Toh chi si rivede e risente: Angelo Balducci e Fabio De Santis, che si vorrebbero vedere dietro le sbarre in considerazione delle accuse di cui sono imputati e per le quali sono stati condannati in primo grado.
Balducci e De Sanctis e con loro il costruttore Anemone avevano costituito una associazione a delinquere ai danni dello Stato. Incaricati delle opere pubbliche per il G8 alla Maddalena, trasferito poi all'Aquila, e per i festeggiamenti del 150° dell'Unità di Italia- in questo secondo caso De Sanctis - cercarono di mettere a profitto i loro incarichi pubblici. Non c'è bisogno che torniamo sui fatti ben noti.
Ci preme soltanto rilevare che Guido Bertolaso, allora a capo della Protezione civile, è stato assolto, 'perché il fatto non sussiste'; e le imputazione per Bertolaso erano ben altra cosa e di ben altra entità rispetto a quelle rivolte alla 'cricca dei tre'. Poi Bertolaso, deluso ed amareggiato, si è trasferito in Africa ad esercitare la sua professione di medico a favore dei bisognosi. Ci è andato al posto di Veltroni che tante volte ha annunciato che avrebbe fatto rotta sull'Africa bisognosa ed invece è rimasto a Roma, a far film e scrivere libri, e, per gli uni e gli altri, ogni volta che presenta una nuova opera tutti gridano al miracolo. Intanto si gode anche il vitalizio , all'incirca 6.000 Euro.
Naturalmente uno pensa che i loro affari non potevano mai e poi mai coinvolgere una storica istituzione come l'Accademia di Santa Cecilia, allora retta da Bruno Cagli, con la quale ebbero uno scambio di favori, almeno a giudicare dalla vicinanza di alcuni fatti.
De Santis affidò all'Accademia alcune fette di celebrazione, naturalmente con finanziamenti congrui, e in cambio l'Accademia assunse un figlio (diplomato in organo) di Balducci per una stagione o due - adesso non ricordiamo bene. Mentre ricordiamo bene che all'epoca scrivemmo a Paola Fontecedro, tornata all'Accademia a dirigere l'Ufficio stampa, 'per dare una mano all'amico Cagli '. Ci rispose che il figlio di Balducci aveva un contratto di collaborazione che sarebbe dovuto sfociare in un progetto per il 150°, nel quale non sfociò; che non era neppure molto ben retribuito (se non ricordiamo male due o tre mila euro mensili; meno della metà di quanto Nastasi compensava sua moglie Giulia Minoli da lui ingaggiata al Teatro San Carlo, in quegli stessi anni più o meno) e che alla fine della collaborazione sarebbe andato via.
La fine della collaborazione coincise con la fine delle celebrazioni del 150° dell'Unità di Italia. Tutto alla luce del sole per non far pensare ai maligni che l'Accademia avesse fatto un favore, se l'avesse trattenuto un minuto dopo la fine dei finanziamenti per dette celebrazioni.
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