E' stata presentata la prossima stagione sinfonica e cameristica della romana Accademia di Santa Cecilia- che, inspiegabilmente, non è ancora visibile sul sito dell'istituzione - dal nuovo sovrintendente, dall'Ongaro, e dal direttore musicale, Pappano, che ha confermato di aver allungato la sua permanenza a Londra (Covent Garden) fino alla stagione del 2020, mentre a Roma dovrebbe restare fino al 2019, salvo ripensamenti e precipitosi matrimoni definitivi.
Nessuna novità sugli artisti, specie fra i direttori ospiti: tutti stranieri come nella norma delle stagioni passate, gli stessi di sempre, compresi alcuni debutti di direttori praticamente sconosciuti, di cui sono pronti a raccontarci meraviglie. Nessun nuovo arrivo di direttori di gran nome di cui da tempo si invoca e viene promessa, invano, la presenza: lo staff dell'Accademia è troppo impegnato a dirigere il traffico esistente per andare a impelagarsi in territori che da tempo non frequenta, temendone insidie generate eventualmente dalla rottura di precedenti equilibri.
Per il secondo o terzo anno consecutivo, Pollini diserta, dopo decenni, la stagione ceciliana. Perchè?
Grandi novità, invece, sembrano esserci nelle parole d'ordine dell'Accademia. La prima, sputata dal sovrintendente: 'da soli ormai non si va da nessuna parte', per giustificare le numerose (due,in realtà, e le solite con qualche appendice) collaborazioni con altre istituzioni: la commissione congiunta a Peter Eotvos, dell'Accademia, della Scala, dell'Orchestra Rai e dell'Opera di Firenze; con Musica per Roma per 'Luglio suona bene'; con l'Opera di Roma per Bussotti e per l'offerta promozionale di quattro spettacoli fra Opera e Accademia; e con Romaeuropa per un'opera di Lucia Ronchetti per sole voci (commissionata, in verità, dal Massimo di Palermo; dunque collaborazione per l'ospitata a pochi giorni dalla prima siciliana che avverrà a metà ottobre).
La seconda parola d'ordine, lanciata da Antonio Pappano, doveva giustificare il cambio dei giorni dei concerti, sia sinfonici che cameristici: 'un direttore di nome non si può pretendere che resti a Roma per tre concerti quattro giorni', riposando la domenica, come avviene ancora oggi.
Pappano, forse a causa della sua non perfetta conoscenza della lingua italiana, non si è reso conto della volgarità e dozzinarietà della sua affermazione. I cavalieri dell'arte, i difensori della civiltà del bello, vogliono arrivare a Roma, fare tre prove al massimo (magari facendosi precedere da qualche assistente e limitandosi alla 'generale'), e poi dopo i tre concerti uno di seguito all'altro, via su un aereo per atterrare in un'altra piazza, dove fare nuovi... danni. Un meccanismo che va veloce, e che non ha più tempo per essere oleato a dovere. Per questo i concerti saranno di giovedì, venerdì, sabato. Mercoledì per i concerti da camera, nei quali si segnala l'impresa titanica di avviare l'esecuzione delle 100 e passa sinfonie di Haydn da qui al 2032... praticamente fino all'eternità, affidate ad Antonini sul podio dell'orchestra da camera di Basilea.
Il sovrintendente ha poi annunciato che a partire dall'anno prossimo, stagione 2017-18, prenderà il via un altro progetto che durerà fino al 2050 ( trecento anni dalla morte), e che prevede l'esecuzione integrale del catalogo di Bach; e, dalla stagione successiva quella del 2018-2019, un terzo dedicato a Mozart (esecuzione integrale della sua opera, che si concluderà nel 2091 ( terzo centenario della morte).
Invece, per gli anni prossimi sono state annunciate le inaugurazioni di stagione, dopo quella con il Fidelio ( ottobre 2016); per il 2017 si annuncia 'Il re Ruggero' di Szimanowski - che senso ha riprendere un lavoro che in Italia è stato già presentato, se ricordiamo bene, al Massimo di Palermo, alcuni anni fa senza che nulla a causa di quella ripresa accadesse di positivo all'opera - e, nel 2018 un omaggio a Bernstein con West Side Story.
Perciò non solo non si va da nessuna parte se si è soli; non solo dobbiamo stringere i tempi perchè il mondo corre, ma dobbiamo anche pensare al domani, e progettare per l'eternità. Quanto pensano di durare i dirigenti dell'Accademia? confidano così tanto nei progressi della medicina?
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