Finalmente anche il Teatro dell'Opera di Roma sembra allinearsi, nella sua attività, alle regole di tutti i teatri che si rispettano, cominciando ad annunciare le stagioni con notevole anticipo ( mentre non e accaduto con la stagione invernale, ma si può sempre migliorare!) nella speranza di intercettare il numeroso pubblico di turisti che a Roma è consistente e che l'anno prossimo potrebbe aumentare ancora, per l'EXPO. A Salisburgo, tanto per fare un solo esempio, alla fine di un festival si ha quasi per intero il calendario del festival successivo.
A Caracalla, la prossima stagione estiva, ci saranno nientemeno che 20 repliche complessive dei tre titoli d'opera pucciniani in cartellone: Bohème,Turandot e Butterfly. Prevedendo la logica obiezione che 20 repliche sono ancora poche, dal Campidoglio - dove è stata annunciata la stagione, ma senza i cantanti che saranno resi noti fra qualche settimana - hanno detto che potrebbero esserci anche altre date.
Ma, soprattutto, dal Campidoglio hanno anche fatto sapere che la situazione all'Opera, così come oggi si configura dopo l'uscita di Muti, si è ormai stabilizzata: va fuori solo il Direttore del Corpo di ballo, Micha Van Hoeke, 'mutiano' di strettissima osservanza, come altrettanto non si è rivelato Alessio Vlad che, senza Muti, sarebbe rimasto ancora alle Muse anconiane. Per il ballo, si sa che Fuortes e Marino punterebbero ad aver la Abbagnato, alla sua prima esperienza, eventuale, di direttrice.
Tutto il resto rimane com'è. E soprattutto resta Fuortes che agli occhi di Marino è il salvatore e per questo lo ringrazia 'per il grande sforzo, a costo bassissimo' ( appena 1000 Euro al mese, che vanno a rimpinguare, naturalmente, i 250.000 Euro di Musica per Roma), che fa mantenendo il piede in due scarpe, di qua e di là dal Tevere, mentre aveva promesso che da una delle due scarpe , a fine anno, avrebbe tolto il piede.
Noi pensavamo che avrebbe lasciato l'Opera dopo la figuraccia internazionale della 'esternalizzazione ' di orchestra e coro, fortunatamente rientrata, ma la figuraccia no. C'era invece chi si aspettava che lasciasse Musica per Roma, il cui contratto terminava al 31 dicembre 2014, sostenendo che ormai anche senza Fuortes l'Auditorium funziona bene, avendo consolidato le sue attività ed avendo per ognuna di esse il direttore artistico specifico. Che ci sta a fare allora all'Auditorium? Per soldi? Per il timore che un giorno o l'altro qualche altra tegola gli caschi sulla testa all'Opera e, perciò, ritiene che l'incarico all'Auditorium sia molto più solido di quello all'Opera?
Infine, ancora bugie sull'uscita di Muti che, secondo Marino e Fuortes, non è definitiva, e nella certezza che il maestro tornerà, fingono di non aver letto quel che di contro ha scritto Paolo Isotta, amico del maestro, sul Corriere, e quel che ha detto lo steso Muti in varie occasioni in questi mesi. Insomma all'Opera tutti fingono di pensare che Muti ritornerà. Illusi, per necessità e contro ogni evidenza.
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