Non è una novità che in Italia i presidenti siano due: il Presidente della Repubblica e il Presidente del Consigilio dei Ministri. Il secondo governa, il primo tiene sotto osservazione il secondo per evitargli passi falsi. E nonostante questo, accade anche che uno dei tanti tribunali italiani, in questo caso il 'Coniglio di Stato' scrive all'indirizzo del Capo del Governo per fargli presente che il decreto sul pagamento del canone RAI nella bolletta elettrica è scritto male, è impreciso... insomma è da bocciare. Evidentemente quel che ogni tanto si dice e cioè che la squadra che circonda il premier avrebbe dovuto seguire prima di governare un corso accelerato propedeutico, è forse vero. Nel frattempo però il Presidente della Repubblica, messo lì a controllare il presidente premier, si è evidentemente distratto, per sua volontà o per sopraggiunta presenza di altri?
Il fatto nuovo di questi ultimi mesi è che ci siano sul colle più alto di Roma, due presidenti, anche se al Quirinale abita solo uno dei due, mentre l'altro ha deciso di abitare nel quartiere Monti, come del resto già aveva fatto Cossiga che al letto del Quirinale, preferiva quello di casa sua in Prati. Due infatti sono i Presidenti della Repubblica italiana attualmente. Ambedue sono sempre presenti , in coppia, nelle occasioni ufficiali, siedono sempre in prima fila, e nelle rimpatriate al Quirinale non mancano mai. E, del resto, come potrebbero, data la loro carica? Pala tu, parlo io, no, parla tu. Il siparietto colto in una delle tante occasioni fra Mattarella e Napolitano.
I due presidenti, ambedue con la medesima funzione di vigilanti, si sono però, bonariamente ed in segreto, spartiti i compiti.
Il presidente uscente, Mattarella, ha deciso di non mettere bocca sugli affari italiani, nonostante venga ogni tanto chiamato in causa da forze politiche e stampa; preferisce viaggiare - e viaggia molto - e intervenire sulle grandi questioni internazionali e sui futuri assetti mondiali; incontra capi di Stato e grandi personalità, manda telegrammi di congratulazioni e condoglianze, premia studenti, atleti, imprenditori, donne.
Il presidente entrante, Napolitano, invece parla quasi ogni giorno in pubblico, e non solo con la sua consorte in privato. Interviene sugli affari interni ma viaggia anche lui, perchè invitato da chi non dimentica ancora il ruolo di paciere che ha avuto nei tanti anni in cui abitava , anche di notte, al Quirinale, e che magari non si è accorta accorto del cambio della guardia o della diarchia tacitamente accettata.
Ora, ad esempio, è in partenza per Londra, dove è stato preceduto da Maria Elena (Boschi) che ha tenuto una lezione di politica, a parlamentari inglesi, che gli è valsa come 'dottorato' in legge, che non ha conseguito all'indomani della laurea, pressata dagli impegni di governo. Napolitano che lauree e dottorati honoris causa, ne ha ricevuti almeno uno per ogni capello che aveva in testa un tempo, ha fatto sapere che se rientrerà per domenica prossima, andrà a votare. Bravo.
No. Ha precisato, poi, che astenersi dal voto, disertandolo, è un diritto dei votanti al referendum, giacché la legge prevede il fattore 'quorum' per la sua validità. E così s'è assunto, da presidente entrante, il compito di dirimere la questione dell'astensione, sorta dopo i vari interventi del premier in favore, e quello altisonante e contrario del presidente della Consulta.
Il parere in favore dell'astensione ha fatto felice il premier ma ha mandato in bestia il presidente della Consulta, Grossi, terza carica dello Stato, in assenza delle altre due, ma non quando ci sono le altre due, e cioè il presidente entrante, Napolitano, ed il presidente del Senato, Grasso. In tale contingenza il presidente della Consulta, Grossi, conta un fico secco; e la stessa regola si applica anche a quello del Senato, Grasso, se non è dello stesso parere del primo, Napolitano, perché il voto di questi vale per due. E dunque Napolitano, presidente entrante, vince su tutti.
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