L'altro ieri è apparsa l'ultima intervista a Giorgio Barberio Corsetti (Il Messaggero) - regista del capolavoro rossiniano al Massimo di Palermo, dove va in scena, fra una decina di giorni, con la direzione di Gabriele Ferro - della serie 'i grandi registi della scena contemporanea sbarcano a Roma. Evviva! .
Ma prima ancora di Palermo, già dopodomani, Cenerentola si rappresenta al Teatro Verdi di Trieste con un allestimento - e direttore incluso di cui non ricordiamo il nome - importato da Atene.
A metà marzo Cenerentola è andata in scena a Torino, in un nuovo allestimento firmato dal regista Talevi, diretta da Speranza Scappucci che si è meritata lodi ed apprezzamenti unanimi.
A gennaio, l ha aperto a serie delle Cenerentole italiane l'Opera di Roma con un nuovo allestimento firmato da Emma Dante.
In meno di tre mesi quattro allestimenti della pluriacclamata Cenerentola, tre dei quali nuovi. Ognuno dei tre teatri ha voluto la 'sua Cenerentola - nel senso del 'suo' allestimento, mentre si sono scambiati solo la forza lavoro, 'vocale'. E tutti e tre pagati con i soldi dei contribuenti. Non si poteva risparmiare facendo girare un allestimento, coproducendolo? Evidentemente no. Anche l'Associazione che riunisce le Fondazioni liriche in Italia, sull'argomento tace, in nome
dell'autonomia - sprecona - degli associati.
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