Abbiamo riflettuto, dopo aver criticato lo spettacolo 'inventato' da Livermore per la serata inaugurale della Scala, convinti come siamo che la musica non ha bisogno di altro per farsi valere ed apprezzare, salvo in alcune circostanze, come alla Scala oggi, e siamo giunti alla conclusione che la passerella di star della lirica, più di venti, costruita esclusivamente per il pubblico televisivo e della durata impegnativa di tre ore, non avrebbe potuto reggere senza un qualche accompagnamento 'altro'- cinema, letteratura, impegno civile... - che spezzasse quel nobilissimo ma monotono viavai.
Sì, perchè per quanto popolari e conosciutissimi siano i brani operistici che ciascun cantante proporrà, quando è troppo anche la cosa più bella stanca e, nel caso specifico, persuade i telespettatori a spegnere quell'apparecchio domestico, senza attendere che sfili l'ultimo cantante.
Ne parliamo a ragion veduta - e scusateci se tiriamo spesso in ballo quella nostra esperienza di collaborazione con La Fenice di Venezia, per conto della Rai, rivolta alla confezione del programma del Concerto di Capodanno - nonostante che la durata del concerto al quale ci riferiamo, sulla falsariga di quello scaligero di questa sera, fosse di appena una cinquantina di minuti. Che noi siamo sempre riusciti a variare, sia alternando brani per orchestra, coro e solisti da soli o in coppia, sia variando l'espressione 'emotiva' in cui detti brani erano scritti: dal comico al serio, dal patetico all'irriverente, al corale, e magari anche impegnando le famose trombe per la scenografica marcia nuziale dell'Aida che, in quella occasione furono fatte venire appositamente dalla Scala, se ricordiamo bene.
Solo con tale costante attenzione alla confezione del programma, quel Concerto ebbe negli anni di nostra collaborazione mediamente oltre 4.000.000 di telespettatori, perfino 4.500.000 circa ( un anno fu il programma televisivo più visto, nonostante che in serata venne riproposto 'La vita è bella',
record di telespettatori alla prima apparizione sul piccolo schermo).
La durata ridottissima, meno di un'ora, la varietà dei brani e la collocazione oraria in un giorno molto particolare, assicurarono in quegli anni il successo al Concerto di Capodanno della Fenice.
Quando la nostra collaborazione è terminata, i dirigenti veneziani, pensando di essere molto più bravi di noi, hanno mutato linea, e i risultati della loro gestione scellerata si sono visti: adesso a malapena quel concerto raggiunge i 3.000.000 di telespettatori.
Perché diciamo questo? Perché saremmo tentati di scommettere, sicuri di vincere, che l'inaugurazione scaligera non avrà un identico successo, innanzitutto per la durata eccessiva, e poi anche perché a leggere la lunga lista dei brani prescelti non ci pare di ravvisarvi un qualche criterio simile a quello che noi mettevano in pratica puntualmente ogni anno. 4.500.000 telespettatori lo spettacolo del Piermarini non li raggiungerà.
Comunque, come nel caso del Barbiere di Roma, anche lo spettacolo scaligero: A riveder le stelle è registrato e montato brano dopo brano, perché non si sarebbe potuto fare altrimenti. A Milano come a Roma, direttore ed orchestrali osservano il distanziamento: un leggio un esecutore e interpreti compresi in molti casi portano le mascherine ( anche perchè per le lunghe sessioni di registrazione necessarie per mettere assieme tre ore filate di programma non si poteva fare altrimenti).
La differenza fra Roma e Milano e le rispettive inaugurazione sta nel fatto che a Roma Martone ha ripreso il Barbiere come fosse stato realizzato su un set cinematografico, ma con l'orchestra in buca; a Milano invece, da quanto si è capito, l'orchestra occuperà platea, e il palcoscenico sarà il luogo delle 'meraviglie' di ogni genere inventate da Livermore, in cui calare la passerella di star, Bolle incluso.
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