giovedì 15 febbraio 2018

FABIO VACCHI: 'el especialista' del melologo

Non è certo una  novità, la specializzazione in determinati generi; non c'è compositore che non ne abbia qualcuna, a cui nel corso della sua produzione ha tenuto più di altre.

 Fabio Vacchi, che negli stessi giorni compie 69 anni, domani debutta al  Teatro San Carlo, con un nuovo lavoro, ETERNAPOLI (Giuseppe Montesano, da un romanzo del 2003), appartenente al genere musicale che è diventato il suo preferito, quello del melologo, per il quale è richiesto dappertutto, protagonista in scena Toni Servillo che di simili operazioni- che vedono sposati più o meno felicemente  musica e poesia o letteratura  - è diventato interprete molto apprezzato - si pensi anche a Sconcerto ( Franco Marcoaldi) di Giorgio Battistelli, scritto anche quello per Napoli, e dalla espressa volontà di Servillo  di interpretare, appena possibile, Manfred di Byron-Schumann, di cui esiste una inimitabile ed intramontabile interpretazione con Carmelo Bene.

 Fabio Vacchi, nei giorni scorsi, per avvalorare la sua predilezione per tale genere, che lo vede circumnavigare per i teatri d'Italia ( tacciano le malelingue che attribuiscono tale circumnavigazione anche alla sua appartenenza alla massoneria, sempre potente! e chi l'ha detto che lui è fratello, o che non sia 'in sonno' qualora lo si stato in passato? ), ha tirato in ballo Mozart, massone dichiarato ( sul tema, la moglie di Vacchi, Lidia Bramani ha scritto un saggio: ma che c'entra?), che lo elogiava e che ci ha dato uno straordinario esempio con le musiche di scena per Thamos, re d'Egitto.

La preferenza di Vacchi per il melologo è dettata da ragioni diverse da quelle, ad esempio,  di Giorgio Battistelli in primis e di Marco Tutino in secundis per opere tratte da celebri film o pièces teatrali, che per alcuni ossevatori potrebbe essere dettata dal superamento del problema di trovare un soggetto di sicura presa, oltre che dalla speranza che la notorietà di un titolo cinematografico possa aiutare la nuova opera.  Vacchi conterebbe sulla notorietà del testo e della voce 'recitante' impiegata. Nello stesso tempo, il melologo consentirebbe al compositore una libertà quasi assoluta,  offrendogli l'opportunità di colorare con tinte folcloristiche - onde allettare le orecchie dei suoi ascoltatori di questa o quella città - come farà anche a Napoli, domani e dopodomani, attingendo  anche al  ricco e noto  folclore partenopeo.

 Non ci nascondiamo, certo, che nulla è mai così semplice, come potrebbe sembrare a prima vista. Ma non può non destare qualche  sospetto in Vacchi per il melologo - come in Battistelli  e  Tutino per l'opera da film' l'eccessiva presenza  dei rispettivi generi nei loro cataloghi. Mentre, nel caso di compositori del passato (da Mozart a Schumann a Richard Strauss ecc...), i titoli  riconducibili al melologo - alias, in taluni casi,  poemi sinfonici'con testo - sono abbastanza rari.

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