E' o no un paese attento ai valori della cultura quello in cui a vigilare e custodire la casa natale di un grande drammaturgo e scrittore, Pirandello, in Sicilia, vi sono sedici persone più una quarantina di altri impiegati - per il necessario turno negli affollatissimi orari di lavoro, per un totale di una sessantina di persone, pagati dalla regione Sicilia? Il prossimo che verrà a dirci che ai beni culturali in Italia non si presta la dovuta attenzione gli consigliamo una visita dall'oculista e la visita alla casa di Pirandello; perché lì ad ogni visitatore si dà in dotazione un custode che lo guida e lo molla dopo la visita ai quasi cento metri quadri della casa ( la biblioteca con i suoi 25 mila volumi appartenuti a Pirandello si trova in un altro luogo sempre di Agrigento, non sappiamo se altrettanto supercustodita, ma temiamo di sì), ed alla fine gli offre un caffè e dei santini del drammaturgo, in segno di riconoscenza perché senza la sua visita, lui e tutti gli altri, quel giorno, si sarebbero annoiati.
Ecco come in Italia ci si mangia la cultura. Se un giorno si dovesse rompere una tubatura dell'acqua in quella casa natale dello scrittore, forse non saprebbero dove trovare i soldi per l'immediata riparazione. Ma quei sessanta, fra custodi ed impiegati, restano lì, magari a guardare l'idraulico costretto a fare la riparazione gratis, in onore il suo concittadino Pirandello.
Certamente i soldi necessari per quella riparazione non potrebbero prenderli dalle casse degli scavi di Pompei. Sono rimasti chiusi a Natale e Capodanno, perchè in fondo in tutto il mondo ci sono giorni in cui i musei e siti archeologici sono chiusi, ma anche perchè due o tre mila visitatori quanti ce ne sarebbero stati al giorno, per Natale e Capodanno, in fondo non sono una entità di cui preoccuparsi. Sarebbero costati di più i custodi, perchè le entrate sarebbero state di gran lunga inferiori al costo della manutenzione e vigilanza giornaliera. Ecco perchè il ministro 'mezzo disastro' ne ha decretato la chiusura.
La cultura e tutto ciò che la riguarda in Italia, complice il Ministero, se la stanno mangiando o, come si dice a Roma, se la stanno 'ciucciando', un giorno dopo l'altro, con questa o quella disposizione in apparenza dettata dalla economicità, ma di fatto improntata allo spreco dissennato di risorse di cui, con ogni mezzo, si va poi a caccia. Mentre la cultura se la stanno davvero mangiando, anzi spolpando fino all'osso.
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