Affidare a privati - e lui ne aveva trovato già di buoni - buoni come Girondini? - la prossima stagione estiva già fissata nel cartellone e nelle date; o, seconda ipotesi, affidare la gestione transitoria ad un commissario per vedere se i libri da portare in tribunale per il fallimento possono essere nuovamente aperti per fare due conti con più ragionevolezza sul taglio delle spese.
La decisione su quale delle due cure da adottare spetta al ministro, Franceschini, il quale per una volta si è scrollata di dosso la nomea di 'mezzodisastro', dando prova di ragionevolezza e responsabilità.
E così ha deciso di mandare a tentare il salvataggio dell'Arena, un commissario. Chi? L'unico in Italia che, dopo la gaffe che lo ha fatto deridere da mezzo mondo ( quella famosa dell'esternalizzazione di orchestra e coro), è in grado di evitare, allontanandolo, il fallimento, venendo a patti con le maestranze dell'Arena, come ha fatto a Roma, facendo alla fine ingoiare più rospi di quanti lo stesse non volevano: Carlo Fuortes che è l'unico che ha esperienza di come trattare - perchè trattare si deve, non c'è altra soluzione possibile; nè si può pensare che si chiuda per fallimento l'Arena, mandata gambe all'aria proprio da chi, Girondini, avrebbe dovuto per volontà del sindaco, Tosi, evitarle di finire nel baratro.
Fuortes - che è l'unico che conosce l' arma della mediazione alla quale fu costretto dopo quella sua ingloriosa uscita, per la quale tuttavia ebbe l'incoraggiamento e l'appoggio dei due politici inesperti, Franceschini e Marino - ha detto che prima di accettare la nomina ministeriale vuole vedere i conti, e solo dopo scioglierà la riserva, e lavorerà alla salvezza di Verona - cosa che farà, candidandosi a ministro della cultura nella prossima legislatura - ma restando al timone dell'Opera di Roma, la cui salvezza tutti unanimemente attribuiscono a san CARLO, che va FUORTES ovunque metta le mani.
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