"Mollicone lo conosce? A Roma conosco solo Morricone" - fu la risposta caustica di Riccardo Muti quando gli riferirono che era stato un certo Mollicone a bocciare la proposta di conferirgli la cittadinanza romana. Muti non poteva immaginare la dirittura morale e coerenza politica del Mollicone - non Morricone - in questione, allora, Alemanno imperante, a capo della Commissione Cultura del Campidoglio. Egli aveva rifiutato la proposta della cittadinanza romana a Muti, perchè il direttore "non aveva mantenuto la promessa di assumere un incarico stabile all'Opera", come avevano preannunciato Alemanno e Vespa, dopo il loro incontro con il direttore a Salisburgo, ma che Muti non aveva mai avallato chiaramente. Mollicone aveva così ragionato: chi non mantiene la parola data non è degno di essere 'cittadino romano' seppur onorario. Per questo Mollicone passerà alla storia della cultura a Roma, non certo perchè oggi ha l'incarico di 'portavoce' della candidata premier Meloni e del suo partito 'Fratelli d'Italia'. Successivamente la cittadinanza a Muti venne data - come accadde anche per la laurea honoris causa alla Sapienza ( attribuitagli in una occasione di feroci contestazioni al rettore dell'epoca e consegnatagli ufficialmente qualche anno dopo) - ma solo per il buon cuore di Mollicone- come sta a dire anche il suo cognome. Ed ancora oggi, grazie al successivo gesto conciliante di Mollicone, Muti a Roma è cittadino onorario, laureato honoris causa alla Sapienza e perfino direttore onorario, a vita, dell'Opera di Roma. Proprio lui che dopo tre anni di presenza nel Teatro romano, aveva detto 'non è cosa', e se ne era andato.
Quando Alemanno andò a casa, battuto da Marino (mai vittoria fu più infausta!), anche la Commissione cultura del Campidoglio passò in altre mani, di una donna, Michela Di Biase, esile minuta ma determinata, battagliera. Sposata successivamente a Dario Franceschini che le faceva da sponda e da supporter al Ministero. E comunque la Di Biase qualcosa di buono ha fatto ( se non ricordiamo male fu sua l'indicazione di esonerare, perdurando la crisi, le sale cinematografiche, da una certa tassazione che ne avrebbe causato la cancellazione dal territorio italiano). Oggi, da consigliera PD, fa sentire la sua voce contro la giunta Raggi che certo non fa mancare occasioni di critica ai suoi avversari politici.
Con il 'gabinetto Raggi' è arrivata alla Commissione cultura capitolina, da vice presidente, ma facente funzione di presidente, Gemma Guerrini, consigliera grillina, di solida formazione classica ( studi universitari in lettere antiche e tutto quello che di antico esiste), salita agli onori della cronaca per una dichiarazione che fa il paio con quella, infausta di Mollicone, dimostrando come si possono buttare alle ortiche anni di studi seri e di formazione classica, quando c'è da difendere la pagnotta, la causa del suo partito che l'ha portata in Campidoglio, ed anche la sua tranquillità domestica.
Di Gemma Guerrini nessuno avrebbe mai conosciuto l'esistenza né il ruolo nell'amministrazione della Capitale - anche perchè Luca Bergamo, l'intellettuale assessore della Giunta Raggi ed anche vicesindaco, non consente a nessuno nè di fargli ombra nè di disonorarne l'azione, ci pensa da solo - se non si fosse autocrocifissa con quella dichiarazione idiota sui capolavori del cinema che vengono proiettati da alcune estati in qua, nella Piazza di San Cosimato, a cura del gruppo dei 'giovani' del Cinema America. Proiettare film del passato non è cultura, ha detto, ecc... come abbiamo riprodotto alla lettera nel post precedente. Le sue dichiarazioni hanno scatenato una reazione generale nel mondo del cinema italiano che ha chiesto le dimissioni oltre che della Guerrini - ovvio, vergogna della Giunta! - anche di Bergamo, attaccato alla sua poltrona come nessun altro, che si è giustificato sottolineando che anche lui ha condannato la Guerrini per quelle sue dichiarazioni e che non si può dimettere lui se chi ha sbagliato di grosso è stata la Guerrini.
La quale abita in Piazza san Cosimato. E ciò spiega tutto!
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