Nessuno glielo ha chiesto a Valerio Cappelli, giornalista del 'Corriere', di prendere le difese di Carlo Fuortes che - come lui stesso asserisce - non ha bisogno di un avvocato difensore, perchè saprebbe difendersi da sè; ed anche perchè finora non è stato accusato di nulla da nessuno. Allora perchè tanto tempismo da parte di Cappelli nel correre in difesa di Fuortes? Perchè ha avuto notizia della visita in teatro della candidata a sindaco di Roma del movimento di Grillo, l'avv. Raggi, la quale ha detto prima ancora di capire cosa sia un teatro, che vuole vederci chiaro nei conti, eliminare gli sprechi, insomma... anche il manager Fuortes, portato in palmo di mano prima di quella fesseria dell'esternalizzazione di orchestra e coro, non sarebbe gradito alla Raggi sindaco - eventualmente - e dunque, nel caso in cui per nostra disgrazia( perchè senza nessuna esperienza amministrativa!) vincesse le elezioni, ci sarebbe da attendersi un cambio della guardia, come nella migliore tradizione capitolina e non solo capitolina.
Ora la Raggi si poteva risparmiare una tale visita con dichiarazioni al seguito, anche perché se Lei pensa a qualcuno del suo movimento per la guida del Teatro dell'Opera, a noi vengono i sudori freddi conoscendo l'intraprendenza, la voglia di crescere, ma anche l'ignoranza e l'inesperienza dei pentastellati, nei settori dello spettacolo e della cultura, pur essendo stato l'intero movimento generato dalla costola di un guitto, che solo da poco è tornato a fare il mestiere che meglio conosce.
L'avvocato difensore, non richiesto, cita l'eventuale unico neo della gestione Fuortes. la doppia direzione artistica, con conseguente doppio costo. Ma lo fa per difendere soprattutto uno dei due corni della direzione artistica e cioè l'amico Alessio Vlad.
Perchè altri, anche a cercarli attentamente non ve sono. E qui interviene il diretto interessato, Fuortes, a ripetere che i biglietti come le entrate sono aumentate e che il teatro è impegnato sul fronte della produzione e regia contemporanea, quella senza la quale nessuna giustificazione avrebbe la compresenza di Giorgio Battistelli nella direzione artistica.
Secondo noi e prima ancora, la permanenza di Vlad dopo l'uscita di scena di Muti, non ha nessun senso all'Opera come altrove. E pure è ricercatissimo tanto da fare contemporaneamente il direttore artistico a Roma, a Spoleto ( per la parte musicale) e da poco anche a Ravello, in Campania. A noi sembra davvero uno smacco al buon senso, oltre che alla decenza. Ma per il resto del mondo, evidentemente, così non è. E noi non possiamo che accettarlo.
Mentre invece ci riesce più difficile accettare il fatto che per capire che cosa fanno alcune istituzioni, ci viene richiesto di tornare sui banchi di scuola. Dovremo farlo e subito per capire cosa voglia dire l'intestazione del nuovo festival che proprio all'Opera di Roma, Battistelli, si accinge ad inaugurare, il 'Fast Forward Festival'. Perchè non chiamarlo 'Contemporaneo'? che sarebbe stato chiaro a tutti? Ci sembra una intestazione che avrebbe potuto mettere un suo predecessore, Nicola Sani, ora a Bologna e Siena ed altrove ( un altro dei miracolati e sopravvalutati dell'Italia di oggi), il quale ha rivoluzionato l'Accademia Chigiana, facendole parlare solo inglese, e facendo sembrare tutto più nuovo e più bello che pria.
Battistelli però potrebbe dare fastidio ad un'altra istituzione romana che in fatto di linguaggio postuniversitario, tassativamente in inglese, e di spettacoli che nessuno ha mai visto, si fa un punto di orgoglio, e cioè la Fondazione RomaEuropa con l'annesso festival. Quello di Battistelli, all'Opera di Roma, sembra nato da una costola del RomaEuropa Festival, all' inglese naturalmente. E qualche volta i figli scimmiottano maldestramene i padri, inutilmente.
Tornando al festival, il nome, tradotto in italiano da noi, artigianalmente, senza conoscere la lingua, potrebbe essere 'Festival avanti veloce'. Chissà cosa vorrà dire, e comunque a noi che amiamo l'andar lenti e lo sguardo al presente, questo festival potrebbe probabilmente incuriosire, ma, sicuramente, andare per traverso.
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