UE, intesa Consiglio-Parlamento per eliminare gradualmente le importazioni di gas russo
Il Consiglio Ue e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo sulle norme per eliminare gradualmente le importazioni di gas russo.
Il regolamento costituisce un elemento centrale della tabella di marcia “RePowerEu” dell'Ue per porre fine alla dipendenza dall'energia russa. Il regolamento introduce un divieto graduale e giuridicamente vincolante sulle importazioni di gas naturale liquefatto e di gas tramite gasdotto dalla Russia, con un divieto totale rispettivamente a partire dalla fine del 2026 e dall'autunno del 2027. Contribuirà all'obiettivo generale di realizzare un mercato energetico dell'Ue resiliente e indipendente, preservando al contempo la sicurezza dell'approvvigionamento dell'Ue, si legge sul sito del Consiglio.
L'accordo informale dovrà ora essere approvato sia dal Parlamento che dal Consiglio per diventare legge. Le commissioni Industria, Ricerca ed Energia e Commercio Internazionale voteranno congiuntamente sull'accordo provvisorio l'11 dicembre, prima del voto del Parlamento nel corso della sessione plenaria del 15-18 dicembre.
Media: oggi Witkoff e Kushner incontrano Zelensky
L'inviato speciale del presidente degli Stati Uniti Steve Whitkoff e il genero del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, Jared Kushner dovrebbero incontrare oggi in qualche Paese europeo (forse a Bruxelles) il presidente ucraino Volodymyr Zelensky per informarlo sui colloqui con Putin. Lo riferisce Axios, citando alcune fonti.
Cremlino: mancati compromessi su alcuni punti, "la pace non è più vicina nè più lontana"
La Russia e gli Stati Uniti non hanno raggiunto un compromesso sulla pace in Ucraina, e la pace non è né più vicina né più lontana, ha dichiarato il consigliere del Cremlino Yuri Ushakov. Egli ha sottolineato che le parti non sono riuscite a raggiungere un compromesso su una delle questioni più difficili: le dispute territoriali. Le dichiarazioni sono state rilasciate dopo l'incontro al Cremlino tra il presidente russo Vladimir Putin e l'inviato speciale del presidente americano Donald Trump, Steve Witkoff, e il genero di Trump, Jared Kushner. Ushakov ha definito le discussioni costruttive, ma ha riconosciuto che permangono divergenze sull'Ucraina.
Ushakov: alcune proposte Usa non sono accettabili
Al momento "non esiste una versione di compromesso del piano di pace per l'Ucraina" in quanto "alcune proposte americane sono accettabili per la Russia, altre no". Lo ha dichiarato ai cronisti il consigliere presidenziale russo, Yuri Ushakov, dopo i colloqui russo-americani al Cremlino, riportano i media russi.
Durante i colloqui "è stata discussa la questione dei territori" che Kiev dovrebbe cedere, ha spiegato Ushakov, e "sono state affrontate anche le prospettive di cooperazione economica tra Russia e Usa". "Le formulazioni specifiche del piano di pace degli Stati Uniti non sono state discusse durante l'incontro tra Putin e Witkoff, si è parlato della sostanza", ha proseguito Ushakov, "i contatti tra Russia e Usa continueranno".
Zelensky: “Nessuno può mentire al mondo intero, nemmeno Putin”
"Nessuno può mentire al mondo intero, nemmeno Putin; nessuno può essere solo contro tutti". Lo ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Dublino, rivolgendosi al Parlamento irlandese in un discorso dai toni accorati punteggiato da applausi a scena aperta.
Zelensky ha poi invocato "una pace senza umiliazioni" per il suo Paese, denunciando "l'amnesia" di chi dimentica come l'unità fra Kiev e i suoi alleati abbia consentito negli anni scorsi di "resistere alla Russia". L'Ucraina, nelle sue parole, è riuscita in questi anni a "unire il mondo attorno" a sé e, "se si ha l'intera comunità delle nazioni al proprio fianco, non si può essere sconfitti: perché nessuno, neppure la Russia, può schiantare tutto il mondo" Il presidente ucraino ha quindi insistito sul fatto che Mosca dovrà rispondere della sua "aggressione" e ha sollecitato i Paesi europei a impedire che "i killer russi" possano tornare a viaggiare nei loro territori.
Palazzo Chigi, slitta il decreto sulle armi all'Ucraina
Slitta il decreto legge per prorogare l'autorizzazione a cedere mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari all'Ucraina. Il provvedimento era all'ordine del giorno della della riunione tecnica prevista alla vigilia del Consiglio dei ministri. Secondo quanto spiegano fonti di governo, l'ordine del giorno era già molto carico di questioni urgenti e, poiché l'autorizzazione alla cessione di armi a Kiev scade a fine mese si è deciso di rinviare il decreto
Radiocor: sulle garanzie al prestito all'Ucraina la Bce costretta a dire di no dai trattati Ue
Non si tratta di un rifiuto, ma semplicemente di una constatazione del fatto che il diritto dei Trattati Ue, che vieta il finanziamento monetario, non può essere violato. Alla sede della banca centrale di Francoforte, la reazione all’articolo del Financial Times secondo cui la Banca centrale europea avrebbe rifiutato di garantire un prestito da 140 miliardi di euro all’Ucraina facendo fallire un piano dell’Unione che mirava a mettere a disposizione di Kiev un maxi-finanziamento per le riparazioni di guerra garantito dai beni russi congelati si è concretizzata attraverso un breve comunicato che sottolinea come "una proposta del genere non è oggetto di considerazione in quanto violerebbe con ogni probabilità il diritto dei Trattati Ue che proibisce il finanziamento monetario". Tuttavia, secondo quanto risulta a Radiocor, non si tratta di un rifiuto — cioè di una decisione deliberata — ma semplicemente di un’osservazione di ciò che la legge consente. Infatti, se è vero che tale garanzia (backstop) sarebbe stata a vantaggio di Euroclear, un’istituzione e non uno Stato, è altrettanto vero che, nella pratica, fornendola garanzia la Bce finirebbe indirettamente per finanziare lo Stato che non sarebbe in grado di versare la propria quota a Euroclear. Si tratterebbe quindi di un finanziamento indiretto a uno Stato non in grado di adempiere ai propri obblighi, violando appunto il divieto di finanziamento monetario. Di qui l'impossibilità a dare il via libera alla richiesta di Bruxelles.
Militari di Kiev smentiscono la presa di Pokrovsk da parte russa
Il comando militare orientale delle forze armate di Kiev ha smentito la presa di Pokrovsk da parte dell'esercito russo. "Sono in corso operazioni di ricerca e assalto e l'eliminazione del nemico negli edifici cittadini", si legge in un post sui social dove si parla di "tentativi degli occupanti" di issare la bandiera russa in alcune aree della città per "creare illustrazioni propagandistiche di controllo del territorio".
Mosca, "preso il totale controllo di Pokrovsk"
Il ministero della Difesa russo ha affermato che le sue forze hanno preso sotto il loro totale controllo la città di Pokrovsk, nella regione ucraina di Donetsk. "Le unità del raggruppamento di truppe Centro hanno completato la liberazione della città di Krasnoarmeisk (Pokrovsk in russo, ndr)", si legge in un comunicato del ministero citato dall'agenzia Interfax.
Ieri sera il comandante del raggruppamento Centro, Valerij Solodchuk, aveva informato il presidente russo Vladimir Putin che la città era stata presa ed era in corso la ricerca e l'eliminazione di piccoli gruppi delle forze armate ucraine ancora presenti nell'abitato. Stamane le autorità ucraine affermavano che combattimenti erano ancora in corso in città.
Financial Times: la Bce rifiuta prestito a Kiev dagli asset russi per 140 miliardi
La Banca centrale europea avrebbe rifiutato di garantire un pagamento da 140 miliardi di euro destinato all'Ucraina, compromettendo il piano dell'Ue per finanziare un "prestito di riparazione" basato sui beni russi congelati. Lo scrive il Financial Times, citando più funzionari. Secondo il quotidiano, la Bce ritiene che la proposta della Commissione europea violerebbe il suo mandato, complicando ulteriormente il tentativo di Bruxelles di raccogliere fondi utilizzando gli asset della banca centrale russa bloccati presso Euroclear, il depositario belga di titoli.
Maria Zakharova (Russia): “Attacco preventivo” della Nato sarebe “irresponsabile”, “volontà di escalation”
Lunedì la Russia ha definito estremamente irresponsabili e un tentativo di escalation le dichiarazioni del più alto ufficiale militare della NATO secondo cui l'alleanza militare guidata dagli Stati Uniti potrebbe prendere in considerazione un "attacco preventivo". L'ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone ha dichiarato al Financial Times che la NATO sta valutando di intensificare la propria risposta alla guerra ibrida di Mosca e ha affermato che un "attacco preventivo" potrebbe essere considerato un'"azione difensiva". La portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha affermato che Mosca considera tali dichiarazioni "un passo estremamente irresponsabile, che indica la volontà dell'alleanza di continuare a muoversi verso un'escalation". "Vi vediamo un tentativo deliberato di minare gli sforzi per superare la crisi ucraina", ha affermato Zakharova. "Chi rilascia tali dichiarazioni dovrebbe essere consapevole dei rischi e delle possibili conseguenze, anche per gli stessi membri dell'alleanza".
Cavo Dragone: "La Nato valuta attacchi preventivi contro la guerra ibrida russa"
"La Nato sta valutando un attacco preventivo contro la Russia in risposta agli attacchi ibridi. Forse dovremmo essere più aggressivi del nostro avversario". Lo ha dichiarato al Financial Times l'ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, capo del Comitato Militare della Nato.
"Stiamo valutando di agire in modo più aggressivo e preventivo, piuttosto che reagire", ha affermato Dragone. Alcuni diplomatici, soprattutto provenienti dai paesi dell'Europa orientale, chiedono all'Alleanza di smettere di limitarsi a "reagire" e di contrattaccare. Secondo l'ammiraglio italiano, l'"attacco preventivo" può essere considerato un'"azione difensiva". "Tuttavia, questo va oltre il nostro solito modo di pensare e di comportarci", ha osservato. "Forse dovremmo agire in modo più aggressivo del nostro avversario. Le domande riguardano il quadro giuridico, la giurisdizione: chi lo farà?", ha aggiunto. Il Financial Times cita la missione Baltic Sentry della Nato, che pattuglia il Mar Baltico e ha impedito il ripetersi di incidenti dovuti al taglio dei cavi. "Dall'inizio dell'operazione 'Baltic Sentry' non è successo nulla. Questo significa che la deterrenza funziona", ritiene Dragone. Tuttavia, ha ammesso che uno dei problemi è che i paesi della Nato hanno "molti più vincoli rispetto ai nostri avversari, a causa di etica, leggi e giurisdizione". "Non voglio dire che questa sia una posizione perdente, ma è più complicata di quella del nostro avversario", ha valutato l'ammiraglio. "Dobbiamo analizzare a fondo come si ottiene la deterrenza: attraverso azioni di ritorsione o attraverso un attacco preventivo?", ha concluso il capo del Comitato Militare della Nato.


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