Non deve sorprenderci tale tardiva attribuzione; anzi deve rassicurarci, il pensiero che la Biennale di Venezia prima di attribuire il suo 'Leone d'oro', nei vari settori, musica compresa, ci pensi un bel pò, e vuole essere convinta che il premiato se lo meriti davvero, quell'ambito riconoscimento.
Tale e tanto è lo scrupolo con cui la severa Biennale veneziana concede i suoi premi che, in qualche caso (vedi Boulez!) poco è mancato che al musicista francese gli venisse concesso 'alla memoria'.
Quello dell'attribuzione del Leone d'oro a personalità anche lontane dal cinema ( per questo stesso 2016, il Leone d'oro per la danza è andato a Maguy Marin, meritatamente!) - per il quale il Leone d'oro è stato inventato sin dalla prima edizione della mostra-concorso veneziana - è decisione recente. Nelle prime edizioni il Leone, venne sguinzagliato in casa, nella laguna; si premiarono esponenti della musica veneziana. Solo successivamente i severi giudici della Biennale hanno allargato l'orizzonte e guardato anche oltre laguna.
Ma forse negli anni precedenti loro hanno pensato che non serviva attribuire il Leone d'oro a musicisti che premi, forse ancora più 'ruggenti' di quello veneziano, li ricevevano fuori dai nostri confini.
Tale vicenda ci fa venire in mente un caso analogo, che riguarda Hans Werner Henze, oggi defunto. Qualche anno fa, quando il noto musicista aveva già raggiunto gli ottant'anni, l'Accademia di Santa Cecilia, si vantò di commissionargli, per la prima volta, un lavoro, nonostante che egli risiedesse in Italia dagli anni Cinquanta e da molti anni figurasse fra gli Accademici ceciliani. Il compositore sorrideva, amaramente, per tale 'commissione' così tardiva che per poco egli non avrebbe potuto neppure onorare, per sopraggiunto decesso.
Anche tardi, è pur sempre gradito un Leone specie se d'oro; come anche un premio 'alla carriera', mentre la carriera, nel caso di Scairrino, è ancora in pieno svolgimento, alla viglia dei suoi primi settant'anni. Appena!
Ecco la motivazione:
Cultore d’arte e raffinato pedagogo, Salvatore Sciarrino è universalmente riconosciuto come una delle voci più originali e autorevoli del nostro tempo” - così recita la motivazione del premio del Direttore Fedele, che prosegue: “Sciarrino ha dedicato la propria esistenza all’arte del compore con spirito di ricerca e invenzione incessanti che lo hanno portato a scoprire un mondo sonoro inaudito dando un impulso decisivo al rinnovamento della musica contemporanea e dimostrando come la musica, per rinnovarsi e ritrovarsi, debba uscire dalla propria forma storicizzata per farsi esperienza d’ascolto in cui lo spettatore è al centro di fenomeni misteriosi e quasi ancestrali”.
È proprio alla Biennale di Venezia che il talento precocissimo ed eretico di Sciarrino si rivela, quando nel 1969, al 32. Festival Internazionale di Musica Contemporanea debutta con un pezzo sinfonico, Ancòra (Berceuse). Da allora la musica di Sciarrino è stata costantemente presente nelle programmazioni dell'istituzione veneziana e nei più importanti teatri di tutto il mondo.
È proprio alla Biennale di Venezia che il talento precocissimo ed eretico di Sciarrino si rivela, quando nel 1969, al 32. Festival Internazionale di Musica Contemporanea debutta con un pezzo sinfonico, Ancòra (Berceuse). Da allora la musica di Sciarrino è stata costantemente presente nelle programmazioni dell'istituzione veneziana e nei più importanti teatri di tutto il mondo.
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