giovedì 22 febbraio 2018

Il cinema o il teatro - risorse, non ripieghi - in soccorso del melodramma contemporaneo. Da Battistelli a Tutino

 Ci volevano le precisazioni  di Marco Tutino (sul 'Corriere', raccolte da Giuseppina Manin) alla vigilia del debutto del suo nuovo melodramma -  al Nuovo Carlo Felice di Genova, ripreso pari pari dal celebre Miseria e nobiltà, - per chiarire alcune errate valutazioni che noi, forse noi soli, avevamo esposto in questo blog, pochi giorni fa. E cioè che il ricorso continuo a titoli celebri di film, anzi agli stessi  film, di cui talvolta si sfruttano con sospetta furbizia anche celebri sequenze, nella confezione di un nuovo melodramma, poteva  servire di aiuto a musicisti a corto di idee  speranzosi che il film arciconosciuto avrebbe potuto aiutarli nell'impresa di presentare una nuova opera al pubblico.  Insomma il cinema come aiuto alla loro pigrizia e mancanza di idee narrative e grimaldello per far breccia nei teatri.

 Nel sostenere la nostra tesi avevamo fatto riferimento a due nostri compositori, più o meno coetanei, i quali, nei rispettivi cataloghi d'opera, presentano titoli da casa di 'distribuzione cinematografica': Maro Tutino, appunto, e Giorgio Battistelli.  Di quest'ultimo, non servirebbe neanche ricordare i titoli, tanto essi sono numerosi: Divorzio all'italiana ( omaggio a Germi, che poi era suo suocero), Prova d'orchestra, Miracolo a Milano, Teorema, Il fiore delle mille e una notte, Il medico dei pazzi , i più noti: Tutino lo segue a ruota, anche se a distanza:  Senso, La ciociara,Miseria e Nobiltà, ed anche una serie di favole, da Pinocchio a Il Gatto con gli stivali, a La bella e la bestia.

 A proposito di quest'ultimo titolo, Tutino, facendosi saltare la 'mosca' al naso, potrebbe giustamente replicare che anche altri hanno attinto alla celebre fiaba,  nella versione cinematografica di Cocteau. La più celebre rielaborazione è quella di Philip Glass, che, in verità, è intervenuto, in maniera singolare, sul celebre trittico filmico di Cocteau che, comunque, non può dirsi certo popolare come i film ai quali Tutino si è 'comodamente' appoggiato. Ed anche Battistelli.

 Il quale potrebbe portare l'esempio di un altro musicista, italiano in questo caso, che ha compiuto analoga operazione: Nino Rota con Napoli milionaria. 

E a Tutino come a Battistelli nulla avremmo da replicare, oltre il fatto che Glass e Rota, hanno compiuto due esperimenti, uno ciascuno, e basta, poi hanno voltato pagina; mentre loro continuano, anzi insistono. facendo venire il sospetto che per adesso non intendano mollare.

 Tutino, nel presentare la sua nuova opera, fa notare come la questione sia più complessa e non possa in nessun modo essere liquidata con qualche battuta ( o appunto) come avremmo fatto noi, inavvedutamente.

 Spiega Tutino: non faceva così anche Verdi con i suoi melodrammi più famosi, orecchiando i successi teatrali o letterari del suo tempo ed adattandoli a libretti per i suoi melodrammi?  E noi potremmo aggiungere alla lista anche Puccini, per restare in tema.

 E poi la stoccata finale ai suoi denigratori che non considerano un altro aspetto e cioè che  rivolgersi ai titoli  cinematografici famosi, è un grande rischio:" Lo so, il confronto ( con titoli cinematografici notissimi, ndr.) può essere pericoloso, ma il vantaggio che se ne ricava è grande: miti così interiorizzati attenuano la diffidenza che spesso tiene lontano il pubblico dalle nuove opere o dall'opera in generale. Perchè di certo tutti conoscono la trama della Ciociara meglio di quella del Trovatore" (perchè più semplice e semplificata rispetto all'opera verdiana, ndr.).

Insomma, argomenta Tutino, noi compositori quando ci rivolgiamo  al cinema -  ci sarebbe sempre da spiegare perchè così spesso, dando l'impressione che non se ne sappia fare a meno -  corriamo volentieri il rischio del confronto con un celebre film che potrebbe affossare il nostro lavoro, ma vi ricorriamo comunque,  perchè  siamo convinti che la notorietà di certi film possa fare accettare l'opera  nuova dal grande pubblico.

Perciò, le accuse di pigrizia  come anche di mancanza di idee nella scelta delle storie non ci toccano neanche un pò.

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