Per noi non ci sarebbe nulla di strano se alla fine, magari, Cagli dicesse: fra i due litiganti, Dall'Ongaro e Battistelli, resto io, rimettendosi in gioco, anzi in pista. Niente di strano perchè la sua dichiarazione di inizio estate di voler abbandonare quell'incarico - era ora !- dopo vent'anni circa, perchè stanco di lottare - ma le lotte vere sono ben altre, al confronto quelle cui si riferisce Cagli sono più simili a diatribe da salotto - a molti, noi compresi, non apparve del tutto convinta e definitiva. E l'uomo è poi imprevedibile.
Quando verso la fine degli anni Novanta, lasciò l'Accademia - anzi 'dovette lasciarla'- perchè la bozza di statuto presentata ai complessi ceciliani non piacque, e lui venne contestato, una persona molto addentro all'Accademia, con responsabilità nelle alte sfere, scommise con noi che la sua uscita era solo momentanea e che Cagli sarebbe tornato, quasi da vincitore, o per lo meno da salvatore dell'Accademia, il prima possibile. E così fu. Aveva ragione.
Dopo la toccata e fuga a Parma, con tutta la sua corte tuttora attiva, per il Festival Verdi, dove ebbe a disposizione un bel gruzzolo, alla morte di Berio, si rifece vivo.
Fra i candidati di allora c'era Sergio Perticaroli,vice-presidente dell'Accademia, persona per bene, bravo insegnante di pianoforte, ma probabilmente senza il polso necessario e l'autorevolezza per quell'incarico. E, infatti, fu messo subito fuori gioco dagli Accademici che gli preferirono Cagli e così dal 2003 al 2014 Cagli ha ripreso di nuovo il timone dell'Accademia di Santa Cecilia, per un altro lungo ininterrotto decennio. Sul quale è piovuta anche la benedizione della presenza di Pappano,di cui Cagli non ha nessun merito, come direttore musicale, il quale ha ridato smalto all'Accademia e alla sua orchestra.
E pensare che quando noi scrivemmo la prima biografia del direttore, Cagli non volle mettere neanche un Euro, quando sarebbe stato opportuno, viste le numerose collane che l'Accademia pubblica di pincopallo, ma sempre appartenenti al suo cerchio magico, a quello di Cagli, s'intende. per Pappano no. Meglio per Pappano, a firma Acquafredda neanche un centesimo.
Non solo. Per la presentazione pubblica di quella biografia fece attendere noi ed anche Pappano alcuni mesi, e, infine, nell'Annuario dell'Accademia del 2007, di quella presentazione anche in sua presenza, vi fece cancellare ogni menzione , mentre di tutte le altre presentazioni di libri, anche di quelli che con l'Accademia non avevano nulla a vedere, c'è traccia.
Questo è lo stile di Cagli, basta che una sola volta non sei del suo stesso parere ed osi criticarlo e lui reagisce, in apparenza silenziosamente, ma sempre con determinazione. Talvolta, per esempio, nella maniera più volgare che si possa immaginare - lo abbiamo scritto varie volte in questi mesi - facendoci negare dall'ufficio stampa il biglietto che ad un critico musicale, quale noi crediamo di essere ancora, spetterebbe con la scusa che 'sono finiti i biglietti stampa', una volta due volte tre volte, detto gentilmente di chi è al suo servizio 'perinde ac cadaver' perchè a lui deve quel pò di carriera che sta facendo più che ad altro servizio o meriti professionali.
Questo ed anche molto altro - il tenere alla larga molti musicisti di valore italiani, l'ascolto delle sirene di certe agenzie, compresa quella di cui fa parte Pappano, l'essersi circondato di fedelissimi, superpremiati con l'ingresso in Accademia, taluni come 'accademici' e lauti stipendi ecc.. tutte cose di pubblico dominio perchè parte di quel 'cahier de doléance' già messo in piazza dai giornali (Il fatto quotidiano) e oggetto delle lettere aperte inviate all'Accademia da alcuni suoi noti esponenti - non ci è mai piaciuto di Cagli e lo abbiamo sempre scritto o detto. Per questo lui ha inteso punirci, volgarmente, in taluni casi. E, sempre per questo, noi vorremmo che la sua stella, ormai fioca, finalmente tramonti.
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