Questa volta, nell'immediato, a fare danni non è Francechini, bensì il Consiglio di Stato il quale , in Italia, in combina con i vari Tar, in diverse occasioni ha detto tutto ed il contrario di tutto, anche contraddicendosi e smentendo con una sentenza ciò che aveva affermato con una sentenza precedente.
I guai Franceschini li ha fatti prima, quando ha deciso di affidare i gioielli della corona museale italiana a direttori stranieri, cercati attraverso una 'manifestazione di interesse' internazionale, che è e non è un concorso, le cui procedure furono espletate da una commissione - presieduta dall'amico Paolo Baratta, riconfermato proprio da Franceschini presidente a vita della Biennale di Venezia - in maniera non proprio inattaccabile ed ineccepibile e non proprio pubblica. Già allora si disse che la procedura voluta da Franceschini non era corretta. Quando poi il Ministro nominò i nuovi direttori, molti dei quali erano stranieri, ci furono ricorsi al Tar contro alcune di quelle nomine da parte di aspiranti esclusi. Il Tar ed anche il Consiglio di Stato decisero che quelle nomine erano regolari, salvo poi accorgersi che non era così; e, perciò, il Consiglio di Stato ha rimesso in discussione la precedente decisione, per il fatto che una vecchia legge stabilisce che incarichi dirigenziali di carattere, rilevanza ed interesse nazionali, a salvaguardia degli stessi interessi del nostro paese, non possono essere affidati a stranieri. Perché potrebbero non salvaguardarli, tali interessi, come dovrebbero.
Verrebbe da chiedersi perché il Consiglio di Stato non si sia accorto prima di quella legge e se ne accorga solo ora, gettando nello scompiglio e nell'incertezza i nostri più importanti musei e siti archeologici. Non solo. Il consiglio di Stato prima ha rimesso in discussione tutto, poi, però, ha pensato che era meglio rimandare la sentenza definitiva in tale delicata materia, all'Assemblea generale della Corte, e perciò l'ha convocata per metà aprile. Fino a quella data tutta la materia resta incerta, e nuovamente 'sub judice'.
Molti attribuiscono la responsabilità di tutti questi guai anche a Franceschini, perché gli uffici legislativi dei Ministeri - compreso il suo, che per decenni è stato amministrato dall'enfant prodige, che evidentemente tale non era, Salvo Nastasi - fanno spesso le leggi con i piedi, essendo molti dei titolari di tali incarichi amministrativi ( affidati anche agli stessi membri del Consiglio di Stato) impreparati al compito di formulare nuove leggi, avendo a mente tutte quelle precedenti, con le quali non devono confliggere. E così si offre materia a chiunque per ricorsi, quasi giornalieri, contro ogni nuova legge, contro ogni decisione ministeriale.
Franceschini grida allo scandalo: nessuno più si fiderà dell'Italia... cosa penseranno di noi nel mondo... non siamo affidabili ecc... E solo perchè ha affidato la gran parte degli incarichi di direttore dei musei a stranieri che, però, secondo gli addetti ai lavori in nessun caso sono di 'prima fascia', mentre le istituzioni che si affidano loro sono fra le più importanti d'Italia e del mondo. E per sostenere la sua correttezza, che zoppica, inutile non ammetterlo, Franceschini tira in ballo che alcune istituzioni di grande prestigio nel mondo sono affidate a italiani. Vero.
Poi però Franceschini non spiega come mai abbai fatto ricorso a direttori stranieri per i nostri gioielli, tutti meno uno - Colosseo e Foro - dove ci ha messo una sua dipendente, Alfonsina Russo. Che qualcuno spiega senza mezzi termini: il ministero ha voluto mettere le mani sul monumento, e sito annesso, che ha gli introiti più sostanziosi in Italia( si parla di una sessantina di milioni di Euro)
(A tale proposito Andre Mazziotti, presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati, con interrogazione del 16 novembre 2015, chiedeva al Ministro di conoscere l'esatto ammontare degli introiti del Colosseo, ed anche i particolari di due concessioni più volte rinnovate: la prima a Mondadori Electa, per alcuni servizi museali, in vigore dal lontano 1997; la seconda , per la biglietteria, a CoopCulture. Analoga richiesta veniva anche dalla Corte dei Conti).
Coloro i quali da tempo criticano il pasticcione Franceschini, padre di una riforma che era meglio non fare, fra cui lo storico Tomaso Montanari ed il giornalista Vittorio Emiliani, presidente del 'Comitato italiano per la bellezza', però, non hanno mia alzato un dito contro la svendita delle nostre istituzioni musicali agli stranieri, contro la quale noi, da tempo, ci battiamo? Quante volte abbiamo denunciato l'assenza cronica di artisti italiani fra quelli ospiti delle nostre istituzioni musicali? Ci sono intere stagioni musicali - come quelle dell'Accademia di Santa Cecilia e dell'Orchestra sinfonica nazionale della Rai con sede a Torino - nelle quali gli artisti italiani sono come mosche bianche, nonostante che essi siano di bravura pari, se non anche superiore, a quelli stranieri. Passi Montanari, ma Vittorio Emiliani, che segue la musica più del critico, ed è a conoscenza di questo, come mai non ha in nessun caso levato una qualche protesta contro tale malcostume che ci danneggia enormemente, forse quanto o più di quanto non ci danneggiano i direttori stranieri dei nostri più importanti musei?
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