Quando si va a mettere il naso negli affari degli altri occorre essere ben svegli, non affetti da sonnambulismi e lontani da dormiveglia che possono creare brutti scherzi. Occorre, insomma, tenere gli occhi aperti e guardare alle cose con grande attenzione. Come non è accaduto al Fatto Quotidiano che, al pari di ciò che ha fatto con MEB, spesso va a mettere il naso negli affari dell'Opera di Roma, ma non sempre con la necessaria attenzione e precisione che il caso richiede.
Ieri, a firma Alessia Grossi, è apparso sul Fatto Quotidiano un articolo sulla Sonnambula di Bellini - diretta dalla Scappucci 'astro della attuale scena direttoriale internazionale', hanno detto in tv , dove fanno presto a spararle così grosse, solo perchè è donna, quando parlano di una grande star! - che da domani va in scena all'Opera di Roma, con la regia di Giorgio Barberio Corsetti, regista di fama e di genio.
Il Fatto incorre in parecchie inesattezze, mentre fa bene a dire a Carlo Fuortes che guida l'Opera di Roma dal 2013 (prima commissario e poi sovrintendente) che se un'opera non viene presentata in una nuova produzione deve dire che si tratta di una ripresa e non, come scrive sul sito nella lingua inglese: 'New production'.
E, infatti, si tratta di una ripresa che ha otto anni di vita e che ha già fatto il giro di alcuni teatri in Italia, dopo essere stata battezzata a San Gallo in Svizzera, nella stagione 2010-11, con la stessa equipe: regista, scenografo e costumista, disegni animati, oltre che con la medesima protagonista femminile: Jessica Pratt, la migliore Adina, la sonnambula, dei nostri giorni.
In Italia arrivò al Petruzzelli, proprio quando Fuortes era commissario, nel 2013, tale e quale a quella edizione di San Gallo: con Barberio Corsetti regista, Luigi Toccafondo autore di video e disegni animati, luci di Marco Giusti, scene e costumi di Cristian Taraborrelli.
Sul sito dell'Opera di Roma si legge che si tratta di una nuova produzione, coprodotta con il Teatro Petruzzelli di Bari ( da dove è stata importata) e il Massimo di Palermo che la programmerà prossimamente. Fra parentesi, La Sonnambula del regista Barberio Corsetti con Toccafondo, dopo Bari e Roma andrà a Palermo, dove lavora un altro fedelissimo di Fuortes, Oscar Pizzo. Il Sovrintendente dell' Opera di Roma si comporta come un agente, nel senso che pur non avendo una agenzia di rappresentanza, è legato ad un gruppo di fedelissimi che si porta sempre appresso e che non molla mai. Per lui una sorta di coperta di Linus, protettiva. Quanto a fedeltà non ha pari. E del resto Barberio Corsetti, regista che certamente non ha bisogno di un aiutino da parte di Fuortes, lavorava a Musica per Roma fin dallo sbarco dell'attuale sovrintendente dell'Opera come Amministratore delegato.
La stessa Sonnambula che si vedrà ed ascolterà da domani a Roma, è stata ripresa nella stagione passata anche al Teatro Verdi di Trieste, che però non figura nei finti coproduttori, come Bari e Palermo. Se uno va a vedere in rete le immagini delle varie riprese della regia di Barberio Corsetti si convince che si tratta ovunque del medesimo spettacolo. Dunque non si tratta di una 'nuova produzione'. E perciò, come sottolinea il Fatto, Fuortes dice il falso.
Poi però Alessia Grossi dice alcune cose che non stanno nè in cielo nè in terra. E cioè che Fuortes spaccerebbe la 'sua' Sonnambula come nuova produzione per avere contributi più sostanziosi dal Ministero. Non stanno così le cose, perchè il Ministero incoraggia le coproduzioni e lo sfruttamento di allestimenti già prodotti da altri, per risparmiare. Ma allora perchè Fuortes.... semplicemente perchè pensa che parlando di 'nuova' produzione, avrà più spettatori. Tale convinzione è frutto della sua idea di melodramma: se non lo si attualizza con la regia, nessuno andrà a vederlo. E qui si sbaglia di grosso, perchè la Sonnambula di Bellini , come anche la Traviata di Verdi si va soprattutto e principalmente ad ASCOLTARLA, e perciò non sarà la regia di Barberio Corsetti o di chiunque altro a decretare SUCCESSO E INSUCCESSO DI UN'OPERA, SE AMATA DAL PUBBLICO.
Quanto alla ripresa, sarà utile ricordare come La Fenice, nella gestione Cristiano Chiarot, ha fondato il suo successo di pubblico anche sulla ripresa di alcuni titoli popolari e famosi più volte nel corso di una medesima stagione ed anche in diverse stagioni (lo ha fatto con Traviata , in un allestimento neppure tanto indovinato, da oltre dieci anni, con immutato successo).
Poi Il Fatto riporta cifre non corrette sul costo degli allestimenti, quando scrive che solitamente per ogni titolo si spende dai 300.000 ai 400.000 Euro, per quelli meno costosi, fino ad arrivare a 1.500.000 Euro per quelli più spendaccioni, come - precisa - la Traviata di due stagioni fa, quella firmata da Sofia Coppola e Valentino.
La quale Traviata, che richiamò a Roma mezzo cinema internazionale - per l'amicizia con la Coppola e non principalmente per Traviata - e che, forse, dispiacque un pò a Fuortes che avrebbe desiderato da Sofia Coppola una regia più trasgressiva, o almeno innovativa, costò la bella cifra di 1.800.000 Euro. Quanto neanche la Scala spende per l'opera inaugurale che, però, nella serata di sant'Ambrogio, incassa, ogni anno, all'incirca 2.000.000 di Euro ripagando ampiamente la spesa. Cosa che non è accaduto a Fuortes con la sua Traviata 'glamour ' che coprirà le spese sostenute per il debutto solo dopo le prime riprese al Costanzi e l'affitto di Tokio che l'ha prenotata.
Questo occorreva ribadire a Fuortes, non il fatto che ha ripreso una Sonnambula già vista che gli costa poco ( e poi sono già quattro le 'nascite' di questa realizzazione. Il Fatto non sapeva di Trieste, la più recente). Mentre fa bene a sottolineare che nel 2013 Fuortes spacciava come 'nuovo allestimento' la Sonnambula importata da San Gallo che gli avrebbe fatto avere dal Ministero qualche soldo in più. Vero è che Franceschini e con lui Nastasi qualche soldo in più avrebbero comunque trovato il modo di darglielo, perchè Fuortes è ritenuto il risanatore per eccellenza - vero in tutto o in parte, ma con qualche dubbio - tanto che negli ultimi anni gli hanno affidato contemporaneamente anche due Fondazioni liriche, come nel caso di Roma e Verona. Ma con quali risultati effettivi, specie per il debito da risanare attingendo alla cosiddetta 'Legge Bray', non è del tutto chiaro.
A parte ogni nostra idea sull'operato di Fuortes e sulle sue gestioni troppo personali - come abbiamo tante volte segnalato - saremmo felici, numeri alla mano, ad ogni consuntivo, di riconoscergli una sana amministrazione. Che non può coincidere anche con la 'idiota' cura salvaopera, a Roma, della 'esternalizzazione' delle cosiddette masse artistiche, o , a Verona, con la 'chiusura' della Fondazione per un paio di mesi l'anno e lo 'scioglimento' del Corpo di ballo. Si tratta in ambedue i casi di ricette salvavita proposte da un medico incapace ed incompetente, quale in questi due casi ( ma anche nel commissariamento del Petruzzelli di Bari) si è rivelato Fuortes. Il quale, forse, in questi anni è tenuto in palmo di mano dal Ministero, perchè ha cominciato, zitto zitto, a dar corso all'insano progetto di Nastasi e Franceschini che gradirebbero barbaramente ridurre drasticamente il numero delle Fondazioni liriche, risparmiando quei soldi che poi dilapidano in tante altre maniere. Tutte meno nobili.
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