mercoledì 14 febbraio 2018

www.rossini150.it, www.pesarocultura.it. Settimana nazionale Rossini a Pesaro

Comincia Pesaro, città natale di Rossini, a festeggiare il 150° anniversario dalla sua morte, avvenuta nel 1868, a Parigi, per la cui ricorrenza in Italia si sono  creati  una legge speciale, per ottenere finanziamenti speciali, e  un comitato  nazionale, nel quale siedono illustri musicologi rossiniani, come l'ex presidente Napolitano e il cardinale Gianni Letta.

 Tutta Pesaro è in festa, da mattina a sera, dal  23 febbraio al fatidico 4 marzo, che quest'anno potrebbe coincidere con la catastrofe post elezioni politiche. Fanno festa tutti a Pesaro, grandi e piccoli,  musicisti di ogni genere e provenienza - c'è pure Elio con il suo inutile, banale e stucchevole 'Figaro', ballerini, e complessi rock, e cuochi  e viticultori per la 'Festa di non compleanno', a sottolineare che Rossini nacque il 29 febbraio 1792 ,che era un anno bisestile,  circostanza che gli faceva ironizzare sui suoi anni  che, scherzosamente, conteggiava ogni quattro. Una festa, come è facile intendere, 'popolare' e 'di popolo'.

L'unica cosa, diciamo seria, che si fa nella settimana pesarese ( il programma dettagliato è pubblicato sul sito indicato nel titolo di questo blog), è l'esecuzione delle Petite Messe sollennelle a cura dell'Accademia 'Alberto Zedda' - che del festival pesarese è stato per decenni l'anima - e del Conservatorio di Pesaro, beneficiario di importanti lasciti testamentari da parte del musicista, preceduta da un incontro a cura di Narici-Daolmi, di Casa Ricordi.

Dell'anniversario sì è ricordato anche la rivista che si trova sui treni veloci ' La Freccia 2018' che sul  numero di gennaio dedica ampio spazio all'avvenimento ed alle celebrazioni.  Partendo dall'illustrazione di un nuovo titolo che va ad arricchire la già ampia bibliografia rossiniana, affidata alla sua stessa autrice: L'ultimo spartito di Rossini, Simona Baldelli, di prossima uscita, nel quale  si prende in esame l'annosa e complessa vicenda del silenzio rossiniano dal 1829 in avanti, e durato, salvo alcune eccezioni comunque di gran peso, fino alla morte.

 Nel servizio giornalistico - assai ricco di informazioni, accanto ad un ritratto eccessivamente lusinghiero di un nostro direttore d'orchestra, Stefano Montanari, si preannunciano le celebrazioni di maggior rilievo in Italia durante questo che è stato giustamente proclamato anno 'rossiniano' - ci ha colpiti l'uso di una nuova locuzione relativa ai direttori d'orchestra.

In due casi l'articolista, che è poi Cecilia Morrico ( coordinatrice editoriale del mensile) usa una curiosa esperienza parlando di Diego Matheuz e di Myung-Whun Chung.

 Del primo scrive  testualmente: " ... Adina diretta dalla bacchetta di Diego Matheuz; del secondo invece:...diretto alla sapiente bacchetta di Chung. Queste  espressioni ci hanno spinto a pensare che se quelle bacchette,  la 'semplice' o la  'sapiente', fossero finite in mani altrui l'esito sarebbe stato uguale, perchè ammaestrate da Matheuz e Chung;  e ad osare perfino che le bacchette, una volta istruite, sarebbero capaci di  dirigere da sole, volteggiando nell'aria, le opere studiate prima con i loro possessori. Insomma non ci è stato chiaro se le opere in programma le dirigeranno i due direttori o le loro bacchette; o i direttori con le proprie bacchette, ma anche con le bacchette di altri.

A questa novità linguistica, che  fa il paio con i neologismi che qualche giornale adopera quando si parla di direttori d'orchestra,  e ad  altre consorelle, molto fantasiose, come ' affondare l'archetto nel violino , o le dita nei tasti del pianoforte...  auguriamo vita breve, anzi impossibile.

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