Ieri i giornali riferivano della concessione da parte del ministro Franceschini dell'attesa e sospirata autonomia alla Scala e a Santa Cecilia. Autonomia che ora dovrebbe essere concessa anche agli altri enti musicali importanti che sanno ben amministrarsi, artisticamente e finanziariamente, e sono in grado di procurarsi non irrilevanti risorse proprie attraverso botteghino e sponsor, per aggiungerle a quelle del sovvenzionamento statale e pubblico in genere.
Altra la logica sottintesa a queste concesse autonomie, secondo il teorema di 'grande e grosso' (Nastasi) che vorrebbe ridotte di numero le fondazioni lirico sinfoniche in Italia; lasciando in una zona franca Scala e Santa Cecilia e declassando tutte le altre, alcune delle quali chiudendole del tutto. In tale progetto di ristrutturazione, al quale anche 'mezzo disastro' ( Franceschini) ha qualche volta, seppure timidamente, accennato, non verrebbero salvate alcune fondazioni storiche ed importanti quanto quelle salvate - pensiamo al San Carlo, alla Fenice, al Maggio fiorentino - e neanche l'Opera della Capitale, che non gode evidentemente più di tanta attenzione dopo la fuga di Muti. E così va in scena la lenta ma inesorabile distruzione della musica in Italia, nel fracasso della riconosciuta autonomia a Scala e Santa Cecilia.
A proposito di Santa Cecilia, se si dà un'occhiata al suo consiglio di amministrazione, si ha l'impressione di avere sotto gli occhi il CDA di una grande azienda industriale del nostro paese.
Infatti tolti i membri istituzionali ed i quattro/cinque accademici - tutti della consorteria Cagli - gli altri sono presi dal mondo industriale: Luigi Abete ( BNL), Paolo Astaldi ( Astaldi) Giuseppe Cornetto Bourlot, Vittorio Di Paola, Gianni Letta, Maurizio Tarquini ( direttore generale di Unindustria, dove é vice presidente Gianpaolo Letta, figlio del patriarca Gianni).
Alcuni di loro sono presenti nel CDA perchè rappresentano aziende che all'Accademia danno soldi nella misura prevista dallo statuto. pochi in verità, forse due appena, gli altri sono stati fatti entrare per 'cooptazione', come recita lo Statuto. E cioè, quando non ci sono istituzioni od enti in grado di assicurare all'Accademia entrate consistenti, aventi diritto, in conseguenza di ciò, a sedere nel CDA, il Consiglio, su proposta del Presidente, chiama personalità del mondo della cultura o di altri mondi e ve li fa sedere.
Perchè? Che c'entrano? Tutti musicofili? No, ma tutti d'accordo con il Presidente che perciò ha mano libera su tutto avendo dalla sua oltre gli accademici - quelli a lui invisi non siedono, solitamente, nel CDA - ha anche la quasi totalità degli alti membri.
Ma che possono fare questi ultimi, se non hanno soldi da dare? Beh possono ricambiare all'occorrenza in vario modo. Ad esempio intervenendo politicamente in casi di emergenza (è inutile che facciamo per l'ennesima volta i nomi), salvo poi a venire ricompensati alla bisogna, e a loro volta, a ricambiare, con uno scambio di non tanto 'amorosi' sensi, fra i membri.
Ora fra una settimana sapremo chi sarà il successore di Cagli. E forse sapremo anche della nuova composizione del CDA - ammesso che lo Statuto dell'autonomia contempli anche per Santa Cecilia, la trasformazione del CDA in Consiglio di Indirizzo e la riduzione dei suoi membri, perchè 13, scaramanzia a parte, sono onestamente, troppi.
Su qualche scambio di favori si legga con attenzione il bilancio dell'Accademia, ed anche l'organigramma di qualche istituzione non romana, dove alcuni nomi del CDA di Santa Cecilia compaiono uno dopo l'altro.
P.S. Sul CDA di Santa Cecilia, causa il suo statuto speciale, la concessa autonomia non inciderà affatto. I suoi membri saranno il doppio di quelli delle altre fondazioni liriche8 che ne avranno 7) - una specie di esercito di varia estrazione, dai soci fondatori agli accademici ai soci privati - in pratica potrebbe restare quello di oggi, dove le tre categorie sono distribuite così come prevede la autonomia. E forse non cambierà neppure la sua denominazione, o forse sì, da Consiglio di amministrazione in Consiglio di indirizzo.
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