana, direttrice e fondatrice di una orchestra 'Roma Sinfonica',  a noi totalmente sconosciuta, la quale sola ci sembra Lei  abbia diretto ( destano qualche sospetto le foto con Marisela Federici, reginetta dei salotti romani); come anche di Damiana Natali della quale parlava OGGI. Abbiamo letto anche di Margherita Colombo, stanziale a Lipsia come maestro sostituto e pianista, o  di Maria Luisa Macellaro La Franca, attiva soprattutto in Francia, anche come pianista e compositrice (ha scritto una pallidissima, sbiadita 'Cantata per la morte di Falcone e Borsellino); o  di Silvia Casarin Rizzolo,  e altri nomi  ancora

Mentre di alcune non solo il nome ma la attività conosciamo da tempo.
 Ci vengono in mente Silvia Massarelli,  vincitrice di uno dei pochissimi  Concorsi per la direzione d'orchestra, Carla Delfrate, o Elisabetta Maschio (attiva intorno agli anni Novanta ed oggi quasi scomparsa dall'orizzonte) o di  Cinzia Pennesi ed altre. Fra tutte oggi brilla per presenza in cartelloni anche prestigiosi, Speranza Scappucci (nominata direttrice 'principale' dal quel volpone di Stefano Mazzonis al Teatro di Liegi,) che ha appena diretto a Roma, e poi a Torino e Firenze...

Ci vorrà del tempo ancora, ma arriverà il giorno in cui le donne direttrici, come accaduto già alle tante strumentiste oltre che - naturalmente - alle cantanti, si faranno valere per la loro  bravura e competenza, e non per il bel faccino, la chioma  rosso tiziano o bionda fluente o per le improbabili mise con le quali  osano presentarsi sul podio. Ne siamo certi!

 A proposito di mise fuori luogo, oltre quella rimproverata a ragione dalla Scappucci alla Venezi, ci colpì a suo tempo quella di Gianna Fratta che nel concerto del Senato si presentò sul podio come appena uscita da una arena di Spagna, dopo aver ucciso il toro.

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